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Nel bonsai l'uomo mantiene un equilibrio armonico tra il Cielo e la Terra (1a parte).

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Nero Brass Buttons
Leptinella
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Doppio Alpine Geranio
Erodium Reichardii
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Oro Jenny
Lysimachia nummularia "Aurea"
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Creeping fig
Ficus pumila
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Origano italiano
Origanum x majoricum
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Timo limone
Thymus x citriodus
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Timo serpillo
Thymus serpyllum
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Blue Star Creeper
Isotoma Fluviatilis
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Austalian Violet
Viola Hederacia
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Timo Elfin
Thymus serpyllum "Elfin"
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Timo Wooly
Thymus Pseudolanuginosus
 
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Sedum
Sedum spurium "Tricolor"
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Sedum
Sedum breviulium
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Tappeto Bugle
Ajuga reptans
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Rosa poligono
Persicoria capitata
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Trailing Lantana
Lantana sellowiana
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Dwarf Mondo Grass
Ophiopogon
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Rosa Chablis Ortica Morto
Lamium maculatum "Puink Chablis"
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Chameleon impianto
Houttuynia cordata
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Capelvenere Rosy
Adiantum hispidulum
  
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Top Bonsai Gallery.

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Goshin Bonsai

Great Acer bonsai tree in summer

Great Acer bonsai tree in fall

Nerifolia (Salicaria)

Shown at Festival International du Bonsai in Saulieu, France

Stunning deadwoord

Small Bonsai group planting

Top Bonsai

tunning Brazilian Rain Tree, very natural

Top Bonsai in Japan

Top Bonsai

Juniperus Kishu

Pemphis Acidula

Mirtus Comunis; Massimo Padovano Sorrentino

Acer palmatum arakaw
 

Top Bonsai

Flowering Azalea bonsai

Stunning pine trees in Japan

Top Bonsai

Landscape bonsai

Wonderful Azalea roots over rock style, 25cm high

Ohashi Japanese Beech

Shinpaku Bonsai

Buxifolia tree
  
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Nel bonsai l'uomo mantiene un equilibrio armonico tra il Cielo e la Terra (2a parte).

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Fantasma Fern
Athyrium x Fantasma
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Button Fern
Pelaea rotundafolia
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Inarcare agrifoglio giapponese Fern
Cyrtomium fortunei var. civicola
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Himilayan Capelvenere
Adiantum venustum
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Coral Bells
Heuchera sanguinea
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Stipa
Tenuissima
Piante Accent dalle numerose mostre che ho frequentato.
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Nel bonsai l'uomo mantiene un equilibrio armonico tra il Cielo e la Terra (3a parte).

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Tavola per bonsai.

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tavola per bonsai TKrokkakuk1. Shoky(Joku): tavolini
Shoku:( oppure Joku) e' un supporto di legno che viene' utilizzato per mostrare vasi di fiori o statue di Buddha all'interno delle case o nei monasteri ecc.
Oggi viene utilzzato tradizionalmente come supporto al bonsai per cui ne esistono diversi tipi adatti ai diversi stili bonsai.
Generalmente, nelle case, vengono disposti i bonsai e le composizioni di erbe(Kusamono: ) sullo stesso Shoku per cui e' indispensabile studiare quale supporto si adatta meglio alla composizione che si intende fare.
L'armonia e' infatti data dal corretto accostamento Shoku, Hachi(vaso) e stile bonsai. Si possono trovare diversi tipi di Shoku denominati:
1.1 La forma di shoku
    • Koushoku[ko~shoku]:




Support molto alto.
"Kou[ko~]: " significa alto

    • Tsukue_joku:(oppure Chujoku):




Simile alla tradizionale tavola giapponese.
Da ricordare che in Giappone si usa sedersi sul Tatami(stuoia).
"Tsukue:" significa tavola.


    • Chu_joku:




supporto di altezza media.
"Chu:" significa medio.

    • Hira_joku:





La forma e' la stessa del Tsukuejoku ma le gambe sono molto corte.
"Hira:" significa piatto.


    • Ji_ita:




E' un vassoio di legno naturale ottenuto tagliando una fetta di un vecchio tronco d'albero.
"Ji:" significa naturale.
"Ita:" significa legno tagliato oppure asse.
Nota:
Shoku puo essere scritto ed anche pronunciato' "Joku".

1.2 Il materiale
Il materiale utilizzato per la fabbricazione dei supporti e' il legno sia originario del Giappone che importato.

Il legno giapponese e' molto tenero per cui non e' molto adatto per la fabbricazione dei supporti ed inoltre si deforma abbastanza presto per cui non puo' essere utilizzato per lungo tempo come supporto bonsai.

Normalmente il legno piu' utilizzato e' quello d'importazione. I tipi di legno piu' comuni sono Shitan ed il Karin.

Dalla seconda meta' del ventesimo secolo sono stati prodotti diversi tipi di Shoku per l'arte bonsai.

Esistono anche Shoku ottenuti da alberi morti da anni come fossilizzati. Le radici della pianta vengono messe a nudo e poi viene tagliato il tronco appena sopra il colletto ottenendo cosi' un supporto naturale che poggia sulle radici ormai secche e lignificate.
Anche per questi tipi di supporto esiste la suddivisione in::

        • Kou_shoku
        • Chu_joku
        • Hira_joku




L'ultima tipo di Shoku e' quello denominato "Ten nen bori shoku:" che viene ottenuto mediante una accurata lavorazione che lo fa assomigliare a quelli presi in natura.

La produzione di Shoku e' in continua evoluzione per soddisfare la richiesta dei bonsaisti i quali tendono ad acquistare supporti di diverso formato o colore per creare armonia ed accostameni sempre nuovi.

Nota:
"Tennen:" significa naturale.
"Bori(horu):" significa scolpire.
"Shi_tan:"
E'il legno prodotto da due pianta originarie della India: il Sandalum Album ed il pterocarpus antalinus. Queste due piante hanno legno di colore bianco o rosso. Il legno bianco e' denominato "Byakudan" ed e' anche molto profumato mentre quello rosso e' denominato appunto "Shitan"
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"Karin":
E' il legno che si ottiene dal Cotogno cinese(Chaenomeles sinensis o Pseudocydonia Sinensis)

Tenen bori shoku:

1.3 Il charattteristiche di shoku
Tsukue joku:
. Sangi tsukue joku:
Con bordi a forma di steccato.
"Sangi:" significa steccato.
. naka_sukashi_tsukue_ joku:
Con bordi e gambe profilati e vuoti dentro.
"Naka: " significa centro.
"Sukashi: " significa trasparente.
 
. tenpai shoku:
La forma e' e' quella della tavola di prghiera.
"Tenpai:" significa "preghiera".
.tsukue joku [ikkansai utsushi]: ( )
Disegnato da Ikkansai.
"Ikkansai:" significa nome della persona.
. nekoashi tsukue joku:
La forma delle gambe ricorda la zampa di un gatto.
"Neko: " significa gatto.
"Ashi: " significa zampa.
. sukashi bori tsukue joku:
Con bordi traforati e decorati.
Sukashi bori tenpai joku:
. takefushi tsukue joku:
Il support e' interamente in bambu' o a foggia di bambu'.
"Take:" significa bambu'.
"Fushi:" significa nodo.
Koh shoku:
. Rokkaku(esagonale)kou shoku:
La forma e' esagonale.

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Hira joku:
. machiashi shoku:
I piedini del tavolo hanno angoli tondeggiati e forma a uncino.
Maru joku:
La forma e' rottonda.
Kazari dana per shohin Bonsai:
.Shohin kazari dana(tana):
Mobiletto a piu' ripiani per esposizione di piccolo bonsai(shohin bonsai).
Takesunoko:
Tavola di bambu' intrecciato.
Usa come Jiita per Kusamono(erbaccio).
  
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Lo spirito del bonsai.

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bonsai spiritoE' stato intorno al 1960 che, in tutto il mondo, si e' cominciato a sentire una nuova parola: Naturalmente pochi appassionati la conoscevano da prima ma, per i piu', queste piante erano note come piante nane, piante in vaso o piante in miniatura.

Per l'Expo di Osaka, nel 1970, fu allestita una eccezionale mostra; io credo che questa sia stata l'occasione che ha fatto conoscere i Bonsai e la parola Bonsai non solo ai molti visitatori stranieri ma in tutto il mondo.

Sia in occasione dell'Expo che in seguito, sono state poste alcune domande: qual e' la definizione del Bonsai? Quale differenza c'e' tra il Bonsai e l'Hachiue o pianta in vaso? Le risposte non sono semplici. Io do, generalmente, la seguente definizione: il Bonsai e' una pianta vivente collocata in un vaso, su roccia o su pietra dove puo' vivere in maniera semi-permanente.

Esso non ha solo la naturale bellezza di quella particolare pianta, ma il suo aspetto riporta alla mente qualcosa di piu' che non la pianta in se stessa. Potrebbe essere una scena, una foresta o una parte di essa, un maestoso albero solitario, un paesaggio marino o un lago, un fiume, un ruscello o uno stagno. E' possibile che la sua visione riporti alla mente il vento che passa fra i rami e stormisce le fronde.
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Lo scopo principale del Bonsai in Giappone e' di ricreare una scena naturale in vaso, usando le piante come materiale principale. Se voi, invece, guardate un Hachiue vedrete solo la "graziosita' della pianta o dei suoi fiori", esso non vi dara' nessun altra particolare sensazione. E', comunque, possibile trasformare l'Hachiue in un Bonsai usando quelle che noi chiamiamo "tecniche Bonsai". Con le tecniche per l'Yoseue (boschetto) o quelle del Ne-Tsuranari (boschetto a radici connesse) noi possiamo far si' che la scena del vaso sia simile a una foresta o a una parte di essa. Lo stile Shakan (obliquo) vi fara' sentire il vento che soffia, mentre lo stile Kengai (cascata) vi ricordera' un inaccessibile picco di montagna.

Un'altra domanda e': si deve aggiungere piante erbacee o altro materiale al Bonsai? Ci sono molte persone che credono che piante erbacee, muschi o pietre siano un complemento indispensabile al Bonsai. Poiche' esse servono a mettere in risalto l'aspetto della pianta, io sono, in un certo modo, d'accordo, ma non direi che ogni specie di pianta erbacea possa essere usata; qualcuna certamente si' e, qualche volta, questo aiuta a completare la bellezza di un Bonsai.

Ci sono certe specie di piante o muschi che possono ricordare un prato erboso e pietre o rocce che rammentano una cascata o un ruscello mormorante. Al limite, io credo che si possano usare con i Bonsai perfino giacinti o tulipani. Ai primi anni del 1950 era comune vedere, nel mio paese, Bonsai di banano non piu' alti di una venticinquina di centimetri: adesso sono scomparsi, in qualche modo mi sento dispiaciuto di non vederne piu'.
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Lo spirito del bonsai.
Ho scritto finora delle concezioni generali sul mondo del Bonsai giapponese e, sono certo, che queste idee vi siano gia' familiari. Procedero' adesso ancor piu' avanti e ancora piu' a fondo nell'argomento.

L'arte del Bonsai si e' sviluppata in Giappone, un paese dove ci sono quattro stagioni, acqua e aria pulita, un paese con 1500 anni di storia e di antiche e solide tradizioni e costumi. Fra queste cose l'arte del Bonsai si e sviluppata e cresciuta fino ad essere quello che e' oggi. Non credo che il Bonsai avrebbe potuto svilupparsi in zone tropicali, glaciali o desertiche. L'associazione del Bonsai con i cambiamenti di stagione, le montagne, le vallate, i fiumi, i laghi, le tempeste, le brezze, la pioggia, la neve, il gelo e con altri fenomeni naturali e' piu' importante di quanto si possa immaginare. Il Giappone e' uno dei pochi, fortunati paesi che hanno tutto questo.

Il Bonsai non dovrebbe essere solo l'abbozzo o una prolissa ripetizione tridimensionale di una fotografia. Se e' giusto usare la natura come soggetto, lo scopo finale dovrebbe essere qualcosa che e' stata studiata e rifinita nella vostra mente prima di cominciare a crearla. Solo in questo caso potrete chiamarla arte.
  
In Giappone, per esempio,  abbiamo il teatro tradizionale "Noh" o la danza classica giapponese che sono la sintesi tridimensionale di musica e storia. Voi, in occidente, avete il balletto. Se il balletto puo' essere definito come una fusione, come l'unione della sensibilita' umana e l'arte, cosi` il Bonsai puo` essere definito l’uomo della natura con l’arte. 

Il teatro "Noh" o il balletto si esprimono e si concludono in un tempo relativamente breve. La crescita e lo sviluppo del sono cosi' lenti che a malapena si possono notare. L'obiettivo del Bonsai e' di simulare quanto avviene in natura, e la natura esprime la sua eternita' con lenti, lentissimi cambiamenti. Il Bonsai dimostra il lento procedere della natura.
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Quando sentirete questo, quando la vostra comprensione del Bonsai arrivera' cosi' lontano, allora non potrete fare a meno d'entrare nel mondo del "Wabi" o "Sabi". E' impresa ardua, quasi impossibile, cercare di spiegare il significato di questi termini perche' essi sono stati coniati per descrivere sentimenti creati, e attualmente sentiti, solo dai giapponesi, sentimenti maturati in un lento processo di generazioni. Essi erano sconosciuti agli occidentali fino a poco tempo fa.

Wabi e' uno strato della mente o un luogo o l'atmosfera di una cerimonia del te' o un Haiku (breve pensiero poetico tipicamente giapponese N.d.T.). E' un sentimento di semplicia', di calma, di dignita'.

Sabi e' un sentimento di pace interiore, di semplicita' che proviene da qualcosa antico usato e riusato in cui e' visibile, assieme al trascorrere del tempo, il tocco degli uomini che lo hanno creato o posseduto.

Pensate per un momento, di essere seduti in un angolo del Ryoanji - il famoso giardino di pietra a Kyoto - e' una serata nebbiosa del tardo autunno, state guardando il giardino, poi chiudete gli occhi e sgombrate la mente. In quel momento non c'e' alcun pensiero nella vostra mente, e' vuota ... eppure il vostro cuore e la vostra mente si riempiono di un sentimento d'appagamento, di serenati'. Questo e' Wabi.

Credo fermamente che l'obiettivo finale nel creare un Bonsai sia la ricerca del sentimento di Wabi o Sabi, questo dovrebbe essere lo scopo ultimo dell'arte del Bonsai. Non ho conoscenze sufficienti per spiegare l'essenza della filosofia sia ricercare la verita', la virtu' e la bellezza. Tutte cose altrettanto importanti anche per il Bonsai.
Il sentimento Wabi o Sabi e' qualcosa di quasi stoico che si rifa' al buddismo Zen. Non sono sentimenti facili, provengono da una disciplina calma ma severa, questi sentimenti sono comuni alle persone molto religiose e fra quelle che creano Bonsai. Credo di poterlo spiegare dicendo che questi sentimenti sono fondamentalmente amore. Amore per le piante, amore per gli esseri umani.
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Non solamente tecnica.
Bene, ritorniamo alla realta'. Il Bonsai e' un'arte strana con cui si puo' creare sensazioni di realta' e naturalezza attraverso le manipolazioni, per un lungo periodo di tempo, di alberi, pietre, rocce e vasi. Ogni Bonsai e' un originale di cui non esiste la copia, la sua creazione non potra' mai essere considerata finita, essa andra' avanti per sempre.

L'arte del Bonsai non si puo' insegnare completamente con tecniche esatte come, per esempio, avviene con l'Ikebana o arte di comporre i fiori. Questo perche' noi dobbiamo cercare, prima di tutto, di proteggere la vita della pianta.

Limitare il Bonsai con una tecnica o stile significa ignorare la fisiologia delle piante. Se tentate di forzare con un vostro particolare disegno la pianta, senza considerare la sua natura, questa potra' anche morire. Questo perche la fisiologia della pianta e' limitata e voi dovrete conoscere questi limiti e averli presenti quando create il vostro Bonsai.

A parte alcuni alberi che si trovano nelle campagne o nelle foreste, i Bonsai sono, io credo, le cose viventi piu' vecchie, cose che voi aiutate a vivere curandole con amore, esse dividono con voi le vostre gioie e le vostre pene. Si dice che la vita di un ciliegio selvatico sia, in natura, di circa 120 anni, ma non e' cosa rara vedere queste piante ancora piu' vecchie come Bonsai. E' come un sentimento religioso che si prova curando e amando un Bonsai che ' molto piu' vecchio di noi stessi.

In Giappone e in Cina esiste quella che è chiamata l'arte della calligrafia. Ci sono tre modi basilari di scrivere Kanji (ideogrammi) proprio come gli occidentali hanno due modi principali di scrittura: le maiuscole e le minuscole; credo che si possa applicare le stesse variazioni al Bonsai. Quando vorrete ricreare uno scenario naturale, potrete usare sia le maiuscole che le minuscole, perche lo scopo basilare rimarra' lo stesso, cambiera' solo il modo di raggiungere lo scopo.

Fortunatamente c'e' una copia esatta del giardino di pietra Ryoanji al Brooklyn Botanic Garden. Quelli che non hanno visto l'originale di Kyoto, se hanno la possibilita' di visitare questa copia a New York, lo facciano. Non dovete far altro che sedervi e aspettare, se siete stanchi chiudete gli occhi. Sono certo che questa esperienza vi aiutera' a capire piu' e meglio il Bonsai.
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I nostri piu` sentiti ringraziament alla sig.ra Elizabeth Scholtz, direttrice del Brooklin Botanic Garden di New York, per aver permesso la traduzione e la publicazione di questo importante testo. Grazie anche al Sig.Mike Myano di Los Angeles che ha curato la traduzione del giapponese all’inglese. Traduzione dall’inglese di Gian Franco Giorgi.
  
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2050 immagini nella Galleria del Bonsai Empire.

Le azalee sempreverdi del Lago Maggiore.

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AzaleaJaponica_02Arbusto d’origine orientale, adattatosi ai nostri climi sin dall’Ottocento, possiede oggi una vastissima offerta varietale, composta da differenti specie, da vecchie cultivar del lago e da recenti ibridi belgi ed americani.

E’ una pianta rustica, molto longeva, ed il suo apparato radicale ridotto è ideale per la coltivazione in vaso, ma splendida per la formazione di macchie policrome nei parchi e giardini.

La produzione interessa arbusti accestiti, compatti e molto fioriferi, con una gamma cromatica assai ampia ed una miriade di variazioni intermedie, composte anche da variegature e marginature dei petali.

La forma d’allevamento classica a globo compatto ed accestito varia anche con esemplari coltivati a forma di piramide o di alberello. L’epoca della fioritura dipende dalle zone climatiche: il periodo più abbondante è tra aprile e maggio. Esistono varietà precoci  che possono fiorire, in casa, anche durante il periodo invernale.
 
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Creare un bonsai da una pianta comune.

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Intanto scegliamo una pianta adatta, qui’ una lista di piante che si prestano in modo facile a diventare bonsai:


azalea,cipresso,melograno,ficus,bosso,acero.


per i principianti e’ meglio scegliere le piante sopra elencate che sono meno delicate e facili da gestire.

 

Consiglio di scegliere gia’ piante formate, comprate in vivaio.

Scegliete con cura la pianta e scegliete piante non piu’ alte di 30 centimetri.

  • Procuriamoci un vaso da bonsai rettangolare,scegliendolo con questo metod

  • o:
    misuriamo la pianta dalla base del tronco alla cima della chioma e divididiamo per due.
    esempio : pianta alta 30 cm. scegliamo un vaso non piu’ largo di 15 cm.
    l’ altezza del vaso deve essere al massimo 10 cm.

  • Fondamentale e la scelta del terriccio per il nostro futuro bonsai.
    in base alla pianta scelta usiamo un terriccio adatto.
    nel caso di un azalea sceglieremo un terriccio alcalino.
    per un ficus un terriccio universale aggiungendo una manciata di sabbia.
    comunque chiedete al vivaista al momento dell’ acquisto della pianta il terriccio migliore, oppure contattatemi e vi aiutero’ io.

  • Togliamo la pianta acquistata dal vaso.
    cerchiamo di togliere un po’ di terra dalle radici in modo delicato senza strapparle.
    con un paio di forbici, tagliamo le radici di un terzo.
    fatto questo, cerchiamo di togliere quanta piu’ terra possibile dalle radici gia’ tagliate,mettendo la pianta dalla parte delle radici sotto l’ acqua corrente.

  • Mettiamo un piccolo strato di circa 4cm. di terriccio sul fondo del nostro vaso.
    appoggiamo la nostra pianta nel vaso.
    copriamo le radici con il restante terriccio fino a raggiungere il bordo del vaso.
    io consiglio di aggiungere qualche piccolo sassolino nel terriccio in modo da creare un drenaggio per l’ acqua in eccesso.

  • Ora passiamo alla potatura.
    eliminare i rami che tendono verso l’ esterno, cercando di dare una forma regolare in base ai nostri gusti.
    sfoltire la parte interna della chioma dai piccoli rametti.
    la sfoltirura interna permettera’ alla luce di penetrare meglio tra i rami.
    fate questo lavoro con cura.

  • Ora cerchiamo di “abbassare” la nostra pianta.
    tagliamo con cura la parte alta della chioma ramo per ramo.
    taglio max 5-6 cm.
    rendendo la pianta armonica, in base ai nostri gusti.

  • Prendiamo del filo d’ acciaio sottile,(lo trovate dal ferramenta).
    il filo di ferro deve essere sottile in modo da poterlo piegare facilmente.
    partendo dal tronco della nostra pianta iniziamo a “ingabbiare” la nostra pianta, mettendo il filo d’ acciaio a spirale.
    arrivati alle diramazioni,ingabbiamo i rami pricipali(i piu’ spessi).

  • Ora possiamo piegare con delicatezza e cura, i nostri rami, nella forma desiderata.
    senza forzare troppo, rischiando di spezzare i rami.
    una volta creata la forma,togliamo ancora qualche foglia nella parte interna della chioma per far filtrare piu’ luce possibile.

  • Annaffiamo il nostro terriccio inzuppando per bene il terriccio, e lasciando “sgocciolare” l’ acqua in eccesso ( mettete il vaso nella vasca da bagno e lasciatelo sgoggliore per 30 minuti).

  • Mettiamo il nostro bonsai in un luogo luminoso,lontano dalle correnti d’ aria,e non accanto aal termosifone.
    innaffiamo una volta alla settimana.
    concimiamo il terriccio con un concime liquido una volta ogni 45 giorni.
    man mano che vedete le foglie o i rami crescere a dismisura, potate con cura senza esagerare con i tagli.
    in primavera / estate , potete mettere il vostro bonsai anche all’ esterno ma non sotto il sole diretto.

  • Dopo circa 3 mesi, togliete il filo d’ acciaio.
    vedrete che finalmente i rami avranno preso la forma desiderata.
    quando vedete che le radici crescono a dismisura uscendo dal vaso,cercate di fare una leggera sfoltitura dell’ apparato radicale, tagliando delicatamente le radici piu’ sottili, senza esagerare.
    rinvasate il vostro bonsai una volta all’ anno scegliendo un vaso di un centimetro piu’ alto e piu’ largo per ogni anno.

  • Bene….avete creato il vostro primo bonsai.
    vi ricordo che in commercio ci sono terricci e concimi specifici per la pianta da voi scelta,e per piante bonsai.

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  • Il meglio di Hobby Bonsai nel mese di Giugno 2013: i 10 articoli più cliccati.

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    1.- La potatura serve per dare al bonsai la forma desiderata.

    La potatura serve per dare al bonsai la forma desiderata, definisce la struttura del bonsai, si eliminano i rami non necessari, o con dei difetti e si crea spazio tra foglie e rami per consentire a tutta la pianta di ricevere aria e luce. Nella potatura di impostazione si lasciano dei rami non necessari per aumentare il vigore di alcune zone o per fare ingrossare il tronco.
    Per equilibrare il vigore dei rami si potano i rami forti e si lasciano crescere quelli deboli, generalmente il vigore maggiore dei rami è verso l'apice e nei rami più alti, controllando le gemme in inverno si può determinare la zona più forte ( gemma grande più vigore, gemma piccola meno vigore).

     

    2.- Creare un bonsai da una pianta comune.

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    Intanto scegliamo una pianta adatta, qui’ una lista di piante che si prestano in modo facile a diventare bonsai: azalea, cipresso, melograno, ficus, bosso, acero.

    per i principianti e’ meglio scegliere le piante sopra elencate che sono meno delicate e facili da gestire. Consiglio di scegliere gia’ piante formate, comprate in vivaio. Scegliete con cura la pianta e scegliete piante non piu’ alte di 30 centimetri.

     

    3.- Azalea, bonsai del portamento elegante e dalla fioritura spettacolare.

    AZALEA (Rhododendron). L’Albero delle rose (rhododendron) è il nome in latino di questo bonsai dal portamento elegante e dalla fioritura spettacolare. Le specie esistenti sono centinaia, con variazioni notevoli di struttura e di colore dei fiori, ma tutte sono adatte alla coltivazione a bonsai. Infatti, la splendida fioritura, le piccole foglie, il tronco rugoso con le radici di base (nebari) che si allargano a raggiera, sono qualità che permettono di realizzare in pochi anni, degli esemplari di notevole effetto.

     

    4.- L’Acero palmato è sicuramente uno degli alberi più belli da coltivare come Bonsai.

    L’Acero palmato è sicuramente uno degli alberi più belli da coltivare come Bonsai. Le foglie a cinque punte, che cambiano colore a seconda della stagione, conferiscono a questa pianta un fascino ed un’eleganza difficilmente riscontrabili in altre essenze.
    Le specie esistenti sono centinaia, con variazioni notevoli di forma, grandezza e colore ma, volendo descrivere solo quelle normalmente reperibili sul mercato, possiamo dividere gli Aceri palmati in tre categorie: Acer palmatum, Acer palm. rubrum, Acer palm. deshojio.

     

    5.- L’olmo è sicuramente l’albero più utilizzato nella tecnica bonsai.

    L’Olmo è sicuramente l’albero più utilizzato nella tecnica bonsai. Non esiste bonsaista che non abbia nella sua collezione, uno o più esemplari di questa bellissima essenza. I motivi della sua grande popolarità si possono spiegare con: la possibilità di vivere sia in casa, sia all’aperto,il portamento elegante e proporzionato, l’estrema facilità di coltivazione e la grande resistenza agli attacchi dei parassiti, sia animali, sia vegetali. Inoltre, la sua notevole adattabilità gli permette di sopravvivere alle intemperanze dei bonsaisti meno esperti, i quali trovano in questo bonsai il miglior banco di prova per saggiare le proprie capacità, allontanando il rischio di “lasciare morti sul campo”.


    6.- Le azalee sempreverdi del Lago Maggiore.

    AzaleaJaponica_02Arbusto d’origine orientale, adattatosi ai nostri climi sin dall’Ottocento, possiede oggi una vastissima offerta varietale, composta da differenti specie, da vecchie cultivar del lago e da recenti ibridi belgi ed americani.
    E’ una pianta rustica, molto longeva, ed il suo apparato radicale ridotto è ideale per la coltivazione in vaso, ma splendida per la formazione di macchie policrome nei parchi e giardini.
    La produzione interessa arbusti accestiti, compatti e molto fioriferi, con una gamma cromatica assai ampia ed una miriade di variazioni intermedie, composte anche da variegature e marginature dei petali.

     

    7.- Il meglio di Hobby Bonsai nel mese di Maggio 2013: i 10 articoli più cliccati.

    La semina (Misho) è la metodologia più corretta per aumentare al massimo le possibilità di germinazione delle sementi.

    APRILE.
    Periodo di grande ripresa vegetativa con ancora qualche rischio di gelate tardive, attenzione quindi a proteggere le specie da esterno più sensibili.
    Sospendere le rinvasature delle piante decidue da metà aprile in avanti e quello delle conifere e delle sempreverdi dalla fine di questo mese.
    Cominciare a fare margotte di conifere, e preparare talee di sempreverdi, usando la vegetazione dell'anno precedente.
    Innaffiamento.

     

    8.- Quercia, simbolo di forza e maestosità.

    La quercia, fin dall’antichità, è citata come simbolo di forza, di maestosità e di lunga vita. In effetti, il bonsai di Quercia irradia una senzazione di potenza e vigoria, che poche altre piante riescono a trasmettere. Il tronco è robusto e squamato, i rami sono potenti e affusolati, mentre le foglie, alterne e dentate, possono resistere anche due anni prima di cadere; infine, la produzione delle ghiande evoca nell’osservatore dolci ricordi giovanili. Le specie di questa famiglia sono moltissime ( Farnia, Rovere, Cerro, Leccio, Sughera, ecc.) ma in questo capitolo parleremo della Roverella

    9.- Il calendario dei lavori da fare per mantenere un bonsai: Aprile, Maggio e Giugno.

    GIUGNO.
    E' l'inizio dell'estate. Dobbiamo aver cura delle specie a foglia delicata in quanto a rischio di disidratazione. Da questo mese, specialmente nelle regioni del sud, è necessario ombreggiare le piante; gli Aceri e i Faggi sono i primi a dover essere protetti dal sole per evitare che le foglie si “brucino”, mentre i Pini e le conifere in genere possono stare ancora in pieno sole.
    Innaffiamento.
    Le annaffiature dovranno essere più frequenti e a seconda delle condizioni ambientali sarà necessario procedere ad annaffiature anche più volte al giorno. Il momento migliore per annaffiare diventa la sera.

     

    10.- Come ottenere ogni anno una buona fioritura dei melograni.

    Quest’articolo spiega come ottenere ogni anno una buona fioritura dei Melograni. Applicando le tecniche adeguate i risultati non tarderanno ad arrivare.

    Famiglia: Punicaceae Genere: Punica

    Specie: Punica granatum; Punica Protopunica

    Punica granatum var. Nana

    Punica granatum var. Nejikan

    Il melograno (Zakuro, in giapponese) può raggiungere i 3-5 m d’altezza; si presenta eretto e molto ramificato, con rami un poco spinosi. I più giovani hanno la corteccia rossiccia e liscia, mentre nel tronco e nei rami vecchi la corteccia è grigio-cinerea e screpolata. In soggetti annosi, si nota un movimento di corteccia con andamento attorcigliato.

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    Lo Spirito del Bonsai.

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    E' stato intorno al 1960 che, in tutto il mondo, si e' cominciato a sentire una nuova parola:  naturalmente pochi appassionati la conoscevano da prima ma, per i piu', queste piante erano note come piante nane, piante in vaso o piante in miniatura.

     

    Per l'Expo di Osaka, nel 1970, fu allestita una eccezionale mostra; io credo che questa sia stata l'occasione che ha fatto conoscere i Bonsai e la parola Bonsai non solo ai molti visitatori stranieri ma in tutto il mondo.

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    Sia in occasione dell'Expo che in seguito, sono state poste alcune domande: qual e' la definizione del Bonsai? Quale differenza c'e' tra il Bonsai e l'Hachiue o pianta in vaso? Le risposte non sono semplici. Io do, generalmente, la seguente definizione: il Bonsai e' una pianta vivente collocata in un vaso, su roccia o su pietra dove puo' vivere in maniera semi-permanente. Esso non ha solo la naturale bellezza di quella particolare pianta, ma il suo aspetto riporta alla mente qualcosa di piu' che non la pianta in se stessa. Potrebbe essere una scena, una foresta o una parte di essa, un maestoso albero solitario, un paesaggio marino o un lago, un fiume, un ruscello o uno stagno. E' possibile che la sua visione riporti alla mente il vento che passa fra i rami e stormisce le fronde.

     

    Lo scopo principale del Bonsai in Giappone e' di ricreare una scena naturale in vaso, usando le piante come materiale principale. Se voi, invece, guardate un Hachiue vedrete solo la "graziosita' della pianta o dei suoi fiori", esso non vi dara' nessun altra particolare sensazione. E', comunque, possibile trasformare l'Hachiue in un Bonsai usando quelle che noi chiamiamo "tecniche Bonsai". Con le tecniche per l'Yoseue (boschetto) o quelle del Ne-Tsuranari (boschetto a radici connesse) noi possiamo far si' che la scena del vaso sia simile a una foresta o a una parte di essa. Lo stile Shakan (obliquo) vi fara' sentire il vento che soffia, mentre lo stile Kengai (cascata) vi ricordera' un inaccessibile picco di montagna.

     

    Un'altra domanda e': si deve aggiungere piante erbacee o altro materiale al Bonsai? Ci sono molte persone che credono che piante erbacee, muschi o pietre siano un complemento indispensabile al Bonsai. Poiche' esse servono a mettere in risalto l'aspetto della pianta, io sono, in un certo modo, d'accordo, ma non direi che ogni specie di pianta erbacea possa essere usata; qualcuna certamente si' e, qualche volta, questo aiuta a completare la bellezza di un Bonsai.

     

    Ci sono certe specie di piante o muschi che possono ricordare un prato erboso e pietre o rocce che rammentano una cascata o un ruscello mormorante. Al limite, io credo che si possano usare con i Bonsai perfino giacinti o tulipani. Ai primi anni del 1950 era comune vedere, nel mio paese, Bonsai di banano non piu' alti di una venticinquina di centimetri: adesso sono scomparsi, in qualche modo mi sento dispiaciuto di non vederne piu'.

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    LO SPIRITO DEL BONSAI.

    Ho scritto finora delle concezioni generali sul mondo del Bonsai giapponese e, sono certo, che queste idee vi siano gia' familiari. Procedero' adesso ancor piu' avanti e ancora piu' a fondo nell'argomento.

     

    L'arte del Bonsai si e' sviluppata in Giappone, un paese dove ci sono quattro stagioni, acqua e aria pulita, un paese con 1500 anni di storia e di antiche e solide tradizioni e costumi. Fra queste cose l'arte del Bonsai si e sviluppata e cresciuta fino ad essere quello che e' oggi. Non credo che il Bonsai avrebbe potuto svilupparsi in zone tropicali, glaciali o desertiche. L'associazione del Bonsai con i cambiamenti di stagione, le montagne, le vallate, i fiumi, i laghi, le tempeste, le brezze, la pioggia, la neve, il gelo e con altri fenomeni naturali e' piu' importante di quanto si possa immaginare. Il Giappone e' uno dei pochi, fortunati paesi che hanno tutto questo.

     

    Il Bonsai non dovrebbe essere solo l'abbozzo o una prolissa ripetizione tridimensionale di una fotografia. Se e' giusto usare la natura come soggetto, lo scopo finale dovrebbe essere qualcosa che e' stata studiata e rifinita nella vostra mente prima di cominciare a crearla. Solo in questo caso potrete chiamarla arte.

     

    In Giappone, per esempio, noi abbiamo il teatro tradizionale "Noh" o la danza classica giapponese che sono la sintesi tridimensionale di musica e storia. Voi, in occidente, avete il balletto. Se il balletto puo' essere definito come una fusione, come l'unione della sensibilita' umana e l'arte, cosi` il Bonsai puo` essere definito l’uomo della natura con l’arte. Il teatro "Noh" o il balletto si esprimono e si concludono in un tempo relativamente breve. La crescita e lo sviluppo del sono cosi' lenti che a malapena si possono notare. L'obiettivo del Bonsai e' di simulare quanto avviene in natura, e la natura esprime la sua eternita' con lenti, lentissimi cambiamenti. Il Bonsai dimostra il lento procedere della natura.

     

    Quando sentirete questo, quando la vostra comprensione del Bonsai arrivera' cosi' lontano, allora non potrete fare a meno d'entrare nel mondo del "Wabi" o "Sabi". E' impresa ardua, quasi impossibile, cercare di spiegare il significato di questi termini perche' essi sono stati coniati per descrivere sentimenti creati, e attualmente sentiti, solo dai giapponesi, sentimenti maturati in un lento processo di generazioni. Essi erano sconosciuti agli occidentali fino a poco tempo fa.

     

    Wabi e' uno strato della mente o un luogo o l'atmosfera di una cerimonia del te' o un Haiku (breve pensiero poetico tipicamente giapponese N.d.T.). E' un sentimento di semplicia', di calma, di dignita'.

     

    Sabi e' un sentimento di pace interiore, di semplicita' che proviene da qualcosa antico usato e riusato in cui e' visibile, assieme al trascorrere del tempo, il tocco degli uomini che lo hanno creato o posseduto.

     

    Pensate per un momento, di essere seduti in un angolo del Ryoanji - il famoso giardino di pietra a Kyoto - e' una serata nebbiosa del tardo autunno, state guardando il giardino, poi chiudete gli occhi e sgombrate la mente. In quel momento non c'e' alcun pensiero nella vostra mente, e' vuota ... eppure il vostro cuore e la vostra mente si riempiono di un sentimento d'appagamento, di serenati'. Questo e' Wabi.

     

    Credo fermamente che l'obiettivo finale nel creare un Bonsai sia la ricerca del sentimento di Wabi o Sabi, questo dovrebbe essere lo scopo ultimo dell'arte del Bonsai. Non ho conoscenze sufficienti per spiegare l'essenza della filosofia sia ricercare la verita', la virtu' e la bellezza. Tutte cose altrettanto importanti anche per il Bonsai.

     

    Il sentimento Wabi o Sabi e' qualcosa di quasi stoico che si rifa' al buddismo Zen. Non sono sentimenti facili, provengono da una disciplina calma ma severa, questi sentimenti sono comuni alle persone molto religiose e fra quelle che creano Bonsai. Credo di poterlo spiegare dicendo che questi sentimenti sono fondamentalmente amore. Amore per le piante, amore per gli esseri umani.

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    NON SOLAMENTE TECNICA.

    Bene, ritorniamo alla realta'. Il Bonsai e' un'arte strana con cui si puo' creare sensazioni di realta' e naturalezza attraverso le manipolazioni, per un lungo periodo di tempo, di alberi, pietre, rocce e vasi. Ogni Bonsai e' un originale di cui non esiste la copia, la sua creazione non potra' mai essere considerata finita, essa andra' avanti per sempre.

    L'arte del Bonsai non si puo' insegnare completamente con tecniche esatte come, per esempio, avviene con l'Ikebana o arte di comporre i fiori. Questo perche' noi dobbiamo cercare, prima di tutto, di proteggere la vita della pianta.

     

    Limitare il Bonsai con una tecnica o stile significa ignorare la fisiologia delle piante. Se tentate di forzare con un vostro particolare disegno la pianta, senza considerare la sua natura, questa potra' anche morire. Questo perche la fisiologia della pianta e' limitata e voi dovrete conoscere questi limiti e averli presenti quando create il vostro Bonsai.

    A parte alcuni alberi che si trovano nelle campagne o nelle foreste, i Bonsai sono, io credo, le cose viventi piu' vecchie, cose che voi aiutate a vivere curandole con amore, esse dividono con voi le vostre gioie e le vostre pene. Si dice che la vita di un ciliegio selvatico sia, in natura, di circa 120 anni, ma non e' cosa rara vedere queste piante ancora piu' vecchie come Bonsai. E' come un sentimento religioso che si prova curando e amando un Bonsai che ' molto piu' vecchio di noi stessi.

     

    Tutti voi che siete, oggi interessati all'arte del Bonsai avete in un modo o nell'altro studiato sotto la guida di qualche buon maestro e avrete imparato la tecnica per creare un Chokkan o stile verticale, il Moyogi e stile pseudo verticale, lo Shakan o stile inclinato, il Kengai o stile a cascata, ma quando arrivate al Nejikan (corteccia a spirale) o al sistema di educare l'apparato radicale o i rami, vi renderete conto che non tutto va come avreste pensato.

     

    Io ho lavorato con i Bonsai per circa 60 anni, eppure devo superare problemi quasi quotidiani, per i fertilizzanti, per la terra, per l'annaffiatura, per le pietre o le rocce o per legare i rami. Non c'e' mai un modo rapido per prendere importanti decisioni, spesso occorrono molti anni per arrivare ad una soddisfacente soluzione. Proprio recentemente sono arrivato ad una mia personale conclusione: la piu' entusiasmante tecnica nell'arte Bonsai sta nel trasformare una pianta dall'aspetto innaturale in una pianta dall'aspetto naturale. Faccio un esempio: esiste una famosa Zelkova appartenuta all'ex primo ministro giapponese Shigeru Yoshida che fu anche presidente della Nippon Bonsai Association. Questo Bonsai fu creato dal Sig. Ogata tagliando l'apice superiore del tronco principale della pianta e dandogli cosi' un aspetto totalmente diverso. Quando lo vidi, per la prima volta, presentato all'annuale esposizione di Kokufu(Kokufu Bonsai Ten), risi e cosi' fece il direttore del museo nazionale che partecipava all'esposizione. Alcuni anni dopo la pianta fu di nuovo presentata all'esposizione di Kokufu e riconosciuta come uno degli esemplari piu' belli del Giappone. In realta' si tratta di una pianta dall'aspetto singolare, non trovereste mai una pianta dall'aspetto cosi' "innaturale" in nessuna parte del mondo, eppure essa ricorda con esattezza un'enorme solitaria Zelkova sviluppatasi forte e poderosa in natura. Lasciatemi spiegare meglio il discorso con un esempio. Nel teatro Kabuki un uomo recita il ruolo femminile, noi lo chiamiamo "Oyama". Gli spettatori sanno che "lei" e', in realta', un "lui", ma egli si muove e recita proprio come una donna. Questa e' arte e la stessa cosa puo' essere detta dell'arte Bonsai.

     

    In Giappone e in Cina esiste quella che è chiamata l'arte della calligrafia. Ci sono tre modi basilari di scrivere Kanji (ideogrammi) proprio come gli occidentali hanno due modi principali di scrittura: le maiuscole e le minuscole; credo che si possa applicare le stesse variazioni al Bonsai. Quando vorrete ricreare uno scenario naturale, potrete usare sia le maiuscole che le minuscole, perche lo scopo basilare rimarra' lo stesso, cambiera' solo il modo di raggiungere lo scopo.

     

    Fortunatamente c'e' una copia esatta del giardino di pietra Ryoanji al Brooklyn Botanic Garden. Quelli che non hanno visto l'originale di Kyoto, se hanno la possibilita' di visitare questa copia a New York, lo facciano. Non dovete far altro che sedervi e aspettare, se siete stanchi chiudete gli occhi. Sono certo che questa esperienza vi aiutera' a capire piu' e meglio il Bonsai.

     

        I nostri piu` sentiti ringraziament alla sig.ra Elizabeth Scholtz, direttrice del Brooklin Botanic Garden di New York, per aver permesso la traduzione e la publicazione di questo importante testo. Grazie anche al Sig.Mike Myano di Los Angeles che ha curato la traduzione del giapponese all’inglese. Traduzione dall’inglese di Gian Franco Giorgi.

        Da Revista: Bonsai News(Crespi editori:Parabiago)(1983 numero 1) -

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    Suiban, vasi senza foro generalmente smaltati ed impermeabili.

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    I suiban sono vasi senza foro, generalmente smaltati ed impermeabili.

    "Sui :" significa acqua e "Ban:" significa vassoio per cui si puo' tradure vassoio per l'acqua(ciotola o bacinello).

    Le forme piu' comuni sono l'ovale e la rettangolare ma si possono trovare anche circolari, quadrati, a forma di fiore( Hanagata:) e a forma di foglia( Habon):).

    .

    L'ampiezza e la profondita' sono variabili da molte piccola a grande e da poco profonda.

    suiban vaso bonsai

    I suiban possono essere di ceramica, di porcellana, in leghe di rame (chiamanto Dohban[do~ban] o Douban:). I dohban hanno diversi colori come verde, vermiglio, porpora o ancora, se trattasi di vasi metallici, colorazioni naturali dovute all'ossidazione del metallo(chiazzato vermiglio, chiazzato porpora:nota 2).

     

    I vasi di ceramica hanno colori piu' "caldi" e sono i piu' tilizzati mentre quelli di porcellana sono "freddi" essendo la porcellana un materiale molto duro.

     

    Quelli i lega(Dohban hann contorni precisi e ben marcati e possono avere delle lavorazioni in rilievo sulle pareti. Questi vasi inoltre trasmettono una sensazione "greve".

     

    I suiban sono utilizzati prevalentemente nelle composizioni con le pietre(Suiseki:) per poterle apprezzare nella loro bellezza e valorizzarle nella forma.

    Per le composizioni si puo' utilizzare la sabbia per riemire il vaso ma, se il colore del vaso col tempo e' sbiadito, si puo' fare anche senza. Le pietre devono essere scelte in modo da creare un paesaggio naturale dando l'impressione di grandezza e nello stesso tempo semplicita' della natura. Inoltre, per crearel'armonia nelle tonalita' di colore, bisogna scegliere icui colori ben armonizzano con quelli del vaso. Un'altra applicazione dei vasi suiban e' nelle composizioni con erbe(Kusamono:) oppure nello stile bonsai

     

    Ishizuki:: (pianta sulla roccia). In queste composizioni e' indispensabile studiare come disporre le pietra o l'erba per trasmettere quell'armonia che normalmente e' in natura. E' da aggiungere che se i Suiban sono di pregevole fattura sono apprezzati anche da soli.

     

    ban sono usati per Ikebana: (composizioni floreali).

     

    Nota 1:

    "Kusamono:" si puo traduce, utilizzate per creare piccole d'accompagnamento.

    "kusa:"" significa "erba".

    "mono:" significa "roba".

    "Hanagata:" a forma di fiori

    "hana:" significa "fiore".

    "gata o kata:" significa "forma".

    "Habon:" a forma di foglia

    "ha:" significa "foglie".

    "bon:" significa "contenitore(vassoio)".

    "Dohban{do~ban] o douban:" significa "leghe di rame"

    ""doh o dou:" significa "rame".

    "Suiseki:" la composizionre con la pietra.

    "seki o ishi:" significa "sasso o pietra".

    Nota 2:

    Vali tipi di Dohban in base al colore::Seidoh[seido~]: Il Dohban fatto da "bronzo".

    "sei "   colore verde.

    Shudoh[.do~]:    colore vermiglio

    "shu:" significa "vermiglio".

    Shidoh[.do~]:   colore porpora

    "Shi:" significa porpora/viola.

    Murashudoh[.do~]:   colore chiazzato vermiglio

    "Han o mura:" significa chiazza

    Murashidoh:   colore chiazzato porpora

    Nota 3:

     

    Esempio del Suiban

    Douban


    Esempio del Suiseki

    Esempio del Kusamono

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    Differenti Misure d'altezza dei Bonsai.

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    Oogata-bonsai (Grande)

  • Altezza : da 70.1 cm a 120 cm
    (normalmente Massimo 100 cm)
  • Chuugata-bonsai (Media)

  • Chuuhin bonsai o Hyoujun bonsai(media maggiore)
    Altezza: da 35.1 cm a 70.0 cm
  • Kifuu bonsai (media minore)
    Altezza: da 20.1 cm a 35.0 cm

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  • Kogata-bonsai o Shouhin-bonsai (Piccolo)

    Definito da "All Japan Shohin-Bonsai Association(AJSBA)".

  • Shouhin bonsai (piccolo)
    Altezza: da 10.1 cm a 20.0cm
  • Mini bonsai (piu' piccolo)
    Altezza: da 7.1 cm a 10.0cm
  • Mame bonsai(come seme)
    Altezza: meno 7.0 cm
  • L: Largezza
    A: Altezza.




    Kengai
    Hankengai

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    Il meglio di Hobby Bonsai nel mese di Luglio 2013: i 10 articoli più cliccati.

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    1.- Come ottenere ogni anno una buona fioritura dei melograni.

    Quest’articolo spiega come ottenere ogni anno una buona fioritura dei Melograni. Applicando le tecniche adeguate i risultati non tarderanno ad arrivare.

    Famiglia: Punicaceae Genere: Punica

    Specie: Punica granatum; Punica Protopunica

    Punica granatum var. Nana

    Punica granatum var. Nejikan

    Il melograno (Zakuro, in giapponese) può raggiungere i 3-5 m d’altezza; si presenta eretto e molto ramificato, con rami un poco spinosi. I più giovani hanno la corteccia rossiccia e liscia, mentre nel tronco e nei rami vecchi la corteccia è grigio-cinerea e screpolata. In soggetti annosi, si nota un movimento di corteccia con andamento attorcigliato.

     

    2.- L’olmo è sicuramente l’albero più utilizzato nella tecnica bonsai.

    L’Olmo è sicuramente l’albero più utilizzato nella tecnica bonsai. Non esiste bonsaista che non abbia nella sua collezione, uno o più esemplari di questa bellissima essenza. I motivi della sua grande popolarità si possono spiegare con: la possibilità di vivere sia in casa, sia all’aperto,il portamento elegante e proporzionato, l’estrema facilità di coltivazione e la grande resistenza agli attacchi dei parassiti, sia animali, sia vegetali. Inoltre, la sua notevole adattabilità gli permette di sopravvivere alle intemperanze dei bonsaisti meno esperti, i quali trovano in questo bonsai il miglior banco di prova per saggiare le proprie capacità, allontanando il rischio di “lasciare morti sul campo”.

     

    3.- Creare un bonsai da una pianta comune.

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    Intanto scegliamo una pianta adatta, qui’ una lista di piante che si prestano in modo facile a diventare bonsai:

    azalea,cipresso,melograno,ficus,bosso,acero.

    per i principianti e’ meglio scegliere le piante sopra elencate che sono meno delicate e facili da gestire.

    Consiglio di scegliere gia’ piante formate, comprate in vivaio.

    Scegliete con cura la pianta e scegliete piante non piu’ alte di 30 centimetri.

  • Procuriamoci un vaso da bonsai rettangolare,scegliendolo con questo metodo

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    4.- L’Acero palmato è sicuramente uno degli alberi più belli da coltivare come Bonsai.

    L’Acero palmato è sicuramente uno degli alberi più belli da coltivare come Bonsai. Le foglie a cinque punte, che cambiano colore a seconda della stagione, conferiscono a questa pianta un fascino ed un’eleganza difficilmente riscontrabili in altre essenze. Le specie esistenti sono centinaia, con variazioni notevoli di forma, grandezza e colore ma, volendo descrivere solo quelle normalmente reperibili sul mercato, possiamo dividere gli Aceri palmati in tre categorie: Acer palmatum, Acer palm. rubrum, Acer palm. deshojio.

     

     

    5.- La potatura serve per dare al bonsai la forma desiderata.

    La potatura serve per dare al bonsai la forma desiderata, definisce la struttura del bonsai, si eliminano i rami non necessari, o con dei difetti e si crea spazio tra foglie e rami per consentire a tutta la pianta di ricevere aria e luce. Nella potatura di impostazione si lasciano dei rami non necessari per aumentare il vigore di alcune zone o per fare ingrossare il tronco. Per equilibrare il vigore dei rami si potano i rami forti e si lasciano crescere quelli deboli, generalmente il vigore maggiore dei rami è verso l'apice e nei rami più alti, controllando le gemme in inverno si può determinare la zona più forte ( gemma grande più vigore, gemma piccola meno vigore).

     

     

    6.- Come accorciare I tempi: In termini di tempo, il bonsai è lento.

    II ginepro comune (Junìperus communis) cresce sia in terreni acidi che calcarei. Questo soggetto ha una forma notevole ed è il tipico materiale che si può trovare in natura: la sua altezza di circa 1 metro e mezzo lo rende inadatto alla coltivazione bonsai.
    In termini di tempo, il bonsai è lento: il pro­cedimento per creare un albero piacevole può richiedere decenni. Bisogna pensare in termini di anni e stagioru vegetative piuttosto che in mesi o giorni. In un certo senso, ciò è tipicamente orientale dal momento che in quella cultura tutti ac­cettano che certe cose semplicemente non possono essere fatte più in fretta.

     

    7.- Azalea, bonsai del portamento elegante e dalla fioritura spettacolare.

    AZALEA (Rhododendron)

    L’Albero delle rose (rhododendron) è il nome in latino di questo bonsai dal portamento elegante e dalla fioritura spettacolare.

    Le specie esistenti sono centinaia, con variazioni notevoli di struttura e di colore dei fiori, ma tutte sono adatte alla coltivazione a bonsai.

    Infatti, la splendida fioritura, le piccole foglie, il tronco rugoso con le radici di base (nebari) che si allargano a raggiera, sono qualità che permettono di realizzare in pochi anni, degli esemplari di notevole effetto.

     

     

    8.- In Giappone, il Prunus mume è da sempre considerato un grande portafortuna, da regalare alla persona amata.

    In Giappone, il Prunus mume è da sempre considerato un grande portafortuna, da regalare alla persona amata. La sua meravigliosa fioritura sui rami ancora nudi, che può essere bianca, o fuxia, appare come d’incanto in gennaio-febbraio, quando la natura circostante è ancora immersa nel lungo sonno invernale.
    Grazie alla corteccia scura, aspra e irregolare, in pochi anni assume l’aspetto di un albero centenario, facendo sembrare un vero prodigio l’apparizione dei suoi splendidi fiori. Pur essendo un albero da frutto, questo bonsai ha una buona resistenza agli attacchi dei parassiti, sia animali, sia vegetali; inoltre, è una essenza molto rustica, che può essere gestita anche dai bonsaisti meno esperti.

     

     

    9.- Quercia, simbolo di forza e maestosità.

    La quercia, fin dall’antichità, è citata come simbolo di forza, di maestosità e di lunga vita.

    In effetti, il bonsai di Quercia irradia una senzazione di potenza e vigoria, che poche altre piante riescono a trasmettere. Il tronco è robusto e squamato, i rami sono potenti e affusolati, mentre le foglie, alterne e dentate, possono resistere anche due anni prima di cadere; infine, la produzione delle ghiande evoca nell’osservatore dolci ricordi giovanili. Le specie di questa famiglia sono moltissime ( Farnia, Rovere, Cerro, Leccio, Sughera, ecc.) ma in questo capitolo parleremo della Roverella. Questa pianta, che deve il suo nome (Quercus pubescens) alla microscopica peluria presente sulla pagina inferiore delle foglie, in natura vegeta benissimo sia nel caldo della Sicilia, sia nel freddo delle Alpi, fino ai 1500 metri di altitudine; sopporta i terreni calcarei e resiste molto bene alla siccità. Le doti di resistenza appena elencate, unite all’aspetto maestoso ed affascinante, anno permesso a questa essenza di diventare una delle specie più utilizzate nella tecnica bonsai.

     

     

    10.- Il meglio di Hobby Bonsai nel mese di Giugno 2013: i 10 articoli più cliccati.

    AzaleaJaponica_02 Le azalee sempreverdi del Lago Maggiore.

    Arbusto d’origine orientale, adattatosi ai nostri climi sin dall’Ottocento, possiede oggi una vastissima offerta varietale, composta da differenti specie, da vecchie cultivar del lago e da recenti ibridi belgi ed americani.
    E’ una pianta rustica, molto longeva, ed il suo apparato radicale ridotto è ideale per la coltivazione in vaso, ma splendida per la formazione di macchie policrome nei parchi e giardini. La produzione interessa arbusti accestiti, compatti e molto fioriferi, con una gamma cromatica assai ampia ed una miriade di variazioni intermedie, composte anche da variegature e marginature dei petali.

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    Il Pino Silvestre come bonsai (1a parte).

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    Il pino silvestre occupa un vastissimo areale che va dagli Appennini, all'Europa del nord sino all'Asia nord-orientale. Si tratta di una pianta eliofila che sopporta climi rigidi e aridità del suolo.

     

    Frugale vegeta su qualsiasi substrato, ha rapido accresci mento e può raggiungere i 40 metri di altezza. Il legno di questa specie, soprattutto nella sua varietà scozzese, chiamata Scots pine o pino della Caledonia, è di ottima qualità; presenta alburno biancastro e durame rossastro, è resistente e facile da lavorare; particolare è il viraggio della vegetazione di quest' ultimo, che ha un colore tendente all'azzurro intenso, molto affascinante soprattutto nel periodo invernale nonché corteccia più liscia rispetto al nostro pino silvestre .

    pino silvestre

    La forte adattabilità di questa specie è facilmente dimostrabile, basti pensare che si può facilmente riscontrarne la presenza a partire da elevate quote alpine per arrivare addirittura sul versante ligure a ridosso delle zone costiere. Il pino silvestre di alta montagna presenta corteccia grigiastra, in alcuni casi anche profondamente fessurata, mentre quello che colonizza altitudini più basse presenta scorza più liscia e di un particolare colore arancio-rossastro.

     

    Il PINO SIVESTRE COME BONSAI.

     

    Il  pino silvestre è a giusta ragione considerato quale una delle migliori conifere europee per la realizzazione di bonsai di pregio, non avendo nulla da invidiare ai rinomati "cugini'l orientali, per tante caratteristiche quali ago corto, elasticità dei rami, buona radicazione, grande adattabilità ad ogni clima, ottima risposta ad ogni tipo di intervento e facilità di coltivazione, tutte caratteristiche che per certi versi lo accomunano al pinus pentaphilla giapponese. È doveroso fare mente locale sulla differenza tra questa specie e, ad esempio, sul pino mugo; mentre quest' ultimo presenta un portamento quasi cespuglioso ed è pertanto relativamente più semplice reperire in natura esemplari di pregio, con sinuosità e chiome ravvicinate, nel caso del pino silvestre la situazione si capovolge, in quanto il suo portamento è arboreo (foto 2-3), raggiunge i 40 mt. di altezza e risulta quindi molto difficile reperire in natura yamadori di qualità, e quando questo accade, sovente le radici si insinuano tra le rocce rendendo praticamente impossibile la raccolta di questi materiali. Più semplice invece reperire in zone aride (foto 4-7) esemplari validi per la realizzazione di bonsai di piccole dimensioni e bunjin di pregio, con corteccia a scaglie minute e aghi cortissimi; ed è proprio in questi casi che possiamo notare l'ottima capacità di attecchimento di questa specie.

     

    RACCOLTA ED ATTECCHIMENTO.

    Il periodo migliore per la raccolta in natura è sicuramente la primavera,all'allungarsi delle candele, prima del loro schiudersi, avendo l'accortezza di proteggere le radici con stracci umidi, in quanto è già motivo di soddisfazione riuscire a raccogliere materiali senza zolla ma con numerosi capillari, che vanno pertanto trattati con grande cura e mantenuti umidi fino alla posa in vaso. Un substrato costituito da pomice o pozzolana di granulometria media risulta essere ideale per un buon attecchimento, umidificando spesso la chioma con acqua a basso contenuto calcareo con l'aggiunta di fitostimolanti e ponendo sopra al substrato un piccolo strato di sfagno sminuzzato che permette di mantenere un grado di umidità ideale per il buon esito dell'attecchimento.

     

    MATERIALE DI PARTENZA.

    Come già accennato, non è semplice reperire materiali di questa specie che abbinino dimensioni a qualità, ma se si ha la fortuna di trovarli è sempre buona norma, prima ad esempio di fare un acquisto di una certa portata, verificare che il contenitore nel quale sono alloggiati sia di misura adeguata alla dimensione dello yamadori; questo fattore è la garanzia di un apparato radicale contenuto ed una più semplice posa in vaso bonsai (foto Si; è sempre meglio diffidare di materiali che, seppur interessanti, siano alloggiati in contenitori sproporzionati, in quanto sovente la loro giustificazione risiede nella presenza di apparati radicali imperfetti, spesso caratterizzati da radici fittonanti di grosse dimensioni, che possono rendere difficoltosa se non addirittura impossibile la futura posa in vaso senza nuocere alla salute dell'esemplare.

    pino_silvestre

     

    INTERVENTI PRIMARI.

    Trascorso il necessario periodo di recupero di un esemplare a seguito della raccolta e dopo aver constatato la salute e la forza dello stesso, possiamo iniziare a compiere i primi interventi di formazione e strutturazione della chioma, tenendo sempre presente che il pino silvestre reagisce benissimo a piegature e torsioni anche di notevole entità.

     

    Spesso accade di dover ricostruire la chioma anche con un solo ramo (foto 9-10), e nel caso di araki di una certa importanza è per mia esperienza punto fondamentale eseguire tali interventi nel periodo di stasi vegetativa, diluendo eventuali piegature drastiche da novembre a febbraio; ottimo risulta essere l'ausilio di tenditori che permettono di realizzare forti piegature in diverse fasi, previa rafiatura e armatura delle stesse con fili di rame posti longitudinalmente all'esterno rispetto alle zone in cui si effettueranno gli interventi più drastici in tema di piega e leva (foto 11); è altresì di grande aiuto eliminare le scaglie di corteccia più spesse nei punti di maggior piegatura, e questa operazione risulta avere un duplice scopo: evitare che le scaglie stesse creino abrasioni durante la piega e verificare la eventuale presenza di parti secche nascoste che possono provocare la rottura del ramo.

     

    CURE E MANUTENZIONE PERIODICHE.

    Una volta chiarito il concetto della grande adattabilità che contraddistingue questa specie, è bene soffermarsi su quelli che risultano essere i punti fondamentali in termine di coltivazione.

    pino sylvestre bonsai

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    Il Pino Silvestre come bonsai (2a parte).

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    Il pino silvestre occupa un vastissimo areale che va dagli Appennini, all'Europa del nord sino all'Asia nord-orientale. Si tratta di una pianta eliofila che sopporta climi rigidi e aridità del suolo.

     

    Frugale vegeta su qualsiasi substrato, ha rapido accresci mento e può raggiungere i 40 metri di altezza. Il legno di questa specie, soprattutto nella sua varietà scozzese, chiamata Scots pine o pino della Caledonia, è di ottima qualità; presenta alburno biancastro e durame rossastro, è resistente e facile da lavorare; particolare è il viraggio della vegetazione di quest' ultimo, che ha un colore tendente all'azzurro intenso, molto affascinante soprattutto nel periodo invernale nonché corteccia più liscia rispetto al nostro pino silvestre .

    pino silvestre_thumb[2]

    La forte adattabilità di questa specie è facilmente dimostrabile, basti pensare che si può facilmente riscontrarne la presenza a partire da elevate quote alpine per arrivare addirittura sul versante ligure a ridosso delle zone costiere. Il pino silvestre di alta montagna presenta corteccia grigiastra, in alcuni casi anche profondamente fessurata, mentre quello che colonizza altitudini più basse presenta scorza più liscia e di un particolare colore arancio-rossastro.

     

    TERRENO E CONCIMAZIONI.

    Per esemplari giovani un buon substrato risulta essere quello costituito da akadama e pomice di granulometria media in parti uguali, per esemplari raccolti è consiglia bile unire a tale composto un 30% di sabbia grossolana preventivamente setacciata e lavata, favorendo in tal modo il perfetto drenaggio dell'acqua dopo ogni annaffiatura; l'aggiunta di piccole scaglie di corteccia sminuzzate nel substrato aiuta la formazione della microflora batterica e risulta essere di grande -giovamento per il pino silvestre. - le concimazioni saranno abbondanti prima della ripresa vegetativa e soprattutto nel caso si voglia eseguire "eliminazione totale delle candele, per poi interromperle durante la stasi vegetativa estiva e riprenderle nei mesi di Settembre e Ottobre, prima della stasi invernale. Nel caso di soggetti maturi ed in vaso da parecchio tempo è consigliabile concimare in modo più blando, per evitare la formazione di aghi eccessivamente lunghi ed antiestetici.

    pino1

    ANNAFFIATURA ED ESPOSIZIONE.

    Il pino silvestre ama l'esposizione in pieno sole e annaffiature abbondanti, avendo l'accortezza di far asciugare bene il terreno negli intervalli tra l'una e l'altra; nei mesi più caldi è consigliabile vaporizzare la chioma nelle ore meno calde della giornata, a maggior ragione durante estati nelle quali la forbice dell'escursione termica tra giorno e notte sia molto ridotta.

     

    RINVASO, POTATURA E FILATURA.

    Il periodo ideale per i rinvasi coincide con l'inizio della primavera, ne! momento in cui la pianta comincia a dare i primi segni di ripresa vegetativa, avendo la premura di riparare la pianta in serra fredda o luogo comunque ben riparato, al fine di proteggere l'esemplare da possibili gelate tardive e potendo in tal modo ben controllare l'assorbimento idrico dei nuovi capi Ilari che via via la pianta andrà a produrre; piccole dosi di complessi vitaminici a base di vitamine del gruppo B o fitostimolanti reperibili in commercio saranno di aiuto all'ottima riuscita del rinvaso. Riguardo alla potatura e a tutto ciò che concerne l'impostazione della chioma, va ricordato che tali operazioni si eseguono da settembre inoltrato in poi, quando cioè il flusso linfatico comincia a calare e la pianta entra così nella stasi vegetativa invernale. A settembre l'eliminazione degli aghi vecchi tagliati fino alla guaina stimola la formazione di gemme avventizie lungo i rami, anche molto arretrate se la pianta gode di perfetta salute e forza; da evitare se possibile lo strappo degli aghi a mano, in quanto ciò provoca perdite di resina non indifferenti ed in tali punti potrebbero insinuarsi antipatici attacchi fungini; proprio a tal riguardo è importante ricordare che, oltre al marciume radicale, una nuova malattia presente in natura sta colpendo numerosi esemplari.

     

    Si tratta di un fungo che determina l'ingiallimento delle punte e spesso di una buona porzione degli aghi; non sembra avere effetti letali per la pianta, tuttavia il danno estetico provocato è rilevante. In questo caso con il ricorso a fungicidi quali ad esempio aliette in microgranuli apportato sia a livello radicale sia foglia re a distanza di un mese da ogni trattamento, è possibile debellare quasi completamente questo antipatico "ospite", e la prova della sua sconfitta la avremo l'anno successivo, dopo la maturazione dei nuovi germogli; qualora l'attacco sia di forte entità risulta essere fondamentale eseguire trattamenti con fungicidi che presentino diversi principi attivi.

     

    Altri nemici del pino silvestre, seppur debellabili in tempi più brevi, sono la cocciniglia e l'afide lanigero, oltre al ragnetto rosso che però è divenuto più raro negli ultimi anni; in questo caso un normale anticoccidico quale olio bianco con l'aggiunta di piccole dosi di confidor sistemico provocano la morte di questi parassiti; importante è ricordare che durante questi trattamenti è necessario posizionare il pino in ombra piena, in quanto l'olio bianco a contatto col sole provoca ustioni di notevoli entità alla chioma, e può portare anche alla morte dell'esemplare.

    pino

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    La mia collezione personale di vasi e sottovasi per bonsai (1a parte).

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    american potters

    Jim Gremel

    Big Dave Rochester

    Bob Kelenjian

    Dick Ryerson

    Gary Wood

    Jim Barrett

    Kanahiro Hamajima

    Kit Boheme

    Michael Hagedorn

    fonte: The Ancient Art of Bonsai

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    La mia collezione personale di vasi e sottovasi per bonsai (2a parte).

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    sara-rayner

    Tivi

    European Potters
    Walsall Studio Ceramics
    David Jones

    Horst Heinzlreiter

    Asian Potters
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    Yamafusa

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    DSC_00110001

    DSC_00050001

    To be named

    Shimizu Masakazu

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    Shimizu Hideaki

    To be named

    fonte:  The Ancient Art of Bonsai

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    Il meglio di Hobby Bonsai nel mese di Agosto 2013: i 10 articoli più cliccati.

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    1.- La mia collezione personale de vasi e sottovasi per bonsai (2a parte).

     

    2.- La mia collezione personale de vasi e sottovasi per bonsai (1a parte).

     

    3.- Il Pino Silvestre come bonsai (2a parte).

    pino silvestre_thumb[2]ll pino silvestre occupa un vastissimo areale che va dagli Appennini, all'Europa del nord sino all'Asia nord-orientale. Si tratta di una pianta eliofila che sopporta climi rigidi e aridità del suolo. Frugale vegeta su qualsiasi substrato, ha rapido accresci mento e può raggiungere i 40 metri di altezza. Il legno di questa specie, soprattutto nella sua varietà scozzese, chiamata Scots pine o pino della Caledonia, è di ottima qualità; presenta alburno biancastro e durame rossastro, è resistente e facile da lavorare; particolare è il viraggio della vegetazione di quest' ultimo, che ha un colore tendente all'azzurro intenso, molto affascinante soprattutto nel periodo invernale nonché corteccia più liscia rispetto al nostro pino silvestre.

     

    4.- Il Pino Silvestre come bonsai (1a parte).

    pino_silvestreIl periodo migliore per la raccolta in natura è sicuramente la primavera,all'allungarsi delle candele, prima del loro schiudersi, avendo l'accortezza di proteggere le radici con stracci umidi, in quanto è già motivo di soddisfazione riuscire a raccogliere materiali senza zolla ma con numerosi capillari, che vanno pertanto trattati con grande cura e mantenuti umidi fino alla posa in vaso. Un substrato costituito da pomice o pozzolana di granulometria media risulta essere ideale per un buon attecchimento, umidificando spesso la chioma con acqua a basso contenuto calcareo con l'aggiunta di fitostimolanti e ponendo sopra al substrato un piccolo strato di sfagno sminuzzato che permette di mantenere un grado di umidità ideale per il buon esito dell'attecchimento.

     

    5.- La potatura serve per dare al bonsai la forma desiderata.

    La potatura serve per dare al bonsai la forma desiderata, definisce la struttura del bonsai, si eliminano i rami non necessari, o con dei difetti e si crea spazio tra foglie e rami per consentire a tutta la pianta di ricevere aria e luce. Nella potatura di impostazione si lasciano dei rami non necessari per aumentare il vigore di alcune zone o per fare ingrossare il tronco. Per equilibrare il vigore dei rami si potano i rami forti e si lasciano crescere quelli deboli, generalmente il vigore maggiore dei rami è verso l'apice e nei rami più alti, controllando le gemme in inverno si può determinare la zona più forte ( gemma grande più vigore, gemma piccola meno vigore).

    6.- Come accorciare I tempi: In termini di tempo, il bonsai è lento.

    II ginepro comune (Junìperus communis) cresce sia in terreni acidi che calcarei. Questo soggetto ha una forma notevole ed è il tipico materiale che si può trovare in natura: la sua altezza di circa 1 metro e mezzo lo rende inadatto alla coltivazione bonsai.
    In termini di tempo, il bonsai è lento: il pro­cedimento per creare un albero piacevole può richiedere decenni. Bisogna pensare in termini di anni e stagioru vegetative piuttosto che in mesi o giorni. In un certo senso, ciò è tipicamente orientale dal momento che in quella cultura tutti ac­cettano che certe cose semplicemente non possono essere fatte più in fretta.

    7.- Azalea, bonsai del portamento elegante e dalla fioritura spettacolare.

    AZALEA (Rhododendron)

    L’Albero delle rose (rhododendron) è il nome in latino di questo bonsai dal portamento elegante e dalla fioritura spettacolare.

    Le specie esistenti sono centinaia, con variazioni notevoli di struttura e di colore dei fiori, ma tutte sono adatte alla coltivazione a bonsai.

    Infatti, la splendida fioritura, le piccole foglie, il tronco rugoso con le radici di base (nebari) che si allargano a raggiera, sono qualità che permettono di realizzare in pochi anni, degli esemplari di notevole effetto.

    8.- In Giappone, il Prunus mume è da sempre considerato un grande portafortuna, da regalare alla persona amata.

    In Giappone, il Prunus mume è da sempre considerato un grande portafortuna, da regalare alla persona amata. La sua meravigliosa fioritura sui rami ancora nudi, che può essere bianca, o fuxia, appare come d’incanto in gennaio-febbraio, quando la natura circostante è ancora immersa nel lungo sonno invernale.
    Grazie alla corteccia scura, aspra e irregolare, in pochi anni assume l’aspetto di un albero centenario, facendo sembrare un vero prodigio l’apparizione dei suoi splendidi fiori. Pur essendo un albero da frutto, questo bonsai ha una buona resistenza agli attacchi dei parassiti, sia animali, sia vegetali; inoltre, è una essenza molto rustica, che può essere gestita anche dai bonsaisti meno esperti.

    9.- Quercia, simbolo di forza e maestosità.

    La quercia, fin dall’antichità, è citata come simbolo di forza, di maestosità e di lunga vita.

    In effetti, il bonsai di Quercia irradia una senzazione di potenza e vigoria, che poche altre piante riescono a trasmettere. Il tronco è robusto e squamato, i rami sono potenti e affusolati, mentre le foglie, alterne e dentate, possono resistere anche due anni prima di cadere; infine, la produzione delle ghiande evoca nell’osservatore dolci ricordi giovanili. Le specie di questa famiglia sono moltissime ( Farnia, Rovere, Cerro, Leccio, Sughera, ecc.) ma in questo capitolo parleremo della Roverella. Questa pianta, che deve il suo nome (Quercus pubescens) alla microscopica peluria presente sulla pagina inferiore delle foglie, in natura vegeta benissimo sia nel caldo della Sicilia, sia nel freddo delle Alpi, fino ai 1500 metri di altitudine; sopporta i terreni calcarei e resiste molto bene alla siccità. Le doti di resistenza appena elencate, unite all’aspetto maestoso ed affascinante, anno permesso a questa essenza di diventare una delle specie più utilizzate nella tecnica bonsai.

    10.- Il meglio di Hobby Bonsai nel mese di Giugno 2013: i 10 articoli più cliccati.

    AzaleaJaponica_02Le azalee sempreverdi del Lago Maggiore.

    Arbusto d’origine orientale, adattatosi ai nostri climi sin dall’Ottocento, possiede oggi una vastissima offerta varietale, composta da differenti specie, da vecchie cultivar del lago e da recenti ibridi belgi ed americani.
    E’ una pianta rustica, molto longeva, ed il suo apparato radicale ridotto è ideale per la coltivazione in vaso, ma splendida per la formazione di macchie policrome nei parchi e giardini. La produzione interessa arbusti accestiti, compatti e molto fioriferi, con una gamma cromatica assai ampia ed una miriade di variazioni intermedie, composte anche da variegature e marginature dei petali.

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    Come creare un mame da una talea di Olmo cinese (1a parte).

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    Ciao a tutti, vi voglio raccontare la storia di questa piantina: partendo da una piccola talea di olmo cinese sto provando a realizzare un bonsai mame, ovvero di piccole dimensioni: i mame non dovrebbero superare i 10 cm circa di altezza dal nebari e personalmente mi affascinano molto, anche per l'emozione di poter tenere un albero sul palmo di una mano!


    A Marzo del 2009 feci una talea con un rametto di una Zelkova nire, perchè il suo movimento mi sembrava interessante.

     

    Feci la talea in un bicchiere forato sul fondo riempito di perlite al 100% senza l'uso di ormoni radicanti: interrai il rametto nella perlite per un tratto di circa 3 cm e lo tenni sempre annaffiato con sola acqua, e radicò tranquillamente (le talee di olmo cinese radicano facilmente).

     

    Ad Aprile del 2010 la tirai fuori dalla perlite e si presentava così:

    come creare un mame da una talea di olm o cinese
    La parte che avevo adocchiato come interessante è la sola prima parte del tronchetto, che aveva un buon movimento (in foto non si vede ma era tridimensionale e non una S piatta) come evidenziato in questa foto:
    Immagine
    Per progettare un bonsai (soprattutto di latifoglia) da zero, partendo da una piantina normale, da vivaio o come qui da talea, bisogna prima di tutto pensare alla base e al tronco; tutto quello che c'è oltre non potrà mai far parte del disegno finale, infatti se il tronco è ancora piccolo, i rami presenti ora saranno troppo grandi e quindi inservibili per quando il tronco avrà raggiunto le dimensioni volute. Se invece la pianta è già abbastanza grande, si può valutare anche la dimensione, la partenza e la posizione dei primi rami bassi, che potrebbero essere utili per il disegno finale. Tutto il resto però non bisognerebbe considerarlo proprio, perchè la gran parte della ramificazione presente andrà eliminata e via via ricostruita, il bonsai cioè si costruisce un passo alla volta, partendo dal basso, quindi prima la base e il tronco, poi il primo ramo basso, poi il secondo, e via via i successivi.


    Tornando alla piantina, la sistemai in una ciotola da coltivazione, ovvero piuttosto grande rispetto alle sue dimensioni:
    Immagine
    A questo punto la lasciai crescere assolutamente indisturbata, cioè senza potature o legature o altro, per un anno intero. Il mio scopo in questa fase, infatti, era far sviluppare un buon apparato radicale, una buona base, e allargare un po' il tronchetto, e la cosa migliore per fare ciò è la crescita indisturbata, ovviamente con la giusta concimazione. Io concimai questa piantina esattamente come le altre piante in coltivazione più grandi, con un concime bilanciato a titoli non troppo bassi.


    A Maggio del 2011, un anno dopo il trapianto in ciotola, la piantina si presentava così, era cresciuta parecchio ma ovviamente in modo completamente disordinato:
    Immagine
    In questa foto si può vedere che il tronchetto poco sopra la base si biforcava in due rami praticamente dello stesso diametro:
    Immagine
    Secondo il mio progetto, il ramo che avevo scelto come prosecuzione del tronco è quello di sinistra, mentre quello di destra era destinato ad essere eliminato completamente. A questo punto dunque applicai la tecnica del "ramo di sacrificio": potai drasticamente il ramo di sinistra, quello appunto prescelto, e durante tutta la stagione lo tenni sempre potato cimandolo più volte, mentre il ramo di destra (il ramo di sacrificio), quello cioè destinato ad essere eliminato, lo lasciai crescere ancora indisturbato per tutto il resto dell'anno.


    Nell'inverno 2011-2012 la pianta si presentava quindi così: il rametto di sinistra è quello cimato e potato, il rametto di destra è invece il ramo di sacrificio, e come si può notare, lasciandolo crescere indisturbato, raggiunse un diametro quasi doppio dell'altro:
    Immagine
    La tecnica del "ramo di sacrificio" è una tecnica essenziale e irrinunciabile nella costruzione (ma anche nel mantenimento) di un bonsai. A grandi linee funziona così: si lascia andare indisturbato un ramo (il ramo di sacrificio) in un punto strategico, mentre si tiene potato il resto della vegetazione, in questo modo il ramo che si allunga e si ingrossa liberamente fa ingrossare più velocemente la parte di tronco o ramo che sta prima della sua attaccatura rispetto alla parte che sta dopo. Nel mio caso, il mio ramo di sacrificio ha fatto crescere il diametro del tronchetto dalla base fino al punto di biforcazione, mentre il ramo di sinistra, essendo stato tenuto potato, è cresciuto pochissimo: ho creato così una differenza di diametro tra la base e la parte apicale, ovvero un po' di conicità . Ottenuto il risultato voluto, il ramo di sacrificio, come suggerisce il nome, viene eliminato completamente. Di solito i rami di sacrificio lasciati crescere fin dall'inizio della primavera vengono eliminati completamente a fine Maggio-inizio Giugno; se però l'effetto desiderato non è stato raggiunto, si possono lasciare ancora per eliminarli un anno dopo, alla fine dell'inverno, contemporaneamente alle normali potature.


    I rami di sacrificio sono molto utili per far ingrossare un ramo più velocemente di altri e creare conicità , ma sono utili anche per concentrare energie in una specifica parte della pianta in vista di una potatura dalla quale si desideri ottenere numerosi nuovi getti arretrati con il risveglio di più gemme dormienti e avventizie, infine si utilizzano anche in fase di mantenimento di un bonsai per riequilibrare la vigoria (solitamente nei palchi più bassi che tendono a indebolirsi).
    A Febbraio del 2012 ho fatto un rinvaso con potatura abbastanza drastica delle radici e della parte aerea.


    Prima di tutto ho eliminato completamente il ramo di sacrificio: questo ha ovviamente lasciato una cicatrice sul tronco, ma avevo già previsto che questa sarebbe stata sul retro della pianta. Ho poi potato il ramo di interesse all'essenziale; ecco la foto:
    Immagine

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