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Come creare un mame da una talea di Olmo cinese (2a parte).

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Subito dopo ho potato anche le radici, che si erano sviluppate molto.

 

Purtroppo, come si nota anche in foto, ho trovato alla base della pianta tre radici principali un po' troppo grosse, ma l'olmo tende a fare queste radici cicciotte, quasi tuberose: con i prossimi interventi cercherò di eliminare le radici grosse e sostituirle con più radici ma più piccole, ma per questa volta le ho solo potate.

 

Poichè la pianta non doveva più crescere indisturbata e veloce ma dovevo cominciare a creare un apparato radicale fine e fitto e soprattutto la ramificazione, ho rinvasato la pianta in un vaso più piccolo, un vasetto bonsai, sempre sovradimensionato per la pianta, ma più piccolo della precedente ciotola.

come creare un mame da una talea di olm o cinese_01
In questa foto fatta durante il rinvaso si vedono i fili con cui ho legato la piantina ai fori di drenaggio del vaso:
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Come substrato ho usato un mix di tefralite (un tipo di lapillo simile alla pomice), sabbia e un po' di Terriccio Universale.
Marzo del 2012: ottimo e vigoroso risveglio dalla stasi invernale:
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Aprile del 2012: nuovi getti in allungamento:
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Inizio Giugno del 2012:
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A questo punto era giunto il momento per un altro intervento: cimatura dei rametti e prima impostazione.


Questo era proprio il momento più adatto per queste operazioni. Si consideri infatti, per esempio, la foto di aprile 2012: si vede bene come i rametti in allungamento sono ancora erbacei e le foglie tenere; a questo stadio crescono ancora con la spinta delle riserve accumulate precedentemente, è dunque un errore potare i rametti in questo momento, perchè si costringerebbe la pianta a ricrearne di nuovi, con nuovo dispendio di energie, senza averle dato il tempo di accumularne di nuove. Nella foto di giugno si nota bene invece che i rametti sono belli lignificati e le foglie belle coriacee: a questo stadio stanno facendo già da un po' il loro lavoro di fotosintesi di sostanze nutritive. Oltre al discorso energetico c'è anche il discorso ormonale da tenere presente, e in definitiva, in generale, la fine della primavera è un buon momento per fare le cimature dei nuovi rami spuntati in primavera; giugno infatti è un classico per questo intervento (che garantisce in questo modo la partenza di molte gemme anche arretrate), come anche per eliminare rami di sacrificio eventuali, e anche per la defogliazione (nei pochi casi in cui dovesse essere il caso di farla).


Dunque a giugno del 2012 ho fatto la classica "prima impostazione" di questa piantina, ovvero un intervento di potatura e modellatura con il filo che si fa su un prebonsai per dare la prima impronta di base della futura forma del bonsai.
Questo era l'aspetto della piantina dopo la sola potatura:

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La sola potatura solo in rari casi può essere sufficiente; in questo caso, come nella maggior parte dei casi, era necessario imprimere la giusta forma ai rami e/o tronco con del filo metallico (rame o alluminio). Applicare il filo metallico a una piantina così piccola non sembra ma è davvero un'operazione complicata: oltre alla delicatezza estrema che occorre usare per non danneggiare i rametti, occorre anche un'ottima manualità e precisione, perchè non si ha spazio di manovra, non potendo entrare con le dita in mezzo ai rami.


Ho usato fili del diametro di 1mm e 0.6mm. Poichè era la mia prima esperienza di impostazione di una pianta così piccola, mi ritengo molto soddisfatta. Ecco una foto:
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Come si vede in foto, ho dato la giusta impostazione al primo ramo (quello in basso a sinistra), al secondo ramo (quello a destra), e alla parte superiore del tronchetto (cioè la parte in alto a destra), secondo i canoni di un eretto informale. Ovviamente il moncone in alto a sinistra (che evidenzio con una freccia rossa nella prossima foto) non rientra nel disegno finale e dovrò eliminarlo; l'ho lasciato solo per ancorarci i fili e gli eventuali tiranti:
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Come creare un mame da una talea di Olmo cinese (3a parte).

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Come si nota, la piantina ha già acquistato il suo carattere e l'impronta del futuro disegno è già evidente, anche se sono presenti solo il primo e il secondo ramo principale: le ramificazioni successive (terzo ramo, quarto ecc) si dovranno necessariamente creare in un secondo momento, perchè dovranno essere di diametro sempre più piccolo man mano che si sale verso l'apice. Il discorso è ovviamente generale, in questo caso i diametri sono così piccoli che difficilmente otterrò grosse differenze tra i primi rami bassi e i successivi, ma il principio è questo.


Durante la piega del secondo ramo è stato necessario fare una "scosciatura", di cui mostro il particolare al centro di questa foto:

come creare un mame da una talea di olm o cinese_02
La scosciatura è un'altra tecnica che si usa spesso nella creazione di un bonsai. Se un ramo parte da un tronco facendo un angolo troppo stretto e noi vogliamo abbassarlo (aumentando quindi l'angolo), se lo pieghiamo solamente otterremo un antiestetico effetto "canna da pesca", perchè il ramo si curverà verso il basso ma l'attaccatura al tronco resterà con la stessa inclinazione di prima. Per ottenere un buon risultato estetico, dovremo cambiare proprio l'angolo di inserzione del ramo al tronco "scosciandolo", cioè distaccando leggermente la base del ramo dal tronco, in modo da aumentare l'angolo, cambiando cioè l'inclinazione del ramo anche all'attaccatura.


La scosciatura, provocando una ferita alla base del ramo, può sembrare una tecnica invasiva e pericolosa, invece se fatta nel periodo e nel modo giusto non lo è affatto, e la ferita si rimargina presto. La scosciatura si applica principalmente in due casi: ai rami delle conifere anche di grandi dimensioni, e ai rametti delle latifoglie molto giovani (di solito getti dell'anno ancora semilegnosi).
Tornando alla mia piantina, il secondo ramo partiva diretto troppo verso l'alto, per questo ho dovuto fare la scosciatura, ovvero l'ho leggermente separato dal tronchetto, ho praticamente spaccato un po' e allargato la biforcazione, in modo che il rametto partisse leggermente verso il basso. I primi rami bassi di un bonsai, infatti, devono partire sempre piuttosto orizzontalmente o verso il basso, a rappresentare rami vecchi di una pianta vecchia.


Giugno del 2012, appena due settimane dopo l'intervento:
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La piantina, come si può vedere, ha risposto molto bene, e la ferita della scosciatura si è rimarginata perfettamente.
A fine Giugno del 2012 ho slegato la piantina: i rami hanno preso abbastanza bene la forma, la parte alta del tronchetto invece tendeva a tornare leggermente da una parte, così l'ho legato con un tirantino fissato al moncone di cui ho già detto. Ecco una foto dal retro che mostra il tirante:
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A Settembre del 2012, la pianta ha questo aspetto (primo piano):
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Foto complessiva della pianta:
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In questa foto, oltre al fatto che già posso tenere il mio bonsai nel palmo della mano con mia grande commozione, si può notare di nuovo l'uso di un altro ramo di sacrificio. Avendo infatti creato il primo e il secondo ramo contemporaneamente, questi erano più o meno dello stesso diametro; siccome invece occorre che il primo ramo basso sia il più grosso di tutti, dal suo apice ho lasciato crescere indisturbato un ramo di sacrificio: in questo modo il primo ramo basso aumenterà di diametro molto più velocemente dell'altro, e quando avrà raggiunto la giusta dimensione potrò eliminare il ramo di sacrificio e creare il palchetto normalmente.
Spero che la mia esperienza fino a questo punto possa essere stata utile. I prossimi step saranno dedicati alla formazione dei rami primari successivi, e alla creazione della ramificazione secondaria e di ordine superiore; nel contempo la piantina verrà rinvasata ogni anno per sistemare l'apparato radicale, dapprima nello stesso vaso, poi via via in vasi sempre più piccoli.

 

Ecco un ulteriore step.
A Febbraio 2013 la piantina si presentava così (il ramo di sacrificio, che esce dalla foto, era molto lungo, come si vede nelle foto passate):
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Il meglio di Hobby Bonsai nel mese di Settembre 2013: i 10 articoli più cliccati.

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Sono rimasto molto sorpreso delle statistiche che mi ha presentato il mese di settembre scorso.

 

In tutta sincerità mi sarei aspettato molto di più da Come creare un mame da una talea di Olmo cinese (1a parte, 2da parte y 3a parte).

 

Non mi ha invece sorpreso l’articolo legato a un classico del bonsai:La potatura serve per dare al bonsai la forma desiderata. Un articolo che è la prova di come certi argomenti suscitano interesse e di come non è sbagliato prenderli in considerazione.

 

1.- La mia collezione personale de vasi e sottovasi per bonsai (2a parte).

2.- La mia collezione personale de vasi e sottovasi per bonsai (1a parte).

3.- Il Pino Silvestre come bonsai (2a parte).

pino silvestre_thumb[2]ll pino silvestre occupa un vastissimo areale che va dagli Appennini, all'Europa del nord sino all'Asia nord-orientale. Si tratta di una pianta eliofila che sopporta climi rigidi e aridità del suolo. Frugale vegeta su qualsiasi substrato, ha rapido accresci mento e può raggiungere i 40 metri di altezza. Il legno di questa specie, soprattutto nella sua varietà scozzese, chiamata Scots pine o pino della Caledonia, è di ottima qualità; presenta alburno biancastro e durame rossastro, è resistente e facile da lavorare; particolare è il viraggio della vegetazione di quest' ultimo, che ha un colore tendente all'azzurro intenso, molto affascinante soprattutto nel periodo invernale nonché corteccia più liscia rispetto al nostro pino silvestre.

4.- Il Pino Silvestre come bonsai (1a parte).

pino_silvestreIl periodo migliore per la raccolta in natura è sicuramente la primavera,all'allungarsi delle candele, prima del loro schiudersi, avendo l'accortezza di proteggere le radici con stracci umidi, in quanto è già motivo di soddisfazione riuscire a raccogliere materiali senza zolla ma con numerosi capillari, che vanno pertanto trattati con grande cura e mantenuti umidi fino alla posa in vaso. Un substrato costituito da pomice o pozzolana di granulometria media risulta essere ideale per un buon attecchimento, umidificando spesso la chioma con acqua a basso contenuto calcareo con l'aggiunta di fitostimolanti e ponendo sopra al substrato un piccolo strato di sfagno sminuzzato che permette di mantenere un grado di umidità ideale per il buon esito dell'attecchimento.

5.- La potatura serve per dare al bonsai la forma desiderata.

La potatura serve per dare al bonsai la forma desiderata, definisce la struttura del bonsai, si eliminano i rami non necessari, o con dei difetti e si crea spazio tra foglie e rami per consentire a tutta la pianta di ricevere aria e luce. Nella potatura di impostazione si lasciano dei rami non necessari per aumentare il vigore di alcune zone o per fare ingrossare il tronco. Per equilibrare il vigore dei rami si potano i rami forti e si lasciano crescere quelli deboli, generalmente il vigore maggiore dei rami è verso l'apice e nei rami più alti, controllando le gemme in inverno si può determinare la zona più forte ( gemma grande più vigore, gemma piccola meno vigore).

6.- Come accorciare I tempi: In termini di tempo, il bonsai è lento.

II ginepro comune (Junìperus communis) cresce sia in terreni acidi che calcarei. Questo soggetto ha una forma notevole ed è il tipico materiale che si può trovare in natura: la sua altezza di circa 1 metro e mezzo lo rende inadatto alla coltivazione bonsai.
In termini di tempo, il bonsai è lento: il pro­cedimento per creare un albero piacevole può richiedere decenni. Bisogna pensare in termini di anni e stagioru vegetative piuttosto che in mesi o giorni. In un certo senso, ciò è tipicamente orientale dal momento che in quella cultura tutti ac­cettano che certe cose semplicemente non possono essere fatte più in fretta.

7.- Azalea, bonsai del portamento elegante e dalla fioritura spettacolare.

AZALEA (Rhododendron)

L’Albero delle rose (rhododendron) è il nome in latino di questo bonsai dal portamento elegante e dalla fioritura spettacolare.

Le specie esistenti sono centinaia, con variazioni notevoli di struttura e di colore dei fiori, ma tutte sono adatte alla coltivazione a bonsai.

Infatti, la splendida fioritura, le piccole foglie, il tronco rugoso con le radici di base (nebari) che si allargano a raggiera, sono qualità che permettono di realizzare in pochi anni, degli esemplari di notevole effetto.

8.- In Giappone, il Prunus mume è da sempre considerato un grande portafortuna, da regalare alla persona amata.

In Giappone, il Prunus mume è da sempre considerato un grande portafortuna, da regalare alla persona amata. La sua meravigliosa fioritura sui rami ancora nudi, che può essere bianca, o fuxia, appare come d’incanto in gennaio-febbraio, quando la natura circostante è ancora immersa nel lungo sonno invernale.
Grazie alla corteccia scura, aspra e irregolare, in pochi anni assume l’aspetto di un albero centenario, facendo sembrare un vero prodigio l’apparizione dei suoi splendidi fiori. Pur essendo un albero da frutto, questo bonsai ha una buona resistenza agli attacchi dei parassiti, sia animali, sia vegetali; inoltre, è una essenza molto rustica, che può essere gestita anche dai bonsaisti meno esperti.

9.- Quercia, simbolo di forza e maestosità.

La quercia, fin dall’antichità, è citata come simbolo di forza, di maestosità e di lunga vita.

In effetti, il bonsai di Quercia irradia una senzazione di potenza e vigoria, che poche altre piante riescono a trasmettere. Il tronco è robusto e squamato, i rami sono potenti e affusolati, mentre le foglie, alterne e dentate, possono resistere anche due anni prima di cadere; infine, la produzione delle ghiande evoca nell’osservatore dolci ricordi giovanili. Le specie di questa famiglia sono moltissime ( Farnia, Rovere, Cerro, Leccio, Sughera, ecc.) ma in questo capitolo parleremo della Roverella. Questa pianta, che deve il suo nome (Quercus pubescens) alla microscopica peluria presente sulla pagina inferiore delle foglie, in natura vegeta benissimo sia nel caldo della Sicilia, sia nel freddo delle Alpi, fino ai 1500 metri di altitudine; sopporta i terreni calcarei e resiste molto bene alla siccità. Le doti di resistenza appena elencate, unite all’aspetto maestoso ed affascinante, anno permesso a questa essenza di diventare una delle specie più utilizzate nella tecnica bonsai.

10.- Il meglio di Hobby Bonsai nel mese di Giugno 2013: i 10 articoli più cliccati.

AzaleaJaponica_02Le azalee sempreverdi del Lago Maggiore.

Arbusto d’origine orientale, adattatosi ai nostri climi sin dall’Ottocento, possiede oggi una vastissima offerta varietale, composta da differenti specie, da vecchie cultivar del lago e da recenti ibridi belgi ed americani.
E’ una pianta rustica, molto longeva, ed il suo apparato radicale ridotto è ideale per la coltivazione in vaso, ma splendida per la formazione di macchie policrome nei parchi e giardini. La produzione interessa arbusti accestiti, compatti e molto fioriferi, con una gamma cromatica assai ampia ed una miriade di variazioni intermedie, composte anche da variegature e marginature dei petali.

 

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Come creare un mame da una talea di Olmo cinese (4a parte).

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Per via dell'inverno non troppo rigido, insieme probabilmente a un lieve eccesso di concimazione, la piantina ha tenuto le foglie anche d'inverno invece di spogliarsi come gli anni scorsi. E' rimasta comunque immobile fino a fine Febbraio, quando hanno cominciato a gonfiarsi le gemme, per cui ho deciso di intervenire e rinvasare.


Prima di tutto ho potato il lungo ramo di sacrificio (anche se l'ho lasciato un pelo più lungo del dovuto, sarà rifilato in un secondo momento) e ho potato anche gli altri rametti; poi ho tagliato via quasi tutte le foglie lasciandone giusto una o due in cima ai rametti, in modo da muovermi meglio per la filatura; quindi ho appunto applicato il filo e ho rimesso meglio in posa la parte alta del tronchetto e direzionato bene gli altri rametti lasciati (eccetto il primo ramo basso). Che faticaccia, eheheheh! Ho usato filo da 1.2mm, 1mm e persino uno da 0.5mm (praticamente un capello di rame). Ecco il risultato:

come creare un mame da una talea di olm o cinese_03
Peccato che in foto non si vede bene, ma il primo e il secondo ramo stanno già prendendo forma presentando già una biforcazione, mentre più sù ci sono già un rametto di profondità e un rametto quasi sul fronte! Questi ultimi due danno molta tridimensionalità alla piantina, tuttavia non è detto che terrò proprio questi, magari li sostituirò con altri, vedremo, intanto mi occupo dei primi due più bassi.
Una volta fatta la filatura e impostazione, ho svasato la piantina. Le radici in un solo anno erano cresciute molto, la più lunga era lunga più di 80cm! Ancora non mi capacito di come potesse stare tutta in quel vasetto!
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Ho ovviamente potato le radici. Inoltre ho approfittato della manegevolezza della piantina fuori dal vaso per applicare un tirante al primo ramo basso, che aveva preso bene la forma ma si era leggermente rialzato rispetto a come l'avevo messo con la prima filatura dell'anno scorso. Ecco quindi una foto con le radici potate e il tirante per abbassare il primo ramo basso:
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Ecco un primo piano del tirante, dove si nota che lì dove il filo va a fare forza sul ramo ho messo come protezione un piccolo pezzettino di gomma (di camera d'aria di bicicletta):
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Tra le radici ce n'era una che non era diretta in modo corretto, dunque ho deciso di avvolgerla con un filo e direzionarla così nel modo corretto. Ecco il particolare:
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Ho messo volutamente il filo non aderente alla radice ma molto molto lasco, lento. Infatti le radici si possono direzionare con diversi metodi (tiranti, forcine, filatura, ecc); se si decide di farlo con la filatura bisogna stare molto attenti e avvolgere il filo in modo molto molto lasco, perchè solitamente non si ha la possibilità di andare a togliere il filo prima di un intero anno, in occasione di un altro rinvaso, e in tutto quel tempo la radice molto facilmente può venire strozzata dal filo! Ecco perchè ho applicato il filo con spire così larghe. Ad ogni modo la radice è abbastanza superficiale, dunque avrò modo di controllare fra qualche mese se il filo comincia a segnarla scavando leggermente.


Ecco dunque l'aspetto finale della piantina che, come avevo detto, per questa volta ho rimesso nello stesso vaso:

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Per il rinvaso ho usato lapillo come strato di drenaggio, e per il resto un mix di pomice, ghiaino spezzettato e un po' di TU.


Sono molto soddisfatta del risultato! E' stato molto faticoso fare queste operazioni chirurgiche, ma è andato tutto bene.


Ah, ovviamente, come già detto, il moncone del vecchio tronco non fa parte del disegno finale, l'ho lasciato per ancorarci i fili (utilissimo!). In futuro però lo eliminerò, quindi posto una foto ritoccata in cui ho cancellato col Photoshop il moncone in questione (lì dove indica la freccia), in modo che si percepisca la struttura vera della piantina:
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Questa invece è una foto fatta dal lato destro, per farvi vedere il movimento del tronco visto lateralmente:
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Il fronte ovviamente è quello indicato dalla direzione della freccia. Come si vede in questa foto laterale, e ho evidenziato con la linea tratteggiata, il tronchetto visto dal fronte va verso il retro per il primo tratto, per poi riportarsi verso il fronte nella parte apicale, e questo (eccetto che per alcuni particolari stili come l'eretto formale) è un concetto valido in generale nel bonsai: il tronco deve presentare un leggera concavità verso il fronte in modo che l'apice sia portato verso l'osservatore, è un gioco di prospettive che migliora l'aspetto del bonsai.

Marzo 2013: i nuovi germogli:
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Inizio Aprile 2013: germogli in allungamento:
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Come già detto, non è il caso di cimare quando i germogli sono a questo stadio, erbacei e con le foglie ancora tenere e verde chiaro, perchè ancora non hanno cominciato a sintetizzare sostanze e quindi a far accumulare nuove energie alla pianta che fino a questo momento, invece, ha sfruttato le energie accumulate precedentemente per far aprire le gemme e allungare i germogli.
Fine Aprile 2013: i rametti nuovi, lasciati allungare indisturbati:
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Inizio Giugno 2013: ed ecco la piantina con rametti e foglie maturi, pronta per un altro step:
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Come creare un mame da una talea di Olmo cinese (5a e ultima parte)

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Quest'ultima foto mi dà l'occasione di sottolineare che, mentre un bonsai è in costruzione, può non avere la forma e le proporzioni del disegno finito. Dovendo per esempio lasciar allungare i nuovi rametti, è normale che la chioma risulti in breve tempo sovradimensionata e disordinata, ma questo non è un problema, non bisogna avere fretta di vedere subito il nostro alberello delle dimensioni definitive! Solo quando il lavoro sarà più o meno terminato si avrà più cura di mantenere la chioma in proporzione, tuttavia anche a quel livello ci saranno sempre dei periodi in cui i rametti si fanno crescere un po' e andare fuori forma, per poi cimare e riportare i palchi in forma. Inoltre, ogni tanto anche a bonsai finito è necessario lasciar crescere rami di sacrificio, che temporaneamente usciranno decisamente dalla silhouette della chioma, come ho già accennato. In definitiva un bonsai, anche quando è finito, non può essere "perfetto" per tutto l'anno e/o tutti gli anni.

 

Ecco i passaggi di questo step di fine primavera (inizio Giugno 2013). Prima di tutto ho dato una potatina a tutti i rametti tenendomi per il momento un po' più lunga del necessario, ed ecco come si presentava la pianta:

come creare un mame da una talea di olm o cinese_04
Il filo stava leggermente incidendo i rametti, per cui era proprio ora di toglierlo. Tolto il filo ho visto con piacere che i rametti tenevano la forma che gli avevo dato. Ecco come si presentava l'olmetto una volta tolto il filo:
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Prima di procedere con la chioma, ho tolto uno strato superficiale di terriccio, per andare a controllare lo stato della radice che avevo filato a Febbraio. Durante il rinvaso di fine inverno infatti avevo avvolto una piccola radice con un filo per dargli una direzione e un andamento migliore, e avevo avvolto questo filo in modo molto lasco affinchè la radice non venisse strozzata in poco tempo (intervento di cui avevo postato foto e descrizione). Ora sono andata a controllare e questo è quello che ho trovato:
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Il filo è ancora piuttosto largo rispetto alla radicina, dunque ho deciso di lasciarlo ancora per qualche altro mese.


A proposito di radici, vi faccio notare come la base della piantina che si vede bene nell'ultma foto, nelle precedenti era un po' interrata, e a fine lavorazione l'ho interrata di nuovo: per il momento, finchè la pianta è in vaso da coltivazione, preferisco così, poi abbasserò il livello del terreno in modo che si veda la base quando rinvaserò nel vasetto da mame.


Per quanto riguarda la ramificazione, primo e secondo ramo hanno assunto la forma che volevo, ma ora c'era da filare e direzionare la ramificazione secondaria su essi, per cominciare a dare una forma ai palchi.
Questa volta ho usato il filo di alluminio da 1mm.
Ecco il particolare della filatura di un secondario sul primo ramo (siamo sul primo ramo basso, lo vedete a destra invece che a sinistra perchè la foto è fatta dal retro):

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Poi ho filato un altro secondario sul primo ramo basso, e poi anche un secondario sul secondo ramo, che ho mandato verso il retro per farne un palco di profondità, come spero si veda e si capisca in questa foto (lo vedete sulla destra, che va un po' verso il basso e verso il retro della pianta):
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Come si nota dalle foto precedenti, anche questa volta ho ancorato i fili al moncone che ho lasciato apposta per questo scopo, e devo dire che è utilissimo! Il prossimo inverno però credo che lo toglierò.


Notare anche che man mano che sistemavo i rametti li ho anche accorciati ancora un po' (inizialmente li avevo lasciati di proposito un po' lunghi).


Poi ho filato un altro secondario del secondo ramo, e con lo stesso filo, salendo per il tronchetto, sono andata a filare anche il terzo rametto primario, che viene quasi verso il fronte. Nella foto precedente lo vedete in alto a sinistra, quello un po' più grossetto, e come vedete andava verso l'alto. L'ho filato e abbassato, e questa è una foto del particolare, la foto però è presa lateralmente (dal lato destro) e non dal fronte, in modo che si vedesse meglio:

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In quest'ultima foto in pratica si vede il terzo rametto primario che va verso il fronte (in alto a sinistra nella foto), e il ramo di profondità che va verso il retro di cui ho parlato prima (in basso a destra nella foto).


Ricapitolando, in questo step ho fatto filatura e impostazione dei secondari del primo e secondo ramo primario, nonchè del terzo ramo primario.


Ecco una foto del risultato finale, in cui ho tolto con Photoshop il moncone di ancoraggio per i fili, in modo che non disturbasse l'aspetto d'insieme:

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Come al solito in foto sembra tutto più schiacciato, ma la chioma dal vivo è molto tridimensionale, sia sul primo che sul secondo ramo si stanno già formando i palchetti belli allargati, con diverse ramificazioni secondarie aperte più o meno come le dita di una mano aperta. A me piace molto come sta venendo!
Per dare un minimo di idea tridimensionale metto un'altra foto presa un po' dall'alto e di lato:
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Ultima osservazione: in queste ultime foto non avevo ancora reinterrato la base, per cui si può vedere finalmente l'aspetto della piantina compresa la parte bassa del tronco e la partenza delle radici (nebari), un po' come sarà nel vaso definitivo.
Prossimi interventi: ora dovrebbero spuntare nuovi germogli dalle gemme sotto le foglie; li farò crescere un po' ma non troppo, dovrò cimarli presto, non devo far prendere diametro ma devo creare ramificazioni, ma la piantina è in salute ed è adeguatamente concimata, e quindi è preparata per questo tipo di intervento. Col prossimo aggiornamento vedremo se tutto è andato come previsto!


Metà Giugno 2013: come previsto, in breve tempo si sono aperte tutte le gemme sotto le foglie che avevo lasciato!
Questo è un particolare del primo ramo basso:
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Ed ecco i nuovi germogli sul secondo ramo:
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1 Luglio 2013: dopo aver fatto crescere un po' i nuovi germogli, come avevo detto anticipatamente li ho cimati abbastanza presto, senza farli ingrossare troppo, e questo è il risultato ottenuto:
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Ancora la ramificazione è appena accennata, ma con questa potatura la chioma ha più o meno la dimensione di come sarà la chioma definitiva, e quindi si comincia a intuire l'aspetto finale. In verità il bonsai ora appare un po'"infossato" ma è comprensibile, visto che come ho già spiegato in passato la base ora è un po' interrata.

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Le foglie del Kaede (acero tridente) richiamano le zampe palmate di un rospo.

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Le Aceraceae sono una piccola famiglia caratterizzata da un centinaio di specie arboree ed arbustive. Ampiamente distribuite nelle regioni temperate dell'emisfero boreale, sono per la maggior parte a foglia caduca. Sebbene molte presentino foglie palmate, esse possono essere semplici e caduche o composte addirittura da 15 lobi.

 

Anche il tessuto della corteccia è piuttosto vario. I fiori sono riuniti in grappoli, spesso unisessuali, e generalmente producono un frutto costituito da due parti. Circa sessanta sono le specie diffuse in Europa, ma in arte bonsai sono quelle originarie del Giappone le più conosciute e coltivate, per la bellezza e la varietà di forme e colori, fra cui l'Acer palmatum e l'Acer buergerianum. (

acero tridente

Il bonsai.

Il suo nome giapponese "Kaede", significa "mano di rospo" e in effetti le sue caratteristiche foglie a forma di tridente richiamano le zampe palmate di un rospo. Con il suo tronco eretto dalla corteccia marrone chiaro, che invecchiando si sfoglia, questa pianta è particolarmente suggestiva in autunno, quando le sue foglie assumono vivaci tinte aranciate. È piuttosto adatta alla coltivazione a bosco. Si tratta di una specie robusta, generalmente in grado di resistere al freddo quanto al caldo. È longeva come essenza coltivata a bonsai, inoltre è facile da modellare e risponde bene alle tecniche di coltivazione.

 

Esposizione.

Come già accennato, si tratta di una pianta piuttosto resistente sia nei confronti del caldo che del freddo. Comunque, per non danneggiare il suo splendido fogliame, è bene proteggerla dai raggi solari estivi più intensi, mentre non va sottratta da un’esposizione totale al sole in autunno, poiché così si intensifica la colorazione del fogliame. In inverno, nonostante tolleri bene le basse temperature, è meglio riparare l’apparato radicale dalle gelate.

 

Annaffiatura.

La regola comune dell’annaffio che indica di bagnare ogni qualvolta il terreno risulta asciutto al tatto, è ideale anche nel caso dell’Acero, considerando però che nei periodi più caldi e in presenza di forte vento, bisogna intervenire con maggior frequenza. Spesso, infatti, in questi casi il terreno rischia di rimanere completamente asciutto. È bene inoltre tener presente che sia la mancanza, sia l’eccesso d’acqua possono creare gravi scompensi alla pianta. Più precisamente la mancanza d’acqua provoca l’afflosciamento delle foglie ed una crescita stentata; l’eccesso causa invece un annerimento delle foglie nella parte apicale.

 

Terreno.

Per quanto riguarda il composto, quello ideale deve essere poroso e in grado di trattenere sufficiente umidità, senza però infradiciarsi. Un terriccio che possiede tutte queste caratteristiche è quello costituito da akadama (50%), sabbia (20%) e terriccio (30%).

 

Rinvaso.

Ogni anno per i giovani Aceri, ogni 2/3 anni per quelli adulti. Si effettua in primavera quando le gemme iniziano a gonfiarsi, ma prima che compaiano le foglie.

 

Potatura.

Il periodo migliore per effettuare una potatura selettiva dei rami dell’Acero è l’inverno, poiché essendo privo di foglie è possibile osservarne con più chiarezza la struttura completa, inoltre non si rischiano perdite di linfa visto che la pianta è a riposo. Soprattutto i rami grossi vanno sempre potati in inverno: se si intervenisse durante il periodo di crescita, anche l’applicazione di pasta cicatrizzante non riuscirebbe ad arrestare la fuoriuscita di linfa. Per quanto riguarda la potatura di sfoltimento è bene tener presente che le gemme degli Aceri appaiono in coppia, una su ciascun lato del ramo. Mediante la selezione delle gemme e la potatura appropriata dei rami, la nuova germogliazione rispetterà la direzione della gemma scelta. Seguendo un buon schema, sulla base della direzione del ramo principale, i rami secondari e terziari non devono incrociarsi, ma formare una densa e completa rete orizzontale. Una volta formata la fronda, che si ottiene in circa 5 anni, ogni 4-5 anni è necessario potare l’albero energicamente per mantenerne la dimensione e il disegno.

 

Pinzatura.

In primavera quando si sono sviluppati i nuovi germogli, si pinza lasciando solo 1 o 2 paia di foglie. Se non si intervenisse in questo periodo, i germogli si svilupperebbero liberamente con internodi lunghi, dando luogo ad una crescita disordinata, esteticamente sgradevole. La cimatura dovrà proseguire durante tutto il periodo di crescita, con frequenza minore per i rami bassi, che è bene rimangano più lunghi. Sugli esemplari giovani è consigliabile defogliare ogni 2 anni, in maggio/giugno, eliminando tutte le foglie, ma mantenendo il picciolo.

 

Avvolgimento.

Bisogna premettere che a causa della delicata corteccia dell’Acero, la modellatura si ottiene soprattutto attraverso la potatura, quindi l’avvolgimento va applicato solo in casi di assoluta necessità. Il filo, a causa del rapido ritmo di crescita di questa specie, non deve mai rimanere per più di due mesi. Il periodo migliore per avvolgere è la primavera, poiché in inverno, nonostante ci sia una maggiore visibilità della struttura, lo scorrimento della linfa è rallentato, per cui rami e tronco sono poco flessibili e rischierebbero di spezzarsi.

 

Concimazione.

Da aprile all'inizio di luglio, somministrare ogni 15 giorni il Concime Liquido Organico Bonsan insieme al Concime Stimolante Bonsan, oppure, una volta al mese, Bonsan Concime Solido Organico Hanagokoro più il Concime Stimolante Bonsan. Dalla fine di agosto ad ottobre fertilizzare ogni 15 giorni con Concime Liquido Organico Bonsan o con Bonsan Concime Solido Organico Hanagokoro. Due volte all'anno (in autunno e a fine inverno) somministrare Bonsan Concime Solido Organico Hanagokoro; 3-4 volte all'anno è opportuno intervenire anche con la Soluzione Curativa Minerale Bonsan. Per stimolare la radicazione, utilizzare Concime Fluido Organico Minerale con vitamine B Bonsan al posto del Concime Liquido Organico Bonsan.

 

Patologie.

Gli agenti patogeni che si riscontrano più spesso su questa specie sono afidi, ragnetto rosso e oidio. Gli attacchi generalmente si verificano tra la primavera e l’inizio dell’autunno. Nel caso degli afidi si procede applicando aficida specifico ogni 10 giorni, effettuando almeno 3 interventi. Per prevenire la formazione del ragnetto rosso, è bene mantenere la pianta in un ambiente ventilato: in caso di attacco intervenire con acaricida.

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L’acero palmato è particolarmente apprezzato per le sue continue e spettacolari trasformazioni.

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Le Aceraceae sono una piccola famiglia caratterizzata da un centinaio di specie arboree ed arbustive. Ampiamente distribuite nelle regioni temperate dell'emisfero boreale, sono per la maggior parte a foglia caduca. Sebbene molte presentino foglie palmate, esse possono essere semplici e caduche o composte addirittura da 15 lobi. Anche il tessuto della corteccia è piuttosto vario. I fiori sono riuniti in grappoli, spesso unisessuali, e generalmente producono un frutto costituito da due parti. Circa sessanta sono le specie diffuse in Europa, ma in arte bonsai sono quelle originarie del Giappone le più conosciute e coltivate, per la bellezza e la varietà di forme e colori, fra cui l'Acer palmatum e l'Acer buergerianum. Si tratta di una specie robusta, generalmente in grado di resistere al freddo quanto al caldo. È longeva come essenza coltivata a bonsai, inoltre è facile da modellare e risponde bene alle tecniche di coltivazione.

acero_palmato

Il bonsai.

Questa pianta ornamentale giapponese dalla lunga tradizione è particolarmente apprezzata per le sue continue e spettacolari trasformazioni che seguono il ritmo delle stagioni: dal momento dei teneri germogli primaverili allo splendore rigoglioso del fogliame durante l'estate, fino al magnifico rosso fuoco delle sue foglie in autunno. Non meno interessante è quando, dopo la caduta delle foglie, mostra la sua elegante silhouette e la finissima e inconfondibile ramificazione. Si tratta di una specie robusta, generalmente in grado di resistere al freddo quanto al caldo. È longeva come essenza coltivata a bonsai, inoltre è facile da modellare e risponde bene alle tecniche di coltivazione. L'Acer palmatum è coltivato in tantissime varietà, tra cui l'Acer palmatum "Kiyohime", l'Acer palmatum "Deshojo", l'Acer palmatum "Seigen", ed è sicuramente un albero che non può mancare in una collezione.

 

Esposizione.

Come già accennato si tratta di una pianta piuttosto resistente sia nei confronti del caldo che del freddo. Comunque, per non danneggiare il suo splendido fogliame, è bene proteggerla dai raggi solari estivi più intensi, mentre non va sottratta da un’esposizione totale al sole in autunno, poiché così si intensifica la colorazione del fogliame. In inverno, nonostante tolleri bene le basse temperature, è meglio riparare l’apparato radicale dalle gelate.

 

Annaffiatura.

La regola comune dell’annaffio che indica di bagnare ogni qualvolta il terreno risulta asciutto al tatto, è ideale anche nel caso dell’Acero, considerando però che nei periodi più caldi e in presenza di forte vento, bisogna intervenire con maggior frequenza. Spesso, infatti, in questi casi il terreno rischia di rimanere completamente asciutto. È bene inoltre tener presente che sia la mancanza, sia l’eccesso d’acqua possono creare gravi scompensi alla pianta. Più precisamente la mancanza d’acqua provoca l’afflosciamento delle foglie ed una crescita stentata; l’eccesso causa invece un annerimento delle foglie nella parte apicale.

 

Terreno.

Per quanto riguarda il composto, quello ideale deve essere poroso e in grado di trattenere sufficiente umidità, senza però infradiciarsi. Un terriccio che possiede tutte queste caratteristiche è quello costituito da akadama (50%), sabbia (20%) e terriccio (30%).

 

Rinvaso.

Il trapianto va effettuato in primavera quando le gemme si gonfiano, ma prima della comparsa delle foglie; annualmente sulle piante più giovani, ogni 2/3 anni su quelle più mature.

 

Potatura.

Il periodo migliore per effettuare una potatura selettiva dei rami dell’Acero è l’inverno, poiché essendo privo di foglie è possibile osservarne con più chiarezza la struttura completa, inoltre non si rischiano perdite di linfa visto che la pianta è a riposo. Soprattutto i rami grossi vanno sempre potati in inverno: se si intervenisse durante il periodo di crescita, anche l’applicazione di pasta cicatrizzante non riuscirebbe ad arrestare la fuoriuscita di linfa. Per quanto riguarda la potatura di sfoltimento è bene tener presente che le gemme degli Aceri appaiono in coppia, una su ciascun lato del ramo. Mediante la selezione delle gemme e la potatura appropriata dei rami, la nuova germogliazione rispetterà la direzione della gemma scelta. Seguendo un buon schema, sulla base della direzione del ramo principale, i rami secondari e terziari non devono incrociarsi, ma formare una densa e completa rete orizzontale. Una volta formata la fronda, che si ottiene in circa 5 anni, ogni 4-5 anni è necessario potare l’albero energicamente per mantenerne la dimensione e il disegno.

 

Pinzatura.

In primavera quando si sono sviluppati i nuovi germogli, si pinza lasciando solo 1 o 2 paia di foglie. Se non si intervenisse in questo periodo, i germogli si svilupperebbero liberamente con internodi lunghi, dando luogo ad una crescita disordinata esteticamente sgradevole. La cimatura dovrà proseguire durante tutto il periodo di crescita, con frequenza minore per i rami bassi, che è bene rimangano più lunghi. Sugli esemplari giovani è consigliabile defogliare ogni 2 anni, in maggio/giugno, eliminando tutte le foglie, ma mantenendo il picciolo.

 

Avvolgimento.

Bisogna premettere che a causa della delicata corteccia dell’Acero, la modellatura si ottiene soprattutto attraverso la potatura, quindi l’avvolgimento va applicato solo in casi di assoluta necessità. Il filo, a causa del rapido ritmo di crescita di questa specie, non deve mai rimanere per più di due mesi. Il periodo migliore per avvolgere è la primavera, poiché in inverno, nonostante ci sia una maggiore visibilità della struttura, lo scorrimento della linfa è rallentato, per cui rami e tronco sono poco flessibili e rischierebbero di spezzarsi.

 

Concimazione.

Da aprile all'inizio di luglio, somministrare ogni 15 giorni il Concime Liquido Organico Bonsan insieme al Concime Stimolante Bonsan, oppure, una volta al mese, Bonsan Concime Solido Organico Hanagokoro più il Concime Stimolante Bonsan. Dalla fine di agosto ad ottobre fertilizzare ogni 15 giorni con Concime Liquido Organico Bonsan o con Bonsan Concime Solido Organico Hanagokoro. Due volte all'anno (in autunno e a fine inverno) somministrare Bonsan Concime Solido Organico Hanagokoro; 3-4 volte all'anno è opportuno intervenire anche con la Soluzione Curativa Minerale Bonsan. Per stimolare la radicazione, utilizzare Concime Fluido Organico Minerale con vitamine B Bonsan al posto del Concime Liquido Organico Bonsan.

 

Patologie.

Gli agenti patogeni che si riscontrano più spesso su questa specie sono afidi, ragnetto rosso e oidio. Gli attacchi generalmente si verificano tra la primavera e l’inizio dell’autunno. Nel caso degli afidi si procede applicando aficida specifico ogni 10 giorni, effettuando almeno 3 interventi. Per prevenire la formazione del ragnetto rosso, è bene mantenere la pianta in un ambiente ventilato: in caso di attacco intervenire con acaricida.

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Il Bambù viene normalmente impiegato per bonsai piccoli o medi.

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Specie originaria dell’Estremo Oriente, soprattutto Cina e Giappone, ultimamente si è diffusa in tutto il mondo. Le canne forti ed eleganti, presentano lunghe lame lanceolate che esibiscono foglie verde tenero. Molto spesso viene posta in giardino poiché, grazie alle sue particolari caratteristiche, riesce a creare una tipica e suggestiva atmosfera orientale.

 

Il bonsai.

Viene normalmente impiegato per bonsai piccoli o medi. La singola canna ha una vita massima di circa cinque/sei anni: se si vuole che il bonsai viva più a lungo, bisogna stimolare lo sviluppo di nuovi germogli che sostituiscano le canne che via via periscono. Nella formazione a bonsai è particolarmente indicato lo stile a bosco.

bambu

Esposizione.

A mezzombra dalla primavera all'autunno. In inverno va tenuto al caldo e quindi all’interno, vicinissimo ad una finestra (a meno di 1 metro).

 

Annaffiatura.

Almeno una volta al giorno, con maggiore frequenza per bonsai posti in contenitori bassi o su lastra. I Bambù amano l’umidità, purché sia garantito un buon drenaggio.

 

Terreno.

Il terriccio più indicato da utilizzare è la terra pronta della Linea Bonsan, con un buon drenaggio nel caso di vasi profondi.

 

Rinvaso.

È necessario ogni due/tre anni tra maggio e settembre.

 

Potatura.

Le specie nane necessitano di una potatura aggressiva all’inizio della primavera.

 

Pinzatura.

È bene pinzare continuamente l’apice dei germogli prima che si aprano, al fine di mantenere il bonsai compatto.

 

Avvolgimento.

Non è necessario per questa specie: si forma con le potature.

 

Concimazione.

Alla ripresa vegetativa (marzo-aprile) concimare ogni 8-10 giorni abbinando il Concime Bonsan ad Azione Stimolante al Concime Liquido Organico Bonsan. Da aprile a settembre concimare ogni 8-10 giorni con Concime Liquido Organico Bonsan oppure ogni 15-20 giorni con Bonsan Concime Solido Organico Aburukasu, evitando i mesi di luglio e agosto. Da settembre a febbraio utilizzare ogni 15-20 giorni il Concime Liquido Organico Bonsan. Per stimolare la radicazione, utilizzare Concime Fluido Organico Minerale con vitamine B Bonsan al posto del Concime Liquido Organico Bonsan.

 

Patologie.

È soggetto a cocciniglia e afidi.

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I bonsai di Bosso più pregiati sono quelli provenienti dall'isola di Formosa.

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Appartiene alla famiglia delle Buxaceae ed è originario dell’Estremo Oriente e delle coste mediterranee. Si tratta di un arbusto decorativo con ampia ramificazione sempreverde, utilizzato per siepi e bordure nei giardini. Nella varietà harlandii raggiunge anche i 12-13 metri di altezza. Di questa essenza ne esiste una varietà nana, ideale per l’educazione a bonsai d’interno. Grazie alle foglie piccole ed alla crescita lenta si presta in modo particolare per la modellatura in forma shohin.

 

Il bonsai.

Originario dell'Estremo Oriente, questo arbusto ornamentale con ampia ramificazione sempreverde, è apprezzato soprattutto per la sua bella corteccia, il cui colore e disegno conferiscono alla pianta una interessante sensazione di vetustà. Il Bosso, che viene chiamato "Golden yellow" per il suggestivo colore dorato delle sue foglie in inverno, è molto amato anche per i suoi fiori delicatamente profumati. I bonsai più pregiati sono quelli provenienti dall'isola di Formosa. È adatto soprattutto alla modellatura in stile eretto informale e a bosco.

bosso

Esposizione.

Quando collocato all'interno, va posizionato molto vicino ad una finestra, ma possibilmente lontano da fonti di calore. Da maggio a settembre l'ideale è esporlo all'esterno a mezzombra.

 

Annaffiatura.

Durante l'estate bagnare abbondantemente, in inverno ridurre le annaffiature tenendo conto delle caratteristiche dell'ambiente. Se si utilizza l'acqua corrente, si consiglia l'uso del Decalcificante Bonsan per neutralizzarne i sali nocivi.

 

Terreno.

Il composto più adeguato è costituito da: 60% akadama, 30% terra pronta e 10% sabbia di fiume.

 

Rinvaso.

Va effettuato preferibilmente in aprile-maggio.

 

Potatura.

È possibile potare i rami a 5 o 6 foglie fino alla fine di agosto. Si effettua una potatura estiva leggera dopo la fioritura.

 

Pinzatura.

È importante pinzare i nuovi germogli nei mesi di agosto, settembre ed ottobre.

 

Avvolgimento.

Questa operazione può essere effettuata durante tutto l’arco dell’anno, purché si lasci il filo solo per brevi periodi. Per evitare di incidere la corteccia il filo va accuratamente rivestito con della carta adesiva per fioristi, inoltre va controllato frequentemente per evitare che non stringa troppo rami e/o il tronco.

 

Concimazione.

Alla ripresa vegetativa (marzo-aprile) concimare ogni 8-10 giorni abbinando il Concime Bonsan ad Azione Stimolante al Concime Liquido Organico Bonsan. Da aprile a settembre concimare ogni 8-10 giorni con Concime Liquido Organico Bonsan oppure ogni 15-20 giorni con Bonsan Concime Solido Organico Aburukasu, evitando i mesi di luglio e agosto. Da settembre a febbraio è opportuno utilizzare ogni 15-20 giorni, il Concime Liquido Organico Bonsan. Per stimolare la radicazione, utilizzare Concime Fluido Organico Minerale con vitamine B Bonsan al posto del Concime Liquido Organico Bonsan.

 

Patologie.

È soggetto ad afide e ragnetto rosso.

 

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Appare evidente che l’interesse bonsaistico rivolto alla camelia sia legato soprattutto alla sua spettacolare fioritura.

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Controversa ed incerta è l’etimologia di questo splendido albero sempreverde appartenente alla famiglia delle Theaceae, che cresce spontaneo in Corea e Giappone. Alcuni sostengono che la parola Camellia sia stata coniata in onore del gesuita italiano Padre Camelli, l’artefice pare della sua introduzione in Europa nella prima metà del XVIII secolo, mentre altri attribuiscono la sua denominazione ad un certo Giorgio Giuseppe Kamel, anch’egli gesuita, che l’avrebbe introdotta in Europa, nel 1730, di ritorno da un viaggio in Asia.

 

Malgrado vi siano notizie contrastanti relative alla sua introduzione nel nostro continente si può, invece, affermare con certezza l’importanza ottenuta dalla Camellia, in brevissimo tempo, nella floricoltura europea in cui è presente con centinaia di varietà. Tra i fautori della produzione di questa vasta gamma di varietà sono sicuramente da ricordare i floricoltori del nostro Paese tant’è che molte di esse portano nomi italiani.

camelia

Morfologicamente si tratta di piante legnose sempreverdi ad aspetto arboreo o anche arbustivo.

 

Sono caratterizzate da legno compatto e molto duro e da una corteccia liscia e grigia. Le foglie sono persistenti, alterne, spicciolate, più o meno coriacee, lisce e glabre, dentate di color verde cupo lucente sulla pagina superiore e verde chiaro-opaco su quella inferiore. I fiori sono grandi, sessili o peduncolati, ascellari o terminali, usualmente solitari e appaiono sui rami di un anno. Il frutto è una capsula coriacea e quasi legnosa, non deiscente, con semi solitari nelle logge per l’aborto di molti ovuli.

 

Le specie ammontano a non più di una quindicina e la loro fama non è solo collegata alle già menzionate qualità decorative sia come pianta, sia come fiore reciso ma, oltrepassando i confini dell’estetica, si può scoprire la sua grande importanza nella produzione del tè. In particolare è la specie chiamata Camellia sinensis la pianta da cui si ricava la bevanda più famosa del mondo: essa sostiene una fiorente attività agricola, che partendo prevalentemente dal mercato cinese, si è diffusa dapprima nei paesi vicini, India, Indonesia, Giappone, ecc. e successivamente in Europa, dove ha avuto un immediato e grandissimo successo.

 

Il bonsai.

Appare evidente che l’interesse bonsaistico rivolto a questa specie sia legato soprattutto alla sua spettacolare fioritura. Vanno comunque considerate anche le altre importantissime caratteristiche che la Camellia possiede e che sono apprezzabili in un bonsai: la foglia piccola, la chioma folta e gli internodi corti. La forma ridotta, inoltre, permette di apprezzare maggiormente il carattere e le peculiarità di ciascuna specie, rispetto a quelle in natura. Fra le varietà più amate vi è senz’altro la Camellia sasanqua che è anche la più piccola e compatta. Nonostante i tanti fattori positivi a cui occorre aggiungere una grande facilità di formazione, i bonsai di Camellia sono piuttosto rari. Chi invece si occupa della sua coltivazione viene ripagato da un’indiscussa bellezza e da una seducente semplicità, caratteristiche difficili da trovare racchiuse in un'unica pianta. Gli stili a cui meglio si adatta sono: eretto formale, inclinato, cascata, due tronchi e ceppo comune, nelle dimensioni medie e grandi.

 

Esposizione.

La Camellia non tollera il clima rigido perciò in inverno è necessario proteggerla dal freddo, posizionandola in un luogo riparato, pur assicurandole una posizione fresca e luminosa con temperature fra i 5 e i 12° C. Da marzo a settembre si colloca all’esterno in un luogo ben aerato, ma riparato dal sole diretto soprattutto fra giugno e agosto.

 

Annaffiatura.

Poiché è una specie a foglia persistente, è indispensabile annaffiarla frequentemente anche nel periodo invernale, evitando però eccessi di umidità che causano l’ingiallimento e la caduta delle foglie. Nel momento in cui stanno per formarsi i boccioli le annaffiature andranno moderate. In estate si bagna abbondantemente, mantenendo una media umidità.

 

Terreno.

Il composto ideale è costituito da: kanuma 70%, terriccio universale 20% e sabbia 10%.

 

Rinvaso.

Trattandosi di una pianta con un buon vigore di crescita, è consigliabile applicare il trapianto con una certa frequenza, almeno ogni 2-3 anni. Il periodo ideale va dalla metà di aprile fino agli inizi di giugno, momento in cui la base dei nuovi germogli è matura e ben consolidata, ossia quando il germoglio è ancora verde per circa la metà, ma la base ha già assunto la tipica colorazione del legno. A quest’epoca le bianche radici si stanno sviluppando vigorosamente, pertanto si può trapiantare senza problemi. In occasione del rinvaso, i giovani germogli vanno accorciati a 1-2 nodi, sempre che alla base siano presenti le nuove gemme.

 

Potatura.

La formazione della Camellia, che vegeta con vigoria, si ottiene soprattutto tramite la potatura. È importante potare i rami superflui, che crescono in posizioni inadeguate, da dopo la fioritura sino alla fine di giugno. La procedura consiste nel togliere, alla fine della fioritura, i fiori appassiti compresi i calici, accorciando i rami a 1-2 nodi. È bene tener presente che, essendo una specie che fiorisce con facilità, allo scopo di migliorarne l'aspetto estetico, è consigliabile sfoltire le gemme da fiore, per conferirle una distribuzione più uniforme. Per riconoscere le gemme da fiore si consideri che sono leggermente più grandi e arrotondate rispetto a quelle da foglia.

 

Pinzatura.

La pinzatura è un’efficace tecnica di formazione, ma nel caso di piante giovani è meglio lasciar allungare i germogli per un certo periodo, in modo da ottenerne l’ingrossamento, prima di applicarla. Su esemplari maturi invece, la pinzatura, che si pratica da aprile fino a metà luglio, è un sistema indispensabile ai fini della formazione della struttura dei rami. Il modo migliore di agire è quello di lasciar crescere i germogli verdi fino a 5-10 cm di lunghezza, accorciandoli poi a 1-2 foglie utilizzando le dita o le pinzette. Se si interviene quando l’estremità è ancora folta e compatta, si ottengono rami con internodi corti. Sui nodi lasciati si formeranno successivamente le gemme da fiore. Sulla Camellia si può applicare efficacemente anche la defogliazione, fra la fine di giugno e l’inizio di luglio. Si applica generalmente una defogliazione totale alternata ad anni di coltivazione “normale”.

 

Avvolgimento.

Si applica soprattutto sui rami lunghi, che vanno avvolti e piegati verso il basso. Si tenga presente che la corteccia della Camellia è molto morbida e anche usando il filo di alluminio ramato, anziché di rame, si può rischiare di segnarla, è bene quindi, ricoprire sempre il filo, ad esempio, con della carta adesiva. A causa della sua rapida crescita, non è possibile lasciare il filo sull’albero troppo a lungo: si consiglia di controllare quotidianamente l’avvolgimento, rimuovendo il filo non appena inizia ad incidere la corteccia.

 

Concimazione.

Alla fine della fioritura, dopo la potatura, somministrare Concime Stimolante Bonsan unito a Concime Organico Liquido Bonsan per 3 volte ogni 8-10 giorni. Negli altri periodi utilizzare Bonsan Concime Solido Organico Hanagokoro ogni 15-25 giorni escludendo il periodo di luglio e agosto. Due volte all'anno (in autunno e a fine inverno) somministrare Bonsan Concime Solido Organico Hanagokoro; 6-8 volte all'anno è opportuno anche intervenire con la Soluzione Curativa Minerale Bonsan. Per stimolare la radicazione, utilizzare Concime Fluido Organico Minerale con vitamine B Bonsan al posto del Concime Liquido Organico Bonsan.

 

Patologie.

Non si tratta di una specie particolarmente soggetta a malattie, l’unica vera minaccia è rappresentata dalla cocciniglia. In presenza di questa patologia è bene intervenire con i comuni prodotti antiparassitari. Fra i più efficaci vi sono il Confidor e il Bayteroid della Bayer. Si applicano almeno tre trattamenti, utilizzando le dosi consigliate sull’etichetta, a distanza di dieci giorni uno dall’altro.

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Il meglio di Hobby Bonsai nel mese di Dicembre 2013: i 10 articoli più cliccati.

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1.- Appare evidente che l’interesse bonsaistico rivolto alla camelia sia legato soprattutto alla sua spettacolare fioritura.

Appare evidente che l’interesse bonsaistico rivolto alla camelia sia legato soprattutto alla sua spettacolare fioritura.

Controversa ed incerta è l’etimologia di questo splendido albero sempreverde appartenente alla famiglia delle Theaceae, che cresce spontaneo in Corea e Giappone. Alcuni sostengono che la parola Camellia sia stata coniata in onore del gesuita italiano Padre Camelli, l’artefice pare della sua introduzione in Europa nella prima metà del XVIII secolo, mentre altri attribuiscono la sua denominazione

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2.- I bonsai di Bosso più pregiati sono quelli provenienti dall'isola di Formosa.

I bonsai di  Bosso più pregiati sono quelli provenienti dall'isola di Formosa.

Appartiene alla famiglia delle Buxaceae ed è originario dell’Estremo Oriente e delle coste mediterranee. Si tratta di un arbusto decorativo con ampia ramificazione sempreverde, utilizzato per siepi e bordure nei giardini. Nella varietà harlandii raggiunge anche i 12-13 metri di altezza. Di questa essenza ne esiste una varietà nana, ideale per l’educazione a bonsai d’interno. Grazie alle foglie

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3.- Il Bambù viene normalmente impiegato per bonsai piccoli o medi.

Il Bambù viene normalmente impiegato per bonsai piccoli o medi.

Specie originaria dell’Estremo Oriente, soprattutto Cina e Giappone, ultimamente si è diffusa in tutto il mondo. Le canne forti ed eleganti, presentano lunghe lame lanceolate che esibiscono foglie verde tenero. Molto spesso viene posta in giardino poiché, grazie alle sue particolari caratteristiche, riesce a creare una tipica e suggestiva atmosfera orientale.   Il bonsai. Viene normalmente

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4.- L’acero palmato è particolarmente apprezzato per le sue continue e spettacolari trasformazioni.

L’acero palmato è particolarmente apprezzato per le sue continue e spettacolari trasformazioni.

Le Aceraceae sono una piccola famiglia caratterizzata da un centinaio di specie arboree ed arbustive. Ampiamente distribuite nelle regioni temperate dell'emisfero boreale, sono per la maggior parte a foglia caduca. Sebbene molte presentino foglie palmate, esse possono essere semplici e caduche o composte addirittura da 15 lobi. Anche il tessuto della corteccia è piuttosto vario. I fiori sono

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5.- Le foglie del Kaede (acero tridente) richiamano le zampe palmate di un rospo.

Le foglie del Kaede (acero tridente) richiamano le zampe palmate di un rospo.

Le Aceraceae sono una piccola famiglia caratterizzata da un centinaio di specie arboree ed arbustive. Ampiamente distribuite nelle regioni temperate dell'emisfero boreale, sono per la maggior parte a foglia caduca. Sebbene molte presentino foglie palmate, esse possono essere semplici e caduche o composte addirittura da 15 lobi.   Anche il tessuto della corteccia è piuttosto vario. I fiori sono

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6.- Come creare un mame da una talea di Olmo cinese (5a e ultima parte)

Come creare un mame da una talea di Olmo cinese (5a e ultima parte)

Quest'ultima foto mi dà l'occasione di sottolineare che, mentre un bonsai è in costruzione, può non avere la forma e le proporzioni del disegno finito. Dovendo per esempio lasciar allungare i nuovi rametti, è normale che la chioma risulti in breve tempo sovradimensionata e disordinata, ma questo non è un problema, non bisogna avere fretta di vedere subito il nostro alberello delle dimensioni

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7.- Come creare un mame da una talea di Olmo cinese (4a parte).

Come creare un mame da una talea di Olmo cinese (4a parte).

Per via dell'inverno non troppo rigido, insieme probabilmente a un lieve eccesso di concimazione, la piantina ha tenuto le foglie anche d'inverno invece di spogliarsi come gli anni scorsi. E' rimasta comunque immobile fino a fine Febbraio, quando hanno cominciato a gonfiarsi le gemme, per cui ho deciso di intervenire e rinvasare. Prima di tutto ho potato il lungo ramo di sacrificio (anche se

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8.- Il meglio di Hobby Bonsai nel mese di Settembre 2013: i 10 articoli più cliccati.

Il meglio di Hobby Bonsai nel mese di Settembre 2013: i 10 articoli più cliccati.

Sono rimasto molto sorpreso delle statistiche che mi ha presentato il mese di settembre scorso.   In tutta sincerità mi sarei aspettato molto di più da Come creare un mame da una talea di Olmo cinese (1a parte, 2da parte y 3a parte).   Non mi ha invece sorpreso l’articolo legato a un classico del bonsai:La potatura serve per dare al bonsai la forma desiderata. Un articolo che è la prova di

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9.- Come creare un mame da una talea di Olmo cinese (3a parte).

Come creare un mame da una talea di Olmo cinese (3a parte).

Come si nota, la piantina ha già acquistato il suo carattere e l'impronta del futuro disegno è già evidente, anche se sono presenti solo il primo e il secondo ramo principale: le ramificazioni successive (terzo ramo, quarto ecc) si dovranno necessariamente creare in un secondo momento, perchè dovranno essere di diametro sempre più piccolo man mano che si sale verso l'apice. Il discorso è

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10.- Come creare un mame da una talea di Olmo cinese (2a parte).

Come creare un mame da una talea di Olmo cinese (2a parte).

Subito dopo ho potato anche le radici, che si erano sviluppate molto.   Purtroppo, come si nota anche in foto, ho trovato alla base della pianta tre radici principali un po' troppo grosse, ma l'olmo tende a fare queste radici cicciotte, quasi tuberose: con i prossimi interventi cercherò di eliminare le radici grosse e sostituirle con più radici ma più piccole, ma per questa volta le ho solo

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L’interesse bonsaistico rivolto alla Camellia è legato soprattutto alla sua spettacolare fioritura.

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Controversa ed incerta è l’etimologia di questo splendido albero sempreverde appartenente alla famiglia delle Theaceae, che cresce spontaneo in Corea e Giappone. Alcuni sostengono che la parola Camellia sia stata coniata in onore del gesuita italiano Padre Camelli, l’artefice pare della sua introduzione in Europa nella prima metà del XVIII secolo, mentre altri attribuiscono la sua denominazione ad un certo Giorgio Giuseppe Kamel, anch’egli gesuita, che l’avrebbe introdotta in Europa, nel 1730, di ritorno da un viaggio in Asia.

 

Malgrado vi siano notizie contrastanti relative alla sua introduzione nel nostro continente si può, invece, affermare con certezza l’importanza ottenuta dalla Camellia, in brevissimo tempo, nella floricoltura europea in cui è presente con centinaia di varietà. Tra i fautori della produzione di questa vasta gamma di varietà sono sicuramente da ricordare i floricoltori del nostro Paese tant’è che molte di esse portano nomi italiani.

camellia

Morfologicamente si tratta di piante legnose sempreverdi ad aspetto arboreo o anche arbustivo. Sono caratterizzate da legno compatto e molto duro e da una corteccia liscia e grigia. Le foglie sono persistenti, alterne, spicciolate, più o meno coriacee, lisce e glabre, dentate di color verde cupo lucente sulla pagina superiore e verde chiaro-opaco su quella inferiore. I fiori sono grandi, sessili o peduncolati, ascellari o terminali, usualmente solitari e appaiono sui rami di un anno.

 

Il frutto è una capsula coriacea e quasi legnosa, non deiscente, con semi solitari nelle logge per l’aborto di molti ovuli. Le specie ammontano a non più di una quindicina e la loro fama non è solo collegata alle già menzionate qualità decorative sia come pianta, sia come fiore reciso ma, oltrepassando i confini dell’estetica, si può scoprire la sua grande importanza nella produzione del tè. In particolare è la specie chiamata Camellia sinensis la pianta da cui si ricava la bevanda più famosa del mondo: essa sostiene una fiorente attività agricola, che partendo prevalentemente dal mercato cinese, si è diffusa dapprima nei paesi vicini, India, Indonesia, Giappone, ecc. e successivamente in Europa, dove ha avuto un immediato e grandissimo successo. 
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Appare evidente che l’interesse bonsaistico rivolto a questa specie sia legato soprattutto alla sua spettacolare fioritura. Vanno comunque considerate anche le altre importantissime caratteristiche che la Camellia possiede e che sono apprezzabili in un bonsai: la foglia piccola, la chioma folta e gli internodi corti. La forma ridotta, inoltre, permette di apprezzare maggiormente il carattere e le peculiarità di ciascuna specie, rispetto a quelle in natura. Fra le varietà più amate vi è senz’altro la Camellia sasanqua che è anche la più piccola e compatta. Nonostante i tanti fattori positivi a cui occorre aggiungere una grande facilità di formazione, i bonsai di Camellia sono piuttosto rari. Chi invece si occupa della sua coltivazione viene ripagato da un’indiscussa bellezza e da una seducente semplicità, caratteristiche difficili da trovare racchiuse in un'unica pianta. Gli stili a cui meglio si adatta sono: eretto formale, inclinato, cascata, due tronchi e ceppo comune, nelle dimensioni medie e grandi.

 

Esposizione.

La Camellia non tollera il clima rigido perciò in inverno è necessario proteggerla dal freddo, posizionandola in un luogo riparato, pur assicurandole una posizione fresca e luminosa con temperature fra i 5 e i 12° C. Da marzo a settembre si colloca all’esterno in un luogo ben aerato, ma riparato dal sole diretto soprattutto fra giugno e agosto.

 

Annaffiatura.

Poiché è una specie a foglia persistente, è indispensabile annaffiarla frequentemente anche nel periodo invernale, evitando però eccessi di umidità che causano l’ingiallimento e la caduta delle foglie. Nel momento in cui stanno per formarsi i boccioli le annaffiature andranno moderate. In estate si bagna abbondantemente, mantenendo una media umidità.

 

Terreno.

Il composto ideale è costituito da: kanuma 70%, terriccio universale 20% e sabbia 10%.


Rinvaso.

Trattandosi di una pianta con un buon vigore di crescita, è consigliabile applicare il trapianto con una certa frequenza, almeno ogni 2-3 anni. Il periodo ideale va dalla metà di aprile fino agli inizi di giugno, momento in cui la base dei nuovi germogli è matura e ben consolidata, ossia quando il germoglio è ancora verde per circa la metà, ma la base ha già assunto la tipica colorazione del legno. A quest’epoca le bianche radici si stanno sviluppando vigorosamente, pertanto si può trapiantare senza problemi. In occasione del rinvaso, i giovani germogli vanno accorciati a 1-2 nodi, sempre che alla base siano presenti le nuove gemme.

 

Potatura.

La formazione della Camellia, che vegeta con vigoria, si ottiene soprattutto tramite la potatura. È importante potare i rami superflui, che crescono in posizioni inadeguate, da dopo la fioritura sino alla fine di giugno. La procedura consiste nel togliere, alla fine della fioritura, i fiori appassiti compresi i calici, accorciando i rami a 1-2 nodi.

 

È bene tener presente che, essendo una specie che fiorisce con facilità, allo scopo di migliorarne l'aspetto estetico, è consigliabile sfoltire le gemme da fiore, per conferirle una distribuzione più uniforme. Per riconoscere le gemme da fiore si consideri che sono leggermente più grandi e arrotondate rispetto a quelle da foglia.


Pinzatura.

La pinzatura è un’efficace tecnica di formazione, ma nel caso di piante giovani è meglio lasciar allungare i germogli per un certo periodo, in modo da ottenerne l’ingrossamento, prima di applicarla. Su esemplari maturi invece, la pinzatura, che si pratica da aprile fino a metà luglio, è un sistema indispensabile ai fini della formazione della struttura dei rami. Il modo migliore di agire è quello di lasciar crescere i germogli verdi fino a 5-10 cm di lunghezza, accorciandoli poi a 1-2 foglie utilizzando le dita o le pinzette.

 

Se si interviene quando l’estremità è ancora folta e compatta, si ottengono rami con internodi corti. Sui nodi lasciati si formeranno successivamente le gemme da fiore. Sulla Camellia si può applicare efficacemente anche la defogliazione, fra la fine di giugno e l’inizio di luglio. Si applica generalmente una defogliazione totale alternata ad anni di coltivazione “normale”.

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Avvolgimento.

Si applica soprattutto sui rami lunghi, che vanno avvolti e piegati verso il basso. Si tenga presente che la corteccia della Camellia è molto morbida e anche usando il filo di alluminio ramato, anziché di rame, si può rischiare di segnarla, è bene quindi, ricoprire sempre il filo, ad esempio, con della carta adesiva. A causa della sua rapida crescita, non è possibile lasciare il filo sull’albero troppo a lungo: si consiglia di controllare quotidianamente l’avvolgimento, rimuovendo il filo non appena inizia ad incidere la corteccia.

 

Concimazione.

Alla fine della fioritura, dopo la potatura, somministrare Concime Stimolante Bonsan unito a Concime Organico Liquido Bonsan per 3 volte ogni 8-10 giorni. Negli altri periodi utilizzare Bonsan Concime Solido Organico Hanagokoro ogni 15-25 giorni escludendo il periodo di luglio e agosto. Due volte all'anno (in autunno e a fine inverno) somministrare Bonsan Concime Solido Organico Hanagokoro; 6-8 volte all'anno è opportuno anche intervenire con la Soluzione Curativa Minerale Bonsan. Per stimolare la radicazione, utilizzare Concime Fluido Organico Minerale con vitamine B Bonsan al posto del Concime Liquido Organico Bonsan.


Patologie.

Non si tratta di una specie particolarmente soggetta a malattie, l’unica vera minaccia è rappresentata dalla cocciniglia. In presenza di questa patologia è bene intervenire con i comuni prodotti antiparassitari. Fra i più efficaci vi sono il Confidor e il Bayteroid della Bayer. Si applicano almeno tre trattamenti, utilizzando le dosi consigliate sull’etichetta, a distanza di dieci giorni uno dall’altro.

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La pianta del tè viene importata dai paesi orientali ed arriva a noi nelle più svariate dimensioni e già in vaso.

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La Carmona appartiene alla famiglia delle Borraginaceae. La si può trovare col nome di Carmona microphylla, di Ehretia microphylla o Ehretia buxifolia. Chiamata anche albero del tè da Fukien, nel nostro Paese non è conosciuta, se non come bonsai. Originaria della Cina meridionale è diffusa anche in altre zone: Taiwan, Vietnam, Corea e Giappone.

 

È un albero tropicale che può raggiungere i dieci metri di altezza. Le foglie, di forma ovale, sessili o spicciolate, presentano una pelosità ruvida e breve. Sono perenni, di piccola dimensione e di colore verde scuro brillante. Fiorisce in primavera ed in estate emettendo fiori bianchi, con infiorescenze cimose, in pannocchie terminali; il calice è a cinque divisioni, la corolla ha cinque lobi ottusi e patenti. Il frutto è una piccola drupa, spesso delle dimensioni di un pisello, di colore verde nel momento dello sviluppo, rosso quando maturo.

Carmona macrophylla

Essendo una specie da interno, il periodo di fioritura varia a secondo delle condizioni ambientali presenti, infatti, la Carmona può fiorire anche in inverno, se le variabili luce-calore sono quelle ideali e la concimazione è corretta. La sua corteccia grigia, negli esemplari maturi diviene rugosa. Queste piante piuttosto delicate, sono state introdotte nel nostro continente, già da circa centocinquant’anni, ma si sono diffuse soprattutto nei paesi a clima caldo, dove vengono spesso utilizzate nella formazione di parchi pubblici allo scopo di collocare qualcosa di originale rispetto alla consueta cerchia di arbusti.

 

Economicamente, l’interesse verso questa pianta si estende anche al suo legname, particolarmente pregiato per la costruzione di svariati utensili e, soprattutto in passato, di ruote di carri e carrozze, impieghi da cui si può dedurne il carattere elastico. L’uso delle sue foglie è diffuso soprattutto nelle Filippine per ricavarne una bevanda sostitutiva del tè.
 

La specie come detto viene importata dai paesi orientali ed arriva a noi nelle più svariate dimensioni e già in vaso. Quando proviene dalla Cina, spesso è accompagnata da rocce con sculture di argilla in miniatura rappresentanti monaci, pagode, ponti, ecc. In Italia i bonsai di Carmona si trovano facilmente in commercio; la loro diffusione è stata caratterizzata sia dalla possibilità di mantenerli all’interno, sia dal loro prezzo generalmente piuttosto contenuto. Assieme all’Olmo cinese, alla Sagerethia, al Ficus e alla Serissa costituisce una delle specie da interno più conosciute. Può essere formata in quasi tutti gli stili. La pianta del tè esiste in due varietà: la Carmona microphylla e la Carmona macrophylla. La Carmona microphylla rispetto alla macrophylla presenta un fogliame più piccolo e proporzionato.

Carmona macrophylla1
Esposizione.

Poiché si tratta di un albero di origine tropicale, necessita di temperature elevate costanti, ecco perché viene identificata come bonsai da interno. Mentre dalla primavera inoltrata in poi può essere collocata sul terrazzo o sul balcone o in giardino, nel momento in cui la temperatura esterna scende al di sotto dei 13°-15° C è necessario posizionarla all’interno, o comunque in un luogo riparato, dove sia possibile garantirle una fonte luminosa a meno di 1 metro e una temperatura compresa fra i 15° e i 24° C. Quando posta all’esterno, sopporta senza alcun problema il sole diretto, ad esclusione dei mesi estivi più caldi, durante i quali va collocata a mezzombra.

 

Annaffiatura.

L’annaffiatura per questa specie deve essere abbondante e regolare, facendo asciugare il terreno fra un annaffio e l’altro. Non ama i ristagni d’acqua, pertanto il drenaggio va tenuto sempre sotto controllo. La carenza d’acqua è una delle cause principali di moria delle Carmone, e purtroppo è difficile accorgersi della sofferenza di questa pianta in tempo utile, poiché non manifesta i sintomi dovuti alla mancanza d’acqua (rinsecchimento delle foglie), se non quando è ormai troppo tardi. In caso di eccesso d’acqua, invece, le punte delle foglie diventano nere e gradualmente cadono.

 

Terreno.

La mescola di terricci più adatta consiste in akadama (60%), terriccio (30%) e sabbia (10%).


Rinvaso.

Il trapianto si effettua ogni 2/3 anni in tarda primavera o inizio estate. Nel caso del primo trapianto l’operazione più delicata è togliere la maggior parte della terra argillosa che accompagna gli alberi importati e che non permette una corretta annaffiatura. Nei trapianti successivi si elimina 1/3 della terra sulla parte esterna del ceppo, accorciando le radici troppo lunghe.

 

Potatura.

La potatura drastica può essere effettuata in qualunque periodo dell’anno, anche se va detto che il momento più adatto è l’inizio della primavera, e il meno consigliato è quello invernale. Nonostante la Carmona non si debiliti particolarmente a causa dell’operazione, è ovviamente indispensabile coprire i grossi tagli con mastice cicatrizzante.

 

Per formare la Carmona si applica il metodo Lignan che consiste nel “lasciar crescere e potare”: gli alberi modellati con questo sistema presentano angoli marcati, fenditure brusche e cicatrici mezze chiuse, mostrando un aspetto piuttosto vetusto e affascinante. La potatura più spesso applicata è comunque quella di sfoltimento, con la quale si eliminano i rami che crescono in posizioni inadeguate: s’incrociano con altri, si sviluppano verso l’alto o verso il basso, ecc. Si tratta di una tecnica applicata soprattutto nei mesi primaverili, sporadicamente in inverno.


Pinzatura.

Per rifinire la struttura e la silhouette dell’albero si applica la pinzatura dei germogli troppo lunghi. Il modo migliore per effettuarla è tramite l’uso di forbici specifiche per bonsai, tagliando a 2 o 3 foglie ogni volta che i germogli ne presentano 7/10. La Carmona non tollera la pinzatura con le dita, a meno che non si desideri arrestare completamente la crescita di un ramo. Questa tecnica viene applicata durante tutta la stagione vegetativa.


Avvolgimento.

L’avvolgimento si applica solo in casi estremi, cioè solo se non vi sono alternative per dar forma ad un ramo, poiché la Carmona, malgrado il suo aspetto, presenta ramificazioni molto fragili. Inoltre la sua corteccia è particolarmente delicata ed il filo può inciderla perfino nella fase stessa di avvolgimento se si esercita troppa pressione. Se proprio si ritiene di dover applicare il filo è meglio usare il sistema dei tiranti, ancorando il filo ad una parte più bassa del tronco o al contenitore. Con questo metodo è possibile abbassare i rami che nascono dal tronco e tendono verso l’alto invece di svilupparsi orizzontalmente.


Concimazione.

Alla ripresa vegetativa (marzo-aprile) concimare ogni 8-10 giorni abbinando il Concime Bonsan ad Azione Stimolante al Concime Liquido Organico Bonsan. Da aprile a settembre concimare ogni 8-10 giorni con Concime Liquido Organico Bonsan oppure ogni 15-20 giorni con Bonsan Concime Solido Organico Aburukasu, evitando i mesi di luglio e agosto. Da settembre a febbraio è opportuno utilizzare ogni 15-20 giorni il Concime Liquido Organico Bonsan. Per stimolare la radicazione, utilizzare Concime Fluido Organico Minerale con vitamine B Bonsan al posto del Concime Liquido Organico Bonsan.


Patologie.

Gli agenti patogeni che di solito attaccano la Carmona sono afidi e cocciniglie, contro i quali si consiglia di usare un insetticida sistemico alla comparsa dei primi sintomi. In ogni caso, se la pianta è curata adeguatamente, difficilmente viene attaccata da insetti, acari o funghi.

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Ad eccezione dell’eretto formale, il Carpino può essere educato in qualsiasi stile.

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Il nome di questo genere appartenente alla famiglia delle Betulaceae, pare derivi dalla parola latina carpentum, un termine che significa carro; il legame con questa specie va ricercato proprio nel tipo di legno utilizzato un tempo nella costruzione dei carri. Anche addentrandosi fra i vocaboli celtici si può trovare un riferimento al Carpino: car che significa legno e pin testa, costituiscono un’allusione dell’impiego di questa pianta nella produzione di gioghi per il bestiame bovino.

 

Il genere Carpinus si compone di almeno un paio di dozzine di specie distribuite in quasi tutti i Paesi posti nelle regioni temperate dell’Emisfero boreale, e prevalentemente nell’Asia centrale ed orientale. Il Carpinus comprende specie arboree, e in maniera più rara sub-arboree. Non raggiunge mai altezze troppo elevate, ed è caratterizzato da una ramificazione lunga e sottile. Ha foglie caduche, provviste di picciolo e di stipole. In aprile-maggio, produce fiori in amenti. I semi sono racchiusi in frutti a piccola cupola, tipo la noce, aperta e trilobata. Il Carpino comune (Carpinus betulus) presenta solchi e striature sulla corteccia grigia ed un fogliame verde brillante che, in autunno, diviene giallo paglierino. La sua età media in natura è di 200 anni.

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Com’è testimoniato da analisi eseguite sui relitti fossili in varie località dell’Italia settentrionale, i Carpini possono essere considerati come i residui del sottobosco delle grandi ed antiche foreste. Non ha un grande valore commerciale, e ciò è dovuto soprattutto al suo legno che si contorce e si lacera con facilità e quindi non si presta a lavori di tornio. È, però, particolarmente apprezzato per il suo fogliame, che essendo molto ornamentale viene utilizzato spesso nei viali, in parchi cittadini ed anche in giardini privati, dove in autunno assume tonalità vivaci di giallo e scarlatto che lo rendono ancor più affascinante.
 

Il bonsai.

La coltivazione a bonsai di questa pianta è piuttosto diffusa poiché, oltre a possedere, come sopra accennato, una ramificazione fine e sottile presenta anche un tronco ben bilanciato. Ad eccezione dell’eretto formale, il Carpino può essere educato in qualsiasi stile e viene valorizzato particolarmente se formato come bonsai di medie dimensioni. Le varietà che vengono usate con più frequenza in Giappone per la creazione di bonsai sono il Carpinus turkzaninowii, il Carpinus cordata, il Carpinus laxiflora e il Carpinus coreana, mentre in Europa ed in America la specie oriunda è il Carpinus betulus che è piuttosto diffusa ed è perfettamente adattabile alla coltivazione a bonsai.


Esposizione.

Ad esclusione dei mesi più caldi dell’anno, in cui è meglio garantire a questa specie una posizione a mezzombra, il Carpino va sempre collocato in pieno sole, tenendo presente, però, che le sue radici sono piuttosto sensibili al calore intenso e si potrebbero bruciare facilmente. Per fare in modo che la pianta possa trarre solo benefici dall’irradiazione solare, senza che il suo apparato radicale ne risenta, è consigliabile mantenere uno strato costante di muschio sopra la superficie del substrato. Sempre a causa della particolare conformazione delle sue radici, durante i periodi più rigidi dell’inverno va protetto dalle gelate, collocandolo in un luogo riparato.

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Annaffiatura.

Per quanto riguarda l’irrigazione, il Carpino non ha esigenze che si discostino da quelle generali, pertanto un’adeguata annaffiatura dovrà essere abbondante in estate, con frequenti nebulizzazioni, mentre più ridotta in autunno, in proporzione alla diminuzione di esigenza idrica da parte della pianta. Bisogna fare attenzione, però, a non far mai asciugare completamente il terreno, neanche durante i mesi più rigidi dell’inverno. Al fine di evitare ristagni d’acqua, è importante garantire un buon drenaggio.


Terreno.

La miscela di terra più adeguata è costituita da akadama (80%) e terriccio (20%).


Rinvaso.

Il rinvaso si effettua in marzo, quando le gemme iniziano a gonfiarsi, potando le radici ed eliminando completamente quelle vecchie e marce. Bisogna tener presente che nei primi dieci anni di vita della pianta, la frequenza del trapianto dovrà essere ogni due anni, mentre successivamente potrà trascorrere anche un tempo maggiore prima che sia necessario intervenire.


Potatura.

Il Carpino ha la tendenza a perdere rami in inverno, quindi la potatura dovrà essere effettuata all’inizio della primavera. Un modo per evitare, o quanto meno per ridurre, questa tendenza è quello di mantenere la silhouette dei rami molto delineata, affinché aria e luce possano raggiungere tutte le parti dell’albero. Per ridefinire la silhouette, si tagliano i nuovi germogli a 2 o 3 nodi. Quando si pota è consigliabile lasciar crescere i germogli e solo successivamente accorciarli in modo considerevole, altrimenti si rischiano ritiri di linfa nel periodo invernale. Un’altra forma di potatura, che riguarda le ramificazioni con crescita moderata, è l’eliminazione dell’ultimo germoglio, che generalmente si presenta molto grande se confrontato con il resto: tagliandolo in primavera, il ramo apparirà più proporzionato. Poiché l’apice del Carpino è piuttosto vigoroso, occorre potarlo più aggressivamente rispetto alle altre zone, in modo da garantire una migliore distribuzione dell’energia nella pianta. In questo senso è fondamentale che all’apice non vi siano rami troppo forti rispetto allo spessore del tronco e alla dimensione dei rami principali.


Pinzatura.

I rami del Carpino non richiedono una forte pinzatura. Occorre considerare, però, che le sue foglie nascono alterne sui rami, per cui quando si pinza bisognerà tener conto della direzione in cui si svilupperà il nuovo germoglio. La pinzatura può essere leggera, intervenendo con le dita solo sulle nuove foglie in formazione, oppure più aggressiva, tagliando il resto del ramo con le forbici e lasciando solo 2-3 foglie. Il Carpinus ha una certa tendenza a far seccare i rami durante l’inverno, perciò è preferibile lasciar crescere i rametti per poi pinzarli in estate, quando si saranno ingrossati. La cimatura che si utilizza soprattutto per correggere la differenza di vigore tra i rami, va applicata quando i germogli sono appena dischiusi, intervenendo in maniera più aggressiva su quelli forti e solo leggermente su quelli deboli.

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Avvolgimento.

Per conferire una buona struttura all’albero si può intervenire anche con l’avvolgimento, avendo cura però di applicarlo nei periodi adeguati, ossia in primavera o in alternativa all’inizio dell’autunno. Poiché la corteccia è estremamente delicata, il filo va accuratamente rivestito con della carta adesiva per fioristi, inoltre va controllato frequentemente per evitare che non stringa troppo i rami e/o il tronco.


Concimazione.

Da aprile all'inizio di luglio, somministrare ogni 15 giorni il Concime Liquido Organico Bonsan insieme al Concime Stimolante Bonsan, oppure, una volta al mese, Bonsan Concime Solido Organico Hanagokoro più il Concime Stimolante Bonsan. Dalla fine di agosto ad ottobre fertilizzare ogni 15 giorni con Concime Liquido Organico Bonsan o con Bonsan Concime Solido Organico Hanagokoro. Due volte all'anno (in autunno e a fine inverno) somministrare Bonsan Concime Solido Organico Hanagokoro; 3-4 volte all'anno è opportuno intervenire anche con la Soluzione Curativa Minerale Bonsan. Per stimolare la radicazione, utilizzare Concime Fluido Organico Minerale con vitamine B Bonsan al posto del Concime Liquido Organico Bonsan.


Patologie.

Questa specie è abbastanza soggetta a lepidotteri, coleotteri e oidio. Il Carpino spesso è anche attaccato dal ragnetto rosso, che se si manifesta in forma lieve, può essere eliminato semplicemente spruzzando in modo energico la pianta; se l’attacco è piuttosto forte, è opportuno intervenire con specifici trattamenti acaricidi.

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Il meglio di Hobby Bonsai nel mese di Gennaio 2014: i 10 articoli più cliccati.

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1.- Ad eccezione dell’eretto formale, il Carpino può essere educato in qualsiasi stile.

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Il nome di questo genere appartenente alla famiglia delle Betulaceae, pare derivi dalla parola latina carpentum, un termine che significa carro; il legame con questa specie va ricercato proprio nel tipo di legno utilizzato un tempo nella costruzione dei carri. Anche addentrandosi fra i vocaboli celtici si può trovare un riferimento al Carpino: car che significa legno e pin testa, costituiscono un

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2.- La pianta del tè viene importata dai paesi orientali ed arriva a noi nelle più svariate dimensioni e già in vaso.

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La Carmona appartiene alla famiglia delle Borraginaceae. La si può trovare col nome di Carmona microphylla, di Ehretia microphylla o Ehretia buxifolia. Chiamata anche albero del tè da Fukien, nel nostro Paese non è conosciuta, se non come bonsai. Originaria della Cina meridionale è diffusa anche in altre zone: Taiwan, Vietnam, Corea e Giappone.   È un albero tropicale che può raggiungere i

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3.- L’interesse bonsaistico rivolto alla Camellia è legato soprattutto alla sua spettacolare fioritura.

L’interesse bonsaistico rivolto alla Camellia è legato soprattutto alla sua spettacolare fioritura.

Controversa ed incerta è l’etimologia di questo splendido albero sempreverde appartenente alla famiglia delle Theaceae, che cresce spontaneo in Corea e Giappone. Alcuni sostengono che la parola Camellia sia stata coniata in onore del gesuita italiano Padre Camelli, l’artefice pare della sua introduzione in Europa nella prima metà del XVIII secolo, mentre altri attribuiscono la sua denominazione

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4.- Il meglio di Hobby Bonsai nel mese di Dicembre 2013: i 10 articoli più cliccati.

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1.- Appare evidente che l’interesse bonsaistico rivolto alla camelia sia legato soprattutto alla sua spettacolare fioritura. Controversa ed incerta è l’etimologia di questo splendido albero sempreverde appartenente alla famiglia delle Theaceae, che cresce spontaneo in Corea e Giappone. Alcuni sostengono che la parola Camellia sia stata coniata in onore del gesuita italiano Padre Camelli, l’

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5.- Appare evidente che l’interesse bonsaistico rivolto alla camelia sia legato soprattutto alla sua spettacolare fioritura.

Appare evidente che l’interesse bonsaistico rivolto alla camelia sia legato soprattutto alla sua spettacolare fioritura.

Controversa ed incerta è l’etimologia di questo splendido albero sempreverde appartenente alla famiglia delle Theaceae, che cresce spontaneo in Corea e Giappone. Alcuni sostengono che la parola Camellia sia stata coniata in onore del gesuita italiano Padre Camelli, l’artefice pare della sua introduzione in Europa nella prima metà del XVIII secolo, mentre altri attribuiscono la sua denominazione

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6.- I bonsai di Bosso più pregiati sono quelli provenienti dall'isola di Formosa.

I bonsai di  Bosso più pregiati sono quelli provenienti dall'isola di Formosa.

Appartiene alla famiglia delle Buxaceae ed è originario dell’Estremo Oriente e delle coste mediterranee. Si tratta di un arbusto decorativo con ampia ramificazione sempreverde, utilizzato per siepi e bordure nei giardini. Nella varietà harlandii raggiunge anche i 12-13 metri di altezza. Di questa essenza ne esiste una varietà nana, ideale per l’educazione a bonsai d’interno. Grazie alle foglie

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7.- Il Bambù viene normalmente impiegato per bonsai piccoli o medi.

Il Bambù viene normalmente impiegato per bonsai piccoli o medi.

Specie originaria dell’Estremo Oriente, soprattutto Cina e Giappone, ultimamente si è diffusa in tutto il mondo. Le canne forti ed eleganti, presentano lunghe lame lanceolate che esibiscono foglie verde tenero. Molto spesso viene posta in giardino poiché, grazie alle sue particolari caratteristiche, riesce a creare una tipica e suggestiva atmosfera orientale.   Il bonsai. Viene normalmente

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8.- L’acero palmato è particolarmente apprezzato per le sue continue e spettacolari trasformazioni.

L’acero palmato è particolarmente apprezzato per le sue continue e spettacolari trasformazioni.

Le Aceraceae sono una piccola famiglia caratterizzata da un centinaio di specie arboree ed arbustive. Ampiamente distribuite nelle regioni temperate dell'emisfero boreale, sono per la maggior parte a foglia caduca. Sebbene molte presentino foglie palmate, esse possono essere semplici e caduche o composte addirittura da 15 lobi. Anche il tessuto della corteccia è piuttosto vario. I fiori sono

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9.- Le foglie del Kaede (acero tridente) richiamano le zampe palmate di un rospo.

Le foglie del Kaede (acero tridente) richiamano le zampe palmate di un rospo.

Le Aceraceae sono una piccola famiglia caratterizzata da un centinaio di specie arboree ed arbustive. Ampiamente distribuite nelle regioni temperate dell'emisfero boreale, sono per la maggior parte a foglia caduca. Sebbene molte presentino foglie palmate, esse possono essere semplici e caduche o composte addirittura da 15 lobi.   Anche il tessuto della corteccia è piuttosto vario. I fiori sono

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10.- Come creare un mame da una talea di Olmo cinese (5a e ultima parte).

Come creare un mame da una talea di Olmo cinese (5a e ultima parte)

Quest'ultima foto mi dà l'occasione di sottolineare che, mentre un bonsai è in costruzione, può non avere la forma e le proporzioni del disegno finito. Dovendo per esempio lasciar allungare i nuovi rametti, è normale che la chioma risulti in breve tempo sovradimensionata e disordinata, ma questo non è un problema, non bisogna avere fretta di vedere subito il nostro alberello delle dimensioni

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Il Cotogno da fiore è, tra i bonsai a precoce fioritura primaverile, uno dei più belli e facili da coltivare.

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Appartenente alla famiglia delle Rosaceae, è originario della Cina e del Giappone. Si tratta di un arbusto a foglie caduche, con fiori primaverili di colore rosso o rosa e successivi frutti gialli. Possiede rami contorti e spinosi.

 

Patologie.

Questo arbusto a foglia caduca originario della Cina e del Giappone è, tra i bonsai a precoce fioritura primaverile, uno dei più belli e facili da coltivare. I fiori - bianchi, rosa, arancio o rossi - spuntano sui rami ancora spogli, formando delle allegre masse colorate che producono un contrasto di grande effetto sul legno nudo. La fioritura, sempre piuttosto generosa, può dare origine a profumati frutti ornamentali che rendono la pianta molto gradevole anche in inverno. Particolarmente idonee alla coltivazione a bonsai sono il Chaenomeles speciosa a fiore bianco e le numerose cultivar di Chaenomeles superba, tra cui la varietà "Etna", con ricca fioritura rosso vermiglio e "Pink Lady" di un rosa pallido e delicato. È adatto a quasi tutti gli stili, soprattutto a quello a zattera.

Cotogno da fiore

 

Esposizione.

Necessita di una buona ventilazione. In estate si sceglierà una posizione a mezz'ombra, ma durante il resto dell'anno è preferibile il pieno sole. Proteggere dal gelo nei mesi più freddi.

 

Annaffiatura.

Quotidiana per tutta la stagione vegetativa. Carenze idriche possono compromettere le gemme. Le foglie vanno irrorate quando la pianta è priva di fiori e frutti. In inverno le annaffiature andranno diradate, facendo però attenzione a mantenere il terreno sempre umido.

 

Terreno.

Terra composta da: 50% kanuma, 40% akadama, 10% pozzolana.

Cotogno da fiore1

 

Rinvaso.

Ogni 3 anni all'inizio della primavera o in autunno.

 

Potatura.

Per ottenere una fioritura più intensa, lasciare crescere senza cimare i nuovi germogli per tutta l’estate, quindi accorciarli a 2 nodi della crescita dell’anno, a metà autunno. Eliminare tutti i polloni basali.

 

Pinzatura.

Se si lavora su un esemplare già ad un buono stadio di rifinitura, si pinzano le estremità dei germogli quando raggiungono una lunghezza di 2-3 cm, in modo da non rovinare la forma. Si tratta di un punto fondamentale della coltivazione poiché, pinzando scrupolosamente i germogli, si può ottenere una folta ramificazione esterna fine.

Cotogno da fiore2

Avvolgimento.

Si può applicare il filo tutto l’anno, ad eccezione del periodo invernale.

 

Concimazione.

Alla fine della fioritura, dopo la potatura, somministrare Concime Stimolante Bonsan unito a Concime Organico Liquido Bonsan per 3 volte ad intervalli di 8-10 giorni. Tale concimazione può essere sostituita da una somministrazione di Concime Stimolante Bonsan più Bonsan Concime Solido Organico Hanagokoro per 2 volte ogni 15-20 giorni. Negli altri periodi utilizzare il Concime Organico Liquido Bonsan ogni 15 giorni fino ad ottobre, oppure Bonsan Concime Solido Organico Hanagokoro ogni 15-25 giorni, escludendo il periodo di luglio e agosto.

 

Due volte all'anno (in autunno e a fine inverno) somministrare Bonsan Concime Solido Organico Hanagokoro; 3-4 volte all'anno è opportuno intervenire anche con la Soluzione Curativa Minerale Bonsan. Per stimolare la radicazione, utilizzare Concime Fluido Organico Minerale con vitamine B Bonsan al posto del Concime Liquido Organico Bonsan.

 

Patologie.

È soggetta soprattutto ad afidi, alla monila del Cotogno, alle galle al colletto ed alla necrosi batterica.

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Il cipresso è una conifera che cresce spontanea in Giappone, dove può raggiungere i 30-40 metri di altezza.

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Questa conifera che cresce spontanea in Giappone, dove può raggiungere i 30-40 metri di altezza, è stata introdotta in Europa da più di un secolo. Appartenente alla famiglia delle Cupressaceae si sviluppa spontaneo in Giappone e nell’America Settentrionale, è stato introdotto in Europa da circa un secolo.

 

Si tratta di una specie piuttosto longeva, che generalmente vive fino a 350 anni, arrivando a raggiungere i 60 metri di altezza. Questi sempreverdi hanno solitamente portamento colonnare o conico, con palchi piatti a ventaglio e foglie squamiformi. I frutti consistono in strobili piccoli e globosi.

    cipresso

Patologie.

La sua particolare forma, caratterizzata da un portamento colonnare o conico, con palchi a ventaglio e foglie squamiformi, la rende molto adatta alla creazione di boschetti. Molto apprezzata è anche la sua corteccia rugosa che conferisce un piacevole senso di vetustà anche in esemplari di pochi anni. Nel bonsai, la specie più diffusa è il Chamaecyparis obtusa. Le foglie persistenti squamiformi-ovate di un verde cupo sono bordate di azzurro sulla pagina inferiore. Produce una pigna formata da 4-12 squame legnose, vegeta in abbondanza e con la pinzatura sviluppa una chioma fine e compatta.

 

Esposizione.

Il Chamaecyparis ama luce in abbondanza. Pur crescendo anche in ombra, se ben esposto alla luce, è vigoroso e risponde meglio alle tecniche di formazione. Nei mesi estivi è bene però non esporre ai raggi più intensi, altrimenti si rischierebbero bruciature alle foglie. Il fogliame, soprattutto quando le temperature sono basse, deve essere protetto dall’azione disidratante del vento.

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Annaffiatura.

Per garantire un buon sviluppo, l'annaffio deve essere regolare tutto l'anno, in modo da mantenere il terreno sempre leggermente umido e molto drenato. Non annaffiare in caso di gelate.

 

Terreno.

Il composto più adeguato è costituito da: 70% akadama, 20% terra pronta e 10% ghiaia.

 
Rinvaso.

Il trapianto si opera una volta ogni due anni tra la metà di marzo e la prima decade di aprile.

 

Potatura.

Per la fase di formazione della struttura di base è importante lasciar crescere liberamente e poi potare, al fine di mantenere sempre alto il livello di vigore dell'albero ed ottenere una significativa risposta all'applicazione delle tecniche. Anche lo sfoltimento dei rami è molto importante nella coltivazione del Chamaecyparis. Dopo aver praticato la pinzatura, che frena lo sviluppo delle zone forti, tra l'estate e l'autunno occorre una potatura di sfoltimento dei rami per riordinare i palchi troppo folti e disordinati.

 

È sufficiente intervenire una volta ogni due anni. Nel tempo, i rami vigorosi si infoltiscono assumendo un'eccessiva pesantezza visiva, pertanto, con l’ausilio delle forbici, vanno potati fino a riuscire a passare con lo sguardo attraverso i palchi. Trascurare la potatura di sfoltimento periodica, significa perdere gradualmente le parti interne dei rami per mancanza di luce ed aria. È pertanto consigliabile operare una potatura di sfoltimento con le forbici piuttosto aggressiva ogni due o tre anni.

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Pinzatura.

Formata la struttura di base dell'albero diventa fondamentale la pinzatura per dare volume ai palchi di vegetazione. Se il materiale acquistato ha già raggiunto un buon livello di formazione si può iniziare ad applicare la pinzatura dei germogli. I nuovi germogli del Chamaecyparis spuntano continuamente. Il procedimento da adottare è semplice: si pinzano i germogli che si sono allungati vigorosamente, strappandoli dalla base, mentre si lasciano intatti i germogli più deboli. Questo permette di rafforzare i rami fini e deboli, frenando invece quelli vigorosi che tendono a rendere la forma disordinata e poco equilibrata.

 

Avvolgimento.

I periodi adatti all'avvolgimento sono febbraio-marzo e da ottobre fino alla prima decade di novembre. Si consiglia di praticare la potatura di sfoltimento dei rami in ottobre e solo successivamente di applicare il filo per la modellatura.


Concimazione

Da aprile all'inizio di luglio, somministrare ogni 15 giorni il Concime Liquido Organico Bonsan insieme al Concime Stimolante Bonsan, oppure, una volta al mese, Bonsan Concime Solido Organico Hanagokoro più il Concime Stimolante Bonsan. Dalla fine di agosto ad ottobre fertilizzare ogni 15 giorni con Concime Liquido Organico Bonsan o con Bonsan Concime Solido Organico Hanagokoro. Due volte all'anno (in autunno e a fine inverno) somministrare Bonsan Concime Solido Organico Hanagokoro; 3-4 volte all'anno è opportuno intervenire anche con la Soluzione Curativa Minerale Bonsan. Per stimolare la radicazione, utilizzare Concime Fluido Organico Minerale con vitamine B Bonsan al posto del Concime Liquido Organico Bonsan.

 

Patologie.

È soggetto soprattutto a ragnetto rosso e marciume radicale.

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La facile fruttificazione e l’aspetto gradevole fanno supporre che la coltivazione del bonsai di Limone tenderà ad aumentare.

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Il Limoneè una pianta la cui patria non si conosce con esattezza, ma pare che possa coincidere con i Paesi dell’Asia Occidentale. È stato introdotto in Europa intorno al 1200; l’Italia è diventata attualmente uno dei maggiori produttori del frutto di questa pianta.

 

Questo piccolo albero sempreverde ha lunghe branchie irregolari e brevi spine forti e rigide sui rametti lignificati a portamento aperto, procombente per i rami a frutto ed assurgente per i getti a legno. Le sue gemme sono violacee e le foglie, sono di colore verde chiaro di forma allungato-ovata, appuntite in sommità. I fiori sono isolati, talvolta accoppiati o a mazzetti, piuttosto grandi, di colore bianco e sfumato, rosso porpora o rosso violaceo. I frutti sono ovali o oblunghi, isolati o raggruppati di colore giallo.

limone
Patologie.
Esistono pochi bonsai di Limone, ma la sua facile fruttificazione ed il suo aspetto gradevole, fanno supporre che la coltivazione tenderà ad aumentare. Già dopo 2/3 anni l’albero produce i frutti, anche se in forma bonsai la potatura e l’avvolgimento tendono ad ostacolarne la fruttificazione.

 

Esposizione.

Dalla primavera fino alla fine dell’estate lasciare la pianta esposta ai raggi diretti del sole. In inverno è bene porla in serra fredda, garantendole una temperatura tra i 3° e i 9° C.

 

Annaffiatura.

Nel periodo primavera-estate bagnare abbondantemente, lasciando però asciugare il terreno fra un’annaffiatura e l’altra. La frequenza dovrà essere diminuita durante l’inverno.

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Terreno.

Il composto più adatto a questa specie è costituito da: 100% akadama (granulometria medio-grossa).


Rinvaso-

Trapiantare ogni 3-4 anni in primavera, effettuando il contemporaneo taglio di radici.

 

Potatura.

Potare nel mese di marzo per conferire alla pianta la sagoma desiderata.


Pinzatura.

Dopo che sono caduti i fiori, spuntare i nuovi germogli.

 

Avvolgimento.

Applicare il filo di alluminio ramato protetto da carta adesiva in primavera per evitare di segnare la delicata corteccia.

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Concimazione.

Alla fine della fioritura, dopo la potatura, somministrare Concime Stimolante Bonsan unito a Concime Organico Liquido Bonsan per 3 volte ad intervalli di 8-10 giorni.

 

Tale concimazione può essere sostituita da una somministrazione di Concime Stimolante Bonsan più Bonsan Concime Solido Organico Hanagokoro per 2 volte ogni 15-20 giorni. Negli altri periodi utilizzare il Concime Organico Liquido Bonsan ogni 15 giorni fino ad ottobre, oppure Bonsan Concime Solido Organico Hanagokoro ogni 15-25 giorni, escludendo il periodo di luglio e agosto. Due volte all'anno (in autunno e a fine inverno) somministrare Bonsan Concime Solido Organico Hanagokoro; 3-4 volte all'anno è opportuno intervenire anche con la Soluzione Curativa Minerale Bonsan.

 

Per stimolare la radicazione, utilizzare Concime Fluido Organico Minerale con vitamine B Bonsan al posto del Concime Liquido Organico Bonsan.


Patologie.

È soggetto soprattutto a cocciniglie e ragnetto rosso.

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Il meglio di Hobby Bonsai nel mese di Febbraio 2014: i 10 articoli più cliccati.

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1.- La facile fruttificazione e l’aspetto gradevole fanno supporre che la coltivazione del bonsai di Limone tenderà ad aumentare.

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Il Limone è una pianta la cui patria non si conosce con esattezza, ma pare che possa coincidere con i Paesi dell’Asia Occidentale. È stato introdotto in Europa intorno al 1200; l’Italia è diventata attualmente uno dei maggiori produttori del frutto di questa pianta.   Questo piccolo albero sempreverde ha lunghe branchie irregolari e brevi spine forti e rigide sui rametti lignificati a

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2.- Il cipresso è una conifera che cresce spontanea in Giappone, dove può raggiungere i 30-40 metri di altezza.

Il cipresso è una conifera che cresce spontanea in Giappone, dove può raggiungere i 30-40 metri di altezza.

Questa conifera che cresce spontanea in Giappone, dove può raggiungere i 30-40 metri di altezza, è stata introdotta in Europa da più di un secolo. Appartenente alla famiglia delle Cupressaceae si sviluppa spontaneo in Giappone e nell’America Settentrionale, è stato introdotto in Europa da circa un secolo.   Si tratta di una specie piuttosto longeva, che generalmente vive fino a 350 anni,

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3.- Il Cotogno da fiore è, tra i bonsai a precoce fioritura primaverile, uno dei più belli e facili da coltivare.

Il Cotogno da fiore è, tra i bonsai a precoce fioritura primaverile, uno dei più belli e facili da coltivare.

Appartenente alla famiglia delle Rosaceae, è originario della Cina e del Giappone. Si tratta di un arbusto a foglie caduche, con fiori primaverili di colore rosso o rosa e successivi frutti gialli. Possiede rami contorti e spinosi.   Patologie. Questo arbusto a foglia caduca originario della Cina e del Giappone è, tra i bonsai a precoce fioritura primaverile, uno dei più belli e facili da

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4.- Il meglio di Hobby Bonsai nel mese di Gennaio 2014: i 10 articoli più cliccati.

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1.- Ad eccezione dell’eretto formale, il Carpino può essere educato in qualsiasi stile. Il nome di questo genere appartenente alla famiglia delle Betulaceae, pare derivi dalla parola latina carpentum, un termine che significa carro; il legame con questa specie va ricercato proprio nel tipo di legno utilizzato un tempo nella costruzione dei carri. Anche addentrandosi fra i vocaboli celtici si

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5.- Ad eccezione dell’eretto formale, il Carpino può essere educato in qualsiasi stile.

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Il nome di questo genere appartenente alla famiglia delle Betulaceae, pare derivi dalla parola latina carpentum, un termine che significa carro; il legame con questa specie va ricercato proprio nel tipo di legno utilizzato un tempo nella costruzione dei carri. Anche addentrandosi fra i vocaboli celtici si può trovare un riferimento al Carpino: car che significa legno e pin testa, costituiscono un

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6.-La pianta del tè viene importata dai paesi orientali ed arriva a noi nelle più svariate dimensioni e già in vaso.

La pianta del tè viene importata dai paesi orientali ed arriva a noi nelle più svariate dimensioni e già in vaso.

La Carmona appartiene alla famiglia delle Borraginaceae. La si può trovare col nome di Carmona microphylla, di Ehretia microphylla o Ehretia buxifolia. Chiamata anche albero del tè da Fukien, nel nostro Paese non è conosciuta, se non come bonsai. Originaria della Cina meridionale è diffusa anche in altre zone: Taiwan, Vietnam, Corea e Giappone.   È un albero tropicale che può raggiungere i

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7.-L’interesse bonsaistico rivolto alla Camellia è legato soprattutto alla sua spettacolare fioritura.

L’interesse bonsaistico rivolto alla Camellia è legato soprattutto alla sua spettacolare fioritura.

Controversa ed incerta è l’etimologia di questo splendido albero sempreverde appartenente alla famiglia delle Theaceae, che cresce spontaneo in Corea e Giappone. Alcuni sostengono che la parola Camellia sia stata coniata in onore del gesuita italiano Padre Camelli, l’artefice pare della sua introduzione in Europa nella prima metà del XVIII secolo, mentre altri attribuiscono la sua denominazione

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8.- Il meglio di Hobby Bonsai nel mese di Dicembre 2013: i 10 articoli più cliccati.

1.- Appare evidente che l’interesse bonsaistico rivolto alla camelia Il meglio di Hobby Bonsai nel mese di Dicembre 2013: i 10 articoli più cliccati.sia legato soprattutto alla sua spettacolare fioritura. Controversa ed incerta è l’etimologia di questo splendido albero sempreverde appartenente alla famiglia delle Theaceae, che cresce spontaneo in Corea e Giappone. Alcuni sostengono che la parola Camellia sia stata coniata in onore del gesuita italiano Padre Camelli, l’

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9.- Appare evidente che l’interesse bonsaistico rivolto alla camelia sia legato soprattutto alla sua spettacolare fioritura.

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Controversa ed incerta è l’etimologia di questo splendido albero sempreverde appartenente alla famiglia delle Theaceae, che cresce spontaneo in Corea e Giappone. Alcuni sostengono che la parola Camellia sia stata coniata in onore del gesuita italiano Padre Camelli, l’artefice pare della sua introduzione in Europa nella prima metà del XVIII secolo, mentre altri attribuiscono la sua denominazione

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10.- I bonsai di Bosso più pregiati sono quelli provenienti dall'isola di Formosa.

I bonsai di  Bosso più pregiati sono quelli provenienti dall'isola di Formosa.

Appartiene alla famiglia delle Buxaceae ed è originario dell’Estremo Oriente e delle coste mediterranee. Si tratta di un arbusto decorativo con ampia ramificazione sempreverde, utilizzato per siepi e bordure nei giardini. Nella varietà harlandii raggiunge anche i 12-13 metri di altezza. Di questa essenza ne esiste una varietà nana, ideale per l’educazione a bonsai d’interno. Grazie alle foglie

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il Cotognastro è suggestivo in tutte le stagioni ed è una specie adatta alla coltivazione a bonsai.

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Appartenente alla famiglia delle Rosaceae, si presenta come un arbusto a forma espansa, strisciante, con rami orizzontali disposti a spina di pesce. Possiede foglie lucide, piccole, cuoiose, che in autunno assumono un colore rossastro.

 

Dai fiori piccoli, bianchi o rosati si sviluppano frutti rossi. Questa specie che comprende varietà a portamento prostrato, a cespuglio e ad albero, è spesso utilizzata per abbellire i giardini.


Il bonsai.

Questo arbusto, molto diffuso nei nostri giardini, è caratterizzato da foglie, fiori e frutti di piccole dimensioni; proprio ciò lo rende una pianta ideale per la coltivazione a bonsai.

Cotognastro

Con il suo fogliame rosso in autunno, i fiori rosa o bianchi in primavera e le bacche rosse in inverno, il Cotognastro è suggestivo in tutte le stagioni ed è una specie adatta alla coltivazione a bonsai, soprattutto negli stili: prostrato, cascata, su roccia e a doppio tronco.

 

Esposizione.

Ha una buona resistenza al freddo e sopporta bene anche le temperature elevate. Posizionare sempre in pieno sole, ad eccezione di luglio e agosto quando è consigliabile una collocazione a mezzombra.


Annaffiatura.

Ama i terreni freschi, ma è necessario lasciar asciugare bene il terreno fra una annaffiatura e l'altra. In estate vaporizzare il fogliame.


Terreno.

Il composto ideale è costituito da: 50% akadama, 40% terra pronta e 10% pozzolana.

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Rinvaso.

Ogni due anni, in autunno o in primavera.


Potatura.

Accorciare i rami alla seconda foglia quando ne hanno cinque. La potatura di formazione deve essere effettuata a marzo, nel momento del rinvaso. Si consiglia di non intervenire dopo il mese di settembre.

 

Pinzatura.

Cimare costantemente con le forbici i nuovi germogli durante la stagione vegetativa per favorire l’infoltimento della ramificazione.


Avvolgimento.

Si può applicare il filo da marzo, prima che i rametti si lignifichino e si irrigidiscano, avvolgendo prima il filo con carta adesiva.

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Concimazione.

Alla fine della fioritura, dopo la potatura, somministrare Concime Stimolante Bonsan unito a Concime Organico Liquido Bonsan per 3 volte ad intervalli di 8-10 giorni. Tale concimazione può essere sostituita da una somministrazione di Concime Stimolante Bonsan più Bonsan Concime Solido Organico Hanagokoro per 2 volte ogni 15-20 giorni. Negli altri periodi utilizzare il Concime Organico Liquido Bonsan ogni 15 giorni fino ad ottobre, oppure Bonsan Concime Solido Organico Hanagokoro ogni 15-25 giorni, escludendo il periodo di luglio e agosto. Due volte all'anno (in autunno e a fine inverno) somministrare Bonsan Concime Solido Organico Hanagokoro; 3-4 volte all'anno è opportuno intervenire anche con la Soluzione Curativa Minerale Bonsan. Per stimolare la radicazione, utilizzare Concime Fluido Organico Minerale con vitamine B Bonsan al posto del Concime Liquido Organico Bonsan.

 

Patologie.

È soggetto soprattutto ad afidi e cocciniglie.

Cotoneaster3

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