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Il Cotogno da fiore è, tra i bonsai a precoce fioritura primaverile, uno dei più belli e facili da coltivare.

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Appartenente alla famiglia delle Rosaceae, è originario della Cina e del Giappone. Si tratta di un arbusto a foglie caduche, con fiori primaverili di colore rosso o rosa e successivi frutti gialli. Possiede rami contorti e spinosi.

Patologie.
Questo arbusto a foglia caduca originario della Cina e del Giappone è, tra i bonsai a precoce fioritura primaverile, uno dei più belli e facili da coltivare. I fiori - bianchi, rosa, arancio o rossi - spuntano sui rami ancora spogli, formando delle allegre masse colorate che producono un contrasto di grande effetto sul legno nudo. La fioritura, sempre piuttosto generosa, può dare origine a profumati frutti ornamentali che rendono la pianta molto gradevole anche in inverno. Particolarmente idonee alla coltivazione a bonsai sono il Chaenomeles speciosa a fiore bianco e le numerose cultivar di Chaenomeles superba, tra cui la varietà "Etna", con ricca fioritura rosso vermiglio e "Pink Lady" di un rosa pallido e delicato. È adatto a quasi tutti gli stili, soprattutto a quello a zattera.
Cotogno da fiore


Esposizione.
Necessita di una buona ventilazione. In estate si sceglierà una posizione a mezz'ombra, ma durante il resto dell'anno è preferibile il pieno sole. Proteggere dal gelo nei mesi più freddi.

Annaffiatura.
Quotidiana per tutta la stagione vegetativa. Carenze idriche possono compromettere le gemme. Le foglie vanno irrorate quando la pianta è priva di fiori e frutti. In inverno le annaffiature andranno diradate, facendo però attenzione a mantenere il terreno sempre umido.

Terreno.
Terra composta da: 50% kanuma, 40% akadama, 10% pozzolana.
Cotogno da fiore1

Rinvaso.
Ogni 3 anni all'inizio della primavera o in autunno.

Potatura.
Per ottenere una fioritura più intensa, lasciare crescere senza cimare i nuovi germogli per tutta l’estate, quindi accorciarli a 2 nodi della crescita dell’anno, a metà autunno. Eliminare tutti i polloni basali.

Pinzatura.
Se si lavora su un esemplare già ad un buono stadio di rifinitura, si pinzano le estremità dei germogli quando raggiungono una lunghezza di 2-3 cm, in modo da non rovinare la forma. Si tratta di un punto fondamentale della coltivazione poiché, pinzando scrupolosamente i germogli, si può ottenere una folta ramificazione esterna fine.
Cotogno da fiore2
Avvolgimento.
Si può applicare il filo tutto l’anno, ad eccezione del periodo invernale.

Concimazione.
Alla fine della fioritura, dopo la potatura, somministrare Concime Stimolante Bonsan unito a Concime Organico Liquido Bonsan per 3 volte ad intervalli di 8-10 giorni. Tale concimazione può essere sostituita da una somministrazione di Concime Stimolante Bonsan più Bonsan Concime Solido Organico Hanagokoro per 2 volte ogni 15-20 giorni. Negli altri periodi utilizzare il Concime Organico Liquido Bonsan ogni 15 giorni fino ad ottobre, oppure Bonsan Concime Solido Organico Hanagokoro ogni 15-25 giorni, escludendo il periodo di luglio e agosto.

Due volte all'anno (in autunno e a fine inverno) somministrare Bonsan Concime Solido Organico Hanagokoro; 3-4 volte all'anno è opportuno intervenire anche con la Soluzione Curativa Minerale Bonsan. Per stimolare la radicazione, utilizzare Concime Fluido Organico Minerale con vitamine B Bonsan al posto del Concime Liquido Organico Bonsan.

Patologie.
È soggetta soprattutto ad afidi, alla monila del Cotogno, alle galle al colletto ed alla necrosi batterica.
Cotogno da fiore3
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Il cipresso è una conifera che cresce spontanea in Giappone, dove può raggiungere i 30-40 metri di altezza.

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Questa conifera che cresce spontanea in Giappone, dove può raggiungere i 30-40 metri di altezza, è stata introdotta in Europa da più di un secolo. Appartenente alla famiglia delle Cupressaceae si sviluppa spontaneo in Giappone e nell’America Settentrionale, è stato introdotto in Europa da circa un secolo.

Si tratta di una specie piuttosto longeva, che generalmente vive fino a 350 anni, arrivando a raggiungere i 60 metri di altezza. Questi sempreverdi hanno solitamente portamento colonnare o conico, con palchi piatti a ventaglio e foglie squamiformi. I frutti consistono in strobili piccoli e globosi.
    cipresso

Patologie.
La sua particolare forma, caratterizzata da un portamento colonnare o conico, con palchi a ventaglio e foglie squamiformi, la rende molto adatta alla creazione di boschetti. Molto apprezzata è anche la sua corteccia rugosa che conferisce un piacevole senso di vetustà anche in esemplari di pochi anni. Nel bonsai, la specie più diffusa è il Chamaecyparis obtusa. Le foglie persistenti squamiformi-ovate di un verde cupo sono bordate di azzurro sulla pagina inferiore. Produce una pigna formata da 4-12 squame legnose, vegeta in abbondanza e con la pinzatura sviluppa una chioma fine e compatta.

Esposizione.
Il Chamaecyparis ama luce in abbondanza. Pur crescendo anche in ombra, se ben esposto alla luce, è vigoroso e risponde meglio alle tecniche di formazione. Nei mesi estivi è bene però non esporre ai raggi più intensi, altrimenti si rischierebbero bruciature alle foglie. Il fogliame, soprattutto quando le temperature sono basse, deve essere protetto dall’azione disidratante del vento.
cipresso1
Annaffiatura.
Per garantire un buon sviluppo, l'annaffio deve essere regolare tutto l'anno, in modo da mantenere il terreno sempre leggermente umido e molto drenato. Non annaffiare in caso di gelate.

Terreno.
Il composto più adeguato è costituito da: 70% akadama, 20% terra pronta e 10% ghiaia.
 
Rinvaso.
Il trapianto si opera una volta ogni due anni tra la metà di marzo e la prima decade di aprile.

Potatura.
Per la fase di formazione della struttura di base è importante lasciar crescere liberamente e poi potare, al fine di mantenere sempre alto il livello di vigore dell'albero ed ottenere una significativa risposta all'applicazione delle tecniche. Anche lo sfoltimento dei rami è molto importante nella coltivazione del Chamaecyparis. Dopo aver praticato la pinzatura, che frena lo sviluppo delle zone forti, tra l'estate e l'autunno occorre una potatura di sfoltimento dei rami per riordinare i palchi troppo folti e disordinati.

È sufficiente intervenire una volta ogni due anni. Nel tempo, i rami vigorosi si infoltiscono assumendo un'eccessiva pesantezza visiva, pertanto, con l’ausilio delle forbici, vanno potati fino a riuscire a passare con lo sguardo attraverso i palchi. Trascurare la potatura di sfoltimento periodica, significa perdere gradualmente le parti interne dei rami per mancanza di luce ed aria. È pertanto consigliabile operare una potatura di sfoltimento con le forbici piuttosto aggressiva ogni due o tre anni.
cipresso2
Pinzatura.
Formata la struttura di base dell'albero diventa fondamentale la pinzatura per dare volume ai palchi di vegetazione. Se il materiale acquistato ha già raggiunto un buon livello di formazione si può iniziare ad applicare la pinzatura dei germogli. I nuovi germogli del Chamaecyparis spuntano continuamente. Il procedimento da adottare è semplice: si pinzano i germogli che si sono allungati vigorosamente, strappandoli dalla base, mentre si lasciano intatti i germogli più deboli. Questo permette di rafforzare i rami fini e deboli, frenando invece quelli vigorosi che tendono a rendere la forma disordinata e poco equilibrata.

Avvolgimento.
I periodi adatti all'avvolgimento sono febbraio-marzo e da ottobre fino alla prima decade di novembre. Si consiglia di praticare la potatura di sfoltimento dei rami in ottobre e solo successivamente di applicare il filo per la modellatura.

Concimazione
Da aprile all'inizio di luglio, somministrare ogni 15 giorni il Concime Liquido Organico Bonsan insieme al Concime Stimolante Bonsan, oppure, una volta al mese, Bonsan Concime Solido Organico Hanagokoro più il Concime Stimolante Bonsan. Dalla fine di agosto ad ottobre fertilizzare ogni 15 giorni con Concime Liquido Organico Bonsan o con Bonsan Concime Solido Organico Hanagokoro. Due volte all'anno (in autunno e a fine inverno) somministrare Bonsan Concime Solido Organico Hanagokoro; 3-4 volte all'anno è opportuno intervenire anche con la Soluzione Curativa Minerale Bonsan. Per stimolare la radicazione, utilizzare Concime Fluido Organico Minerale con vitamine B Bonsan al posto del Concime Liquido Organico Bonsan.

Patologie.
È soggetto soprattutto a ragnetto rosso e marciume radicale.
cipresso3
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La facile fruttificazione e l’aspetto gradevole fanno supporre che la coltivazione del bonsai di Limone tenderà ad aumentare.

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Il Limoneè una pianta la cui patria non si conosce con esattezza, ma pare che possa coincidere con i Paesi dell’Asia Occidentale. È stato introdotto in Europa intorno al 1200; l’Italia è diventata attualmente uno dei maggiori produttori del frutto di questa pianta.

Questo piccolo albero sempreverde ha lunghe branchie irregolari e brevi spine forti e rigide sui rametti lignificati a portamento aperto, procombente per i rami a frutto ed assurgente per i getti a legno. Le sue gemme sono violacee e le foglie, sono di colore verde chiaro di forma allungato-ovata, appuntite in sommità. I fiori sono isolati, talvolta accoppiati o a mazzetti, piuttosto grandi, di colore bianco e sfumato, rosso porpora o rosso violaceo. I frutti sono ovali o oblunghi, isolati o raggruppati di colore giallo.
limone

Patologie. Esistono pochi bonsai di Limone, ma la sua facile fruttificazione ed il suo aspetto gradevole, fanno supporre che la coltivazione tenderà ad aumentare. Già dopo 2/3 anni l’albero produce i frutti, anche se in forma bonsai la potatura e l’avvolgimento tendono ad ostacolarne la fruttificazione.

Esposizione.
Dalla primavera fino alla fine dell’estate lasciare la pianta esposta ai raggi diretti del sole. In inverno è bene porla in serra fredda, garantendole una temperatura tra i 3° e i 9° C.

Annaffiatura.
Nel periodo primavera-estate bagnare abbondantemente, lasciando però asciugare il terreno fra un’annaffiatura e l’altra. La frequenza dovrà essere diminuita durante l’inverno.
limone1
Terreno.
Il composto più adatto a questa specie è costituito da: 100% akadama (granulometria medio-grossa).

Rinvaso-
Trapiantare ogni 3-4 anni in primavera, effettuando il contemporaneo taglio di radici.

Potatura.
Potare nel mese di marzo per conferire alla pianta la sagoma desiderata.

Pinzatura.
Dopo che sono caduti i fiori, spuntare i nuovi germogli.

Avvolgimento.
Applicare il filo di alluminio ramato protetto da carta adesiva in primavera per evitare di segnare la delicata corteccia.
limone2
Concimazione.
Alla fine della fioritura, dopo la potatura, somministrare Concime Stimolante Bonsan unito a Concime Organico Liquido Bonsan per 3 volte ad intervalli di 8-10 giorni.

Tale concimazione può essere sostituita da una somministrazione di Concime Stimolante Bonsan più Bonsan Concime Solido Organico Hanagokoro per 2 volte ogni 15-20 giorni. Negli altri periodi utilizzare il Concime Organico Liquido Bonsan ogni 15 giorni fino ad ottobre, oppure Bonsan Concime Solido Organico Hanagokoro ogni 15-25 giorni, escludendo il periodo di luglio e agosto. Due volte all'anno (in autunno e a fine inverno) somministrare Bonsan Concime Solido Organico Hanagokoro; 3-4 volte all'anno è opportuno intervenire anche con la Soluzione Curativa Minerale Bonsan.

Per stimolare la radicazione, utilizzare Concime Fluido Organico Minerale con vitamine B Bonsan al posto del Concime Liquido Organico Bonsan.

Patologie.
È soggetto soprattutto a cocciniglie e ragnetto rosso.
limone3
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Il meglio di Hobby Bonsai nel mese di Febbraio 2014: i 10 articoli più cliccati.

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1.- La facile fruttificazione e l’aspetto gradevole fanno supporre che la coltivazione del bonsai di Limone tenderà ad aumentare.
La facile fruttificazione e l’aspetto gradevole fanno supporre che la coltivazione del bonsai di Limone tenderà ad aumentare.
Il Limone è una pianta la cui patria non si conosce con esattezza, ma pare che possa coincidere con i Paesi dell’Asia Occidentale. È stato introdotto in Europa intorno al 1200; l’Italia è diventata attualmente uno dei maggiori produttori del frutto di questa pianta.   Questo piccolo albero sempreverde ha lunghe branchie irregolari e brevi spine forti e rigide sui rametti lignificati a


2.- Il cipresso è una conifera che cresce spontanea in Giappone, dove può raggiungere i 30-40 metri di altezza.
Il cipresso è una conifera che cresce spontanea in Giappone, dove può raggiungere i 30-40 metri di altezza.
Questa conifera che cresce spontanea in Giappone, dove può raggiungere i 30-40 metri di altezza, è stata introdotta in Europa da più di un secolo. Appartenente alla famiglia delle Cupressaceae si sviluppa spontaneo in Giappone e nell’America Settentrionale, è stato introdotto in Europa da circa un secolo.   Si tratta di una specie piuttosto longeva, che generalmente vive fino a 350 anni,

3.- Il Cotogno da fiore è, tra i bonsai a precoce fioritura primaverile, uno dei più belli e facili da coltivare.
Il Cotogno da fiore è, tra i bonsai a precoce fioritura primaverile, uno dei più belli e facili da coltivare.
Appartenente alla famiglia delle Rosaceae, è originario della Cina e del Giappone. Si tratta di un arbusto a foglie caduche, con fiori primaverili di colore rosso o rosa e successivi frutti gialli. Possiede rami contorti e spinosi.   Patologie. Questo arbusto a foglia caduca originario della Cina e del Giappone è, tra i bonsai a precoce fioritura primaverile, uno dei più belli e facili da

4.- Il meglio di Hobby Bonsai nel mese di Gennaio 2014: i 10 articoli più cliccati.
Il meglio di Hobby Bonsai nel mese di Gennaio 2014: i 10 articoli più cliccati.
1.- Ad eccezione dell’eretto formale, il Carpino può essere educato in qualsiasi stile. Il nome di questo genere appartenente alla famiglia delle Betulaceae, pare derivi dalla parola latina carpentum, un termine che significa carro; il legame con questa specie va ricercato proprio nel tipo di legno utilizzato un tempo nella costruzione dei carri. Anche addentrandosi fra i vocaboli celtici si

5.- Ad eccezione dell’eretto formale, il Carpino può essere educato in qualsiasi stile.
Ad eccezione dell’eretto formale, il Carpino può essere educato in qualsiasi stile.
Il nome di questo genere appartenente alla famiglia delle Betulaceae, pare derivi dalla parola latina carpentum, un termine che significa carro; il legame con questa specie va ricercato proprio nel tipo di legno utilizzato un tempo nella costruzione dei carri. Anche addentrandosi fra i vocaboli celtici si può trovare un riferimento al Carpino: car che significa legno e pin testa, costituiscono un

6.-La pianta del tè viene importata dai paesi orientali ed arriva a noi nelle più svariate dimensioni e già in vaso.
La pianta del tè viene importata dai paesi orientali ed arriva a noi nelle più svariate dimensioni e già in vaso.
La Carmona appartiene alla famiglia delle Borraginaceae. La si può trovare col nome di Carmona microphylla, di Ehretia microphylla o Ehretia buxifolia. Chiamata anche albero del tè da Fukien, nel nostro Paese non è conosciuta, se non come bonsai. Originaria della Cina meridionale è diffusa anche in altre zone: Taiwan, Vietnam, Corea e Giappone.   È un albero tropicale che può raggiungere i

7.-L’interesse bonsaistico rivolto alla Camellia è legato soprattutto alla sua spettacolare fioritura.
L’interesse bonsaistico rivolto alla Camellia è legato soprattutto alla sua spettacolare fioritura.
Controversa ed incerta è l’etimologia di questo splendido albero sempreverde appartenente alla famiglia delle Theaceae, che cresce spontaneo in Corea e Giappone. Alcuni sostengono che la parola Camellia sia stata coniata in onore del gesuita italiano Padre Camelli, l’artefice pare della sua introduzione in Europa nella prima metà del XVIII secolo, mentre altri attribuiscono la sua denominazione

8.- Il meglio di Hobby Bonsai nel mese di Dicembre 2013: i 10 articoli più cliccati.
1.- Appare evidente che l’interesse bonsaistico rivolto alla camelia Il meglio di Hobby Bonsai nel mese di Dicembre 2013: i 10 articoli più cliccati.sia legato soprattutto alla sua spettacolare fioritura. Controversa ed incerta è l’etimologia di questo splendido albero sempreverde appartenente alla famiglia delle Theaceae, che cresce spontaneo in Corea e Giappone. Alcuni sostengono che la parola Camellia sia stata coniata in onore del gesuita italiano Padre Camelli, l’

9.- Appare evidente che l’interesse bonsaistico rivolto alla camelia sia legato soprattutto alla sua spettacolare fioritura.
Appare evidente che l’interesse bonsaistico rivolto alla camelia sia legato soprattutto alla sua spettacolare fioritura.
Controversa ed incerta è l’etimologia di questo splendido albero sempreverde appartenente alla famiglia delle Theaceae, che cresce spontaneo in Corea e Giappone. Alcuni sostengono che la parola Camellia sia stata coniata in onore del gesuita italiano Padre Camelli, l’artefice pare della sua introduzione in Europa nella prima metà del XVIII secolo, mentre altri attribuiscono la sua denominazione

10.- I bonsai di Bosso più pregiati sono quelli provenienti dall'isola di Formosa.
I bonsai di  Bosso più pregiati sono quelli provenienti dall'isola di Formosa.
Appartiene alla famiglia delle Buxaceae ed è originario dell’Estremo Oriente e delle coste mediterranee. Si tratta di un arbusto decorativo con ampia ramificazione sempreverde, utilizzato per siepi e bordure nei giardini. Nella varietà harlandii raggiunge anche i 12-13 metri di altezza. Di questa essenza ne esiste una varietà nana, ideale per l’educazione a bonsai d’interno. Grazie alle foglie
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il Cotognastro è suggestivo in tutte le stagioni ed è una specie adatta alla coltivazione a bonsai.

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Appartenente alla famiglia delle Rosaceae, si presenta come un arbusto a forma espansa, strisciante, con rami orizzontali disposti a spina di pesce. Possiede foglie lucide, piccole, cuoiose, che in autunno assumono un colore rossastro.

 

Dai fiori piccoli, bianchi o rosati si sviluppano frutti rossi. Questa specie che comprende varietà a portamento prostrato, a cespuglio e ad albero, è spesso utilizzata per abbellire i giardini.


Il bonsai.

Questo arbusto, molto diffuso nei nostri giardini, è caratterizzato da foglie, fiori e frutti di piccole dimensioni; proprio ciò lo rende una pianta ideale per la coltivazione a bonsai.

Cotognastro

Con il suo fogliame rosso in autunno, i fiori rosa o bianchi in primavera e le bacche rosse in inverno, il Cotognastro è suggestivo in tutte le stagioni ed è una specie adatta alla coltivazione a bonsai, soprattutto negli stili: prostrato, cascata, su roccia e a doppio tronco.

 

Esposizione.

Ha una buona resistenza al freddo e sopporta bene anche le temperature elevate. Posizionare sempre in pieno sole, ad eccezione di luglio e agosto quando è consigliabile una collocazione a mezzombra.


Annaffiatura.

Ama i terreni freschi, ma è necessario lasciar asciugare bene il terreno fra una annaffiatura e l'altra. In estate vaporizzare il fogliame.


Terreno.

Il composto ideale è costituito da: 50% akadama, 40% terra pronta e 10% pozzolana.

Cotoneaster1
Rinvaso.

Ogni due anni, in autunno o in primavera.


Potatura.

Accorciare i rami alla seconda foglia quando ne hanno cinque. La potatura di formazione deve essere effettuata a marzo, nel momento del rinvaso. Si consiglia di non intervenire dopo il mese di settembre.

 

Pinzatura.

Cimare costantemente con le forbici i nuovi germogli durante la stagione vegetativa per favorire l’infoltimento della ramificazione.


Avvolgimento.

Si può applicare il filo da marzo, prima che i rametti si lignifichino e si irrigidiscano, avvolgendo prima il filo con carta adesiva.

Cotoneaster2

Concimazione.

Alla fine della fioritura, dopo la potatura, somministrare Concime Stimolante Bonsan unito a Concime Organico Liquido Bonsan per 3 volte ad intervalli di 8-10 giorni. Tale concimazione può essere sostituita da una somministrazione di Concime Stimolante Bonsan più Bonsan Concime Solido Organico Hanagokoro per 2 volte ogni 15-20 giorni. Negli altri periodi utilizzare il Concime Organico Liquido Bonsan ogni 15 giorni fino ad ottobre, oppure Bonsan Concime Solido Organico Hanagokoro ogni 15-25 giorni, escludendo il periodo di luglio e agosto. Due volte all'anno (in autunno e a fine inverno) somministrare Bonsan Concime Solido Organico Hanagokoro; 3-4 volte all'anno è opportuno intervenire anche con la Soluzione Curativa Minerale Bonsan. Per stimolare la radicazione, utilizzare Concime Fluido Organico Minerale con vitamine B Bonsan al posto del Concime Liquido Organico Bonsan.

 

Patologie.

È soggetto soprattutto ad afidi e cocciniglie.

Cotoneaster3

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La Portulacaria è una pianta decisamente apprezzabile come elemento di arredo all'interno di un appartamento.

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Appartenente alla famiglia delle Crassulaceae, cresce spontanea in Sud Africa, dove arriva a raggiungere anche i 3 metri di altezza. Si tratta di un sempreverde che alle nostre latitudini è coltivato come pianta da interno di dimensioni contenute.

Ha rami spessi e foglie lisce, arrotondate e carnose di un colore verde giada che si tinge di rosso quando la pianta viene coltivata in pieno sole. Fiorisce a fine primavera con fiori bianchi, rosa o rossi in pannocchie.    

Crassula arborescens Portulacaria

Il bonsai.
Con il suo generoso fogliame sempreverde e le sue gradevoli proporzioni miniaturizzate - le foglie soprattutto, nella coltivazione a bonsai, diventano molto piccole - la Portulacaria è una pianta decisamente apprezzabile come elemento di arredo all'interno di un appartamento.

È caratterizzata da un aspetto molto naturale e da una facilità di modellatura. La specie più comunemente adottata nella coltivazione a bonsai è la Crassula arborescens, le cui foglie sono di un sorprendente verde giada. Malgrado sia una pianta che fiorisce, è molto raro che si verifichi la fioritura quando è coltivata a bonsai. Gli stili a cui maggiormente si adatta sono l’eretto, il doppio tronco e a tronco multiplo.

Esposizione.
Collocare in una zona molto luminosa. La pianta si sviluppa bene sotto i raggi diretti del sole ed ama stare al caldo. La temperatura non deve mai essere inferiore ai 10° C.

Annaffiatura.
Moderata sia in estate che in inverno. Per evitare l'appassimento delle foglie, far asciugare bene il terreno fra un'annaffiatura e l'altra.

Terreno.
Terra composta da: 60% akadama, 30% pozzolana e 10% sabbia di fiume.
Crassula arborescens Portulacaria1
Rinvaso.
Ogni 2/3 anni preferibilmente in primavera. Dopo il rinvaso bagnare con parsimonia.

Potatura.
Potare i rami secondo necessità, durante la stagione vegetativa, togliendo le foglie che crescono direttamente sul tronco e alla base dei rami per far risaltare la forma dell’albero.

Pinzatura.
Eliminare in primavera, con la punta delle dita, gli apici dei germogli appena raggiungono la lunghezza voluta.
Crassula arborescens Portulacaria2
Avvolgimento.
È possibile applicare il filo in qualsiasi periodo dell’anno. Bisogna però tener presente, che per modellare questa specie, è sempre meglio utilizzare le potature.

Concimazione.
Alla ripresa vegetativa (marzo-aprile) concimare ogni 10-15 giorni abbinando il Concime Bonsan ad Azione Stimolante al Concime Liquido Organico Bonsan. Da aprile a settembre concimare ogni 10-15 giorni con Concime Liquido Organico Bonsan oppure con Bonsan Concime Solido Organico Aburukasu, evitando i mesi di luglio e agosto. Da settembre a febbraio è sufficiente utilizzare una volta al mese il Concime Liquido Organico Bonsan. Per stimolare la radicazione, utilizzare Concime Fluido Organico Minerale con vitamine B Bonsan al posto del Concime Liquido Organico Bonsan.

Patologie.
È soggetta soprattutto a cocciniglie e lumache.
Crassula arborescens Portulacaria3
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Il meglio di Hobby Bonsai nel mese di Marzo 2014: i 10 articoli più cliccati.

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1.- La Portulacaria è una pianta decisamente apprezzabile come elemento di arredo all'interno di un appartamento.

La Portulacaria è una pianta decisamente apprezzabile come elemento di arredo all'interno di un appartamento.

Appartenente alla famiglia delle Crassulaceae, cresce spontanea in Sud Africa, dove arriva a raggiungere anche i 3 metri di altezza. Si tratta di un sempreverde che alle nostre latitudini è coltivato come pianta da interno di dimensioni contenute. Ha rami spessi e foglie lisce, arrotondate e carnose di un colore verde giada che si tinge di rosso quando la pianta viene coltivata in pieno sole.

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2.- Il Cotognastro è suggestivo in tutte le stagioni ed è una specie adatta alla coltivazione a bonsai.

il Cotognastro è suggestivo in tutte le stagioni ed è una specie adatta alla coltivazione a bonsai.

Appartenente alla famiglia delle Rosaceae, si presenta come un arbusto a forma espansa, strisciante, con rami orizzontali disposti a spina di pesce. Possiede foglie lucide, piccole, cuoiose, che in autunno assumono un colore rossastro.   Dai fiori piccoli, bianchi o rosati si sviluppano frutti rossi. Questa specie che comprende varietà a portamento prostrato, a cespuglio e ad albero, è spesso

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3.- Il meglio di Hobby Bonsai nel mese di Febbraio 2014: i 10 articoli più cliccati.

Il meglio di Hobby Bonsai nel mese di Febbraio 2014: i 10 articoli più cliccati.

1.- La facile fruttificazione e l’aspetto gradevole fanno supporre che la coltivazione del bonsai di Limone tenderà ad aumentare. Il Limone è una pianta la cui patria non si conosce con esattezza, ma pare che possa coincidere con i Paesi dell’Asia Occidentale. È stato introdotto in Europa intorno al 1200; l’Italia è diventata attualmente uno dei maggiori produttori del frutto di questa pianta.

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4.- La facile fruttificazione e l’aspetto gradevole fanno supporre che la coltivazione del bonsai di Limone tenderà ad aumentare.

La facile fruttificazione e l’aspetto gradevole fanno supporre che la coltivazione del bonsai di Limone tenderà ad aumentare.

Il Limone è una pianta la cui patria non si conosce con esattezza, ma pare che possa coincidere con i Paesi dell’Asia Occidentale. È stato introdotto in Europa intorno al 1200; l’Italia è diventata attualmente uno dei maggiori produttori del frutto di questa pianta. Questo piccolo albero sempreverde ha lunghe branchie irregolari e brevi spine forti e rigide sui rametti lignificati a portamento

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5.- Il cipresso è una conifera che cresce spontanea in Giappone, dove può raggiungere i 30-40 metri di altezza.

Il cipresso è una conifera che cresce spontanea in Giappone, dove può raggiungere i 30-40 metri di altezza.

Questa conifera che cresce spontanea in Giappone, dove può raggiungere i 30-40 metri di altezza, è stata introdotta in Europa da più di un secolo. Appartenente alla famiglia delle Cupressaceae si sviluppa spontaneo in Giappone e nell’America Settentrionale, è stato introdotto in Europa da circa un secolo. Si tratta di una specie piuttosto longeva, che generalmente vive fino a 350 anni,

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6.- Il Cotogno da fiore è, tra i bonsai a precoce fioritura primaverile, uno dei più belli e facili da coltivare.

Il Cotogno da fiore è, tra i bonsai a precoce fioritura primaverile, uno dei più belli e facili da coltivare.

Appartenente alla famiglia delle Rosaceae, è originario della Cina e del Giappone. Si tratta di un arbusto a foglie caduche, con fiori primaverili di colore rosso o rosa e successivi frutti gialli. Possiede rami contorti e spinosi. Patologie. Questo arbusto a foglia caduca originario della Cina e del Giappone è, tra i bonsai a precoce fioritura primaverile, uno dei più belli e facili da

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7.- Il meglio di Hobby Bonsai nel mese di Gennaio 2014: i 10 articoli più cliccati.

Il meglio di Hobby Bonsai nel mese di Gennaio 2014: i 10 articoli più cliccati.

1.- Ad eccezione dell’eretto formale, il Carpino può essere educato in qualsiasi stile. Il nome di questo genere appartenente alla famiglia delle Betulaceae, pare derivi dalla parola latina carpentum, un termine che significa carro; il legame con questa specie va ricercato proprio nel tipo di legno utilizzato un tempo nella costruzione dei carri. Anche addentrandosi fra i vocaboli celtici si

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8.- Ad eccezione dell’eretto formale, il Carpino può essere educato in qualsiasi stile.

Ad eccezione dell’eretto formale, il Carpino può essere educato in qualsiasi stile.

Il nome di questo genere appartenente alla famiglia delle Betulaceae, pare derivi dalla parola latina carpentum, un termine che significa carro; il legame con questa specie va ricercato proprio nel tipo di legno utilizzato un tempo nella costruzione dei carri. Anche addentrandosi fra i vocaboli celtici si può trovare un riferimento al Carpino: car che significa legno e pin testa, costituiscono un

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9.- La pianta del tè viene importata dai paesi orientali ed arriva a noi nelle più svariate dimensioni e già in vaso.

La pianta del tè viene importata dai paesi orientali ed arriva a noi nelle più svariate dimensioni e già in vaso.

La Carmona appartiene alla famiglia delle Borraginaceae. La si può trovare col nome di Carmona microphylla, di Ehretia microphylla o Ehretia buxifolia. Chiamata anche albero del tè da Fukien, nel nostro Paese non è conosciuta, se non come bonsai. Originaria della Cina meridionale è diffusa anche in altre zone: Taiwan, Vietnam, Corea e Giappone.   È un albero tropicale che può raggiungere i

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10.- L’interesse bonsaistico rivolto alla Camellia è legato soprattutto alla sua spettacolare fioritura.

L’interesse bonsaistico rivolto alla Camellia è legato soprattutto alla sua spettacolare fioritura.

Controversa ed incerta è l’etimologia di questo splendido albero sempreverde appartenente alla famiglia delle Theaceae, che cresce spontaneo in Corea e Giappone. Alcuni sostengono che la parola Camellia sia stata coniata in onore del gesuita italiano Padre Camelli, l’artefice pare della sua introduzione in Europa nella prima metà del XVIII secolo, mentre altri attribuiscono la sua denominazione

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Biancospino pianta spinosa ed arbustiva, altamente decorativa.

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Al genere Crataegus, ascritto alla famiglia delle Rosaceae, appartengono un grandissimo numero di specie distribuite in tutte le regioni temperate dell’emisfero boreale. Nelle macchie di tutta l’Italia peninsulare e della Sicilia, fino ad un’altitudine di 1800 metri, cresce comunemente il Crataegus monogyna.

 

Si tratta di una pianta spinosa ed arbustiva, altamente decorativa, sia durante il periodo di fioritura a fine primavera, quando i suoi numerosi corimbi la rivestono di una splendida massa bianca, sia in settembre, momento in cui si ricopre di piccole drupe ovali o globose di color rosso corallo.

 

Il suo adeguatissimo nome volgare “Biancospino” racchiude in sé le due più evidenti caratteristiche di questa specie: la colorazione della fioritura e la spinosità.

Biancospino adriano

Tra le altre caratteristiche morfologiche vi sono le foglie alterne, caduche, provviste di stipule dentate o lobate, i fiori piccoli e bianchi nella maggior parte delle specie, più raramente di color rosso, riuniti solitamente in infiorescenze a corimbo e solo in alcuni casi solitari.

 

Provvisti di brattee, essi sono costituiti da 5 sepali, 5 petali e da 5 a 25 stami. Il frutto è una drupa carnosa rossa o gialla, contenente da 1 a 5 noccioli contigui, la cui maturazione si completa in autunno. La fruttificazione di questa pianta presenta una particolarità: i sepali rimangono visibili alla base del frutto, formando una specie di piccolo e grazioso cappellino sulla bacca.

 

Presenta un legno particolarmente duro, una caratteristica questa così marcata da richiamare l’attenzione, centinaia di anni fa, di Teofrasto dal quale, appunto, proviene la denominazione generica di Crataegus, parola la cui etimologia rivela una radice ellenica: kràtos, vocabolo che ha significato di forza, robustezza. Pur essendo questa una peculiarità molto interessante a livello forestale, non viene sfruttata a causa della sua grande lentezza di crescita.

 

Si tratta invece di una specie sovente impiegata a livello ornamentale, grazie anche alla notevole adattabilità alle differenti zone climatiche e ai diversi tipi di terreno, che le permette di essere largamente utilizzata nei giardini, soprattutto nella formazione di siepi. Le sue qualità ornamentali sono favorite in modo particolare dal portamento e dalla bellezza del fogliame.

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Le varietà che si selezionano per la coltivazione a bonsai vengono scelte prevalentemente per i loro fiori. Tra le specie più diffuse, oltre al nostro Crataegus monogyna, c’è quella giapponese denominata Crataegus cuneata che è molto simile alla monogyna ma, a differenza di quest’ultima, manifesta una fioritura di colore rosso: la sua veste appare particolarmente affascinante quando ricoperta di fiori rossi a petali doppi. Anche il Crataegus oxyacantha, che in maggio porta bellissimi fiori cremisi, riuniti in corimbi, e in autunno si ricopre di piccoli frutti rotondi di colore rosso, è piuttosto utilizzato come bonsai, così come il Crataegus azerolus che, originario dell’Asia minore e dell’Africa settentrionale, è caratterizzato da una fioritura bianca molto profumata.

 

Pur essendo una delle caratteristiche più apprezzate di tale essenza, la fioritura non è un obiettivo semplice da raggiungere, poiché il Crataegus tende a concentrare il suo vigore nei germogli forti e a lasciare seccare i rametti corti, sui quali hanno origine i fiori, causando la diminuzione anno dopo anno del volume della fioritura. In ogni caso, applicando correttamente la potatura e la pinzatura si può facilmente ovviare a questo inconveniente ed apprezzare costantemente la fioritura del proprio bonsai di Crataegus.

 

L’ampia diffusione in arte bonsai è determinata anche dalla sua grande vigoria, da cui ne consegue una crescita molto rapida che favorisce il facile ingrossamento dei rami e della base; presenta, inoltre, foglie di piccole dimensioni che lo rendono molto decorativo anche quando non è fiorito. Essendo una specie versatile, si può modellare in quasi tutti gli stili, eccetto l’eretto formale e quello a scopa, lasciando aperte all’autore moltissime possibilità di formazione.

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Esposizione.

La collocazione ideale è in pieno sole, in posizione ben ventilata, durante tutto l’anno, ad esclusione dei mesi più caldi dov’è indispensabile ripararlo a mezz’ombra. Poiché sopporta bene il clima freddo, anche in inverno non serve adottare particolari cautele: solamente nell’eventualità di gelate prolungate è opportuno collocarlo in un luogo riparato.


Annaffiatura.

La caratteristica dominante del Crataegus, come detto, è la sua copiosa fioritura, ed è proprio in questo periodo che si rende necessaria un'abbondante annaffiatura, poiché il suo consumo avviene con grande rapidità. Se non fosse possibile annaffiare regolarmente, è consigliabile porre la pianta sotto ad una rete ombreggiante che, oltre a rallentare il consumo d’acqua, evita che si brucino le punte delle foglie. In inverno le somministrazioni d’acqua vanno diradate, comunque senza mai far asciugare completamente il terreno.


Terreno.

Il composto più adatto a questa specie è costituito da: akadama 75% e terriccio universale 25%.

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Rinvaso.

Il trapianto si effettua da febbraio a marzo ogni due-tre anni. Sempre in considerazione della sua rapida crescita e conseguentemente dell’apparato radicale, è possibile che sia necessario intervenire con maggiore frequenza, in alcuni casi anche tutti gli anni.


Potatura.

La potatura si effettua in inverno, nel periodo di riposo vegetativo. È indispensabile intervenire tutti gli anni sui rami lunghi, mantenendo invece quelli corti sui quali si manifesterà la fioritura dell’anno successivo. Nei Crataegus solo alcuni germogli presenti alle estremità si sviluppano con vigore. Per ridurre la forza di questi germogli, occorre potarli quando sono giunti a circa metà del loro sviluppo, altrimenti i rami perdono conicità ed eleganza. Questa pianta risponde bene anche alla potatura drastica, vegetando abbondantemente persino dal tronco, per questo motivo la formazione della ramificazione non costituisce un problema. Dopo la fioritura, si rimuovono i fiori appassiti e si accorciano i rami a circa uno o due nodi. Una delle caratteristiche di questa specie è quella di formare numerosi polloni alla base del tronco, che vanno eliminati con cura e al più presto, prima che si sviluppino eccessivamente.


Pinzatura.

La pinzatura si effettua in primavera, sfoltendo le nuove crescite in modo da favorire la formazione dei rami a due a due; i germogli forti vanno cimati allo scopo di dirigerne il vigore verso quelli deboli. Se si intende far fiorire la pianta, è bene non pinzare fino a dopo la fioritura poiché i fiori nascono sulla cima dei nuovi rami. Pinzando a partire dalla fine di luglio si ottengono unicamente gemme da foglia.


Avvolgimento.

Pur considerando che è sempre meglio intervenire con la potatura ai fini della formazione, è comunque possibile frenare la crescita dei germogli troppo vigorosi attraverso l’utilizzo del filo, avvolgendoli verso il basso. Il periodo migliore per applicarlo è tra maggio e giugno, momento in cui si riesce a contenere l’eccessivo sviluppo dei rami. A causa dell’eccessiva velocità di crescita, è importante osservare costantemente le parti avvolte, in modo da poter rimuovere il filo con tempismo nel caso in cui inizi ad incidere la corteccia.

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Concimazione.

Alla fine della fioritura, dopo la potatura, somministrare Concime Stimolante Bonsan unito a Concime Organico Liquido Bonsan per 3 volte ad intervalli di 8-10 giorni. Tale concimazione può essere sostituita da una somministrazione di Concime Stimolante Bonsan più Bonsan Concime Solido Organico Hanagokoro per 2 volte ogni 15-20 giorni. Negli altri periodi utilizzare il Concime Organico Liquido Bonsan ogni 15 giorni fino ad ottobre, oppure Bonsan Concime Solido Organico Hanagokoro ogni 15-25 giorni, escludendo il periodo di luglio e agosto.

 

Due volte all'anno (in autunno e a fine inverno) somministrare Bonsan Concime Solido Organico Hanagokoro; 3-4 volte all'anno è opportuno intervenire anche con la Soluzione Curativa Minerale Bonsan. Per stimolare la radicazione, utilizzare Concime Fluido Organico Minerale con vitamine B Bonsan al posto del Concime Liquido Organico Bonsan.


Patologie.

Non è particolarmente sensibile a nessuna malattia o agente patogeno, inoltre risponde molto bene ai trattamenti antiparassitari che dovessero rendersi necessari in caso di attacco di afidi, cocciniglie, bruchi, oidio, ruggine e necrosi batterica che possono minacciare questa specie. A scopo preventivo, in inverno, quando l’albero è spoglio, è consigliabile applicare liquido jin diluito in acqua (1:20) al fine di combattere eventuali formazioni di uova d’insetti.

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Molto ricercata come specie bonsai è la Cryptomeria japonica dalla chioma fastigiata e dal fogliame compatto.

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In questo genere, ascritto alla famiglia delle Taxodiaceae, s’incontra una delle principali essenze resinose forestali delle regioni centrali del Giappone e della Cina meridionale. Conosciuta anche come Cedro del Giappone, la sua denominazione Cryptomeriaè stata coniata alla metà del ’800, e letteralmente tradotta significa “divisione, ripartizione nascosta”.

 

Proprio in quel periodo la Cryptomeria ha fatto il suo ingresso anche in Europa, soprattutto nei giardini, occupando da subito un posto di notevole importanza. Attualmente è tra gli alberi più comunemente utilizzati nella formazione di parchi, viali, ecc.

 

Tanto rustiche, quanto ornamentali, queste piante possono raggiungere altezze di alcune decine di metri, arrivando addirittura ai 60 metri, sfoggiando superbi tronchi e brevi branche orizzontali che nella loro struttura complessiva assicurano alla specie un aspetto piramidale e slanciato.

Cryptomeria japonica 1

La sua corteccia di color bruno rossastro è piuttosto spessa; la giovane ramificazione presenta una formazione pendula. Tra le foglie persistenti e arcuate si nascondono piccoli germogli. La loro colorazione è variabile secondo le stagioni: verde brillante in primavera, verde in estate, verde-azzurrato in autunno e bruna in inverno. Si tratta di piante monoiche: gli strobili maschili sono oblunghi e giallognoli, posti al termine delle branche; gli strobili femminili sono terminali di rametti cortissimi.

 

Molto ricercata come specie bonsai è la cultivar nana giapponese “Yatsubusa” dalla chioma fastigiata e dal fogliame compatto. Anche se può essere formata in diversi stili, eretto formale, su roccia, a doppio tronco e a tronco multiplo, quello a cui meglio si adatta è sicuramente il formale poiché ricalca proprio la tipica forma di crescita della Cryptomeria. La sua tendenza a crescere diritta è talmente marcata che anche avvolgendone il tronco per curvarlo, presto riprenderebbe la posizione verticale. Il suo sviluppo verticale è garantito da un nebari particolarmente forte; la pianta stessa è molto vigorosa, in continua crescita dalla primavera all’autunno, compresa l’estate.

 

Questa caratteristica, se da un lato comporta una facile coltivazione, dall’altro fa perdere facilmente all’albero le giuste proporzioni e perciò è necessaria una costante attenzione nella modellatura. La grande popolarità che riscuote fra gli appassionati dell’arte bonsai riguarda soprattutto la sua velocità di sviluppo, grazie alla quale la Cryptomeria raggiunge un buono stato di maturità in pochi anni. Si tratta di una caratteristica che si può riscontrare anche osservandone la corteccia che rapidamente assume un magnifico aspetto vetusto e rugoso.

Cryptomeria japonica 2
Esposizione.

Questa specie ama situazioni di caldo e umidità, ma gli esemplari più giovani non sopportano il sole diretto intenso. In climi particolarmente secchi, la posizione più adatta è a mezzombra, mentre in climi freddi è bene proteggere la pianta in inverno collocandola in serra fredda o in un luogo riparato, ma non riscaldato. In nessun caso, comunque, deve essere sottoposta a gelate continue. Va considerato inoltre che le piante adulte, contrariamente a quelle giovani, amano essere esposte in pieno sole poiché esso favorisce lo sviluppo di un fogliame minuto e compatto.


Annaffiatura.

Generalmente richiede annaffiature più frequenti rispetto alle altre specie sempreverdi; in estate può essere necessario bagnare anche 3, 4 volte al giorno, tenendo presente che, dalla primavera all’autunno, necessita costantemente di cospicue somministrazioni d’acqua. Anche in inverno però non bisogna trascurare di garantirgli l’indispensabile grado di umidità, intervenendo regolarmente sia sulla parte aerea attraverso la nebulizzazione degli aghi, sia sul terriccio con l’annaffiatura, evitando di farlo seccare completamente.

Cryptomeria japonica 3
Terreno.

Il composto più adatto a questa specie è costituito da: akadama 70%, terriccio universale 20% e sabbia 10%.


Rinvaso.

Poiché la Cryptomeria produce radici nuove in abbondanza, il trapianto è molto semplice e non comporta grossi rischi. Si interviene una volta ogni 2 anni per gli esemplari in formazione ed ogni 3-4 anni per quelli più maturi, sempre a metà primavera


Potatura.

Visto che lo stile tipico di crescita della Cryptomeria è l’eretto formale, significa che la collocazione dei rami lungo il tronco è ben definita: ramificazione alternata, a destra e a sinistra, rami posteriori a partire dal primo ramo e frontali nell’ultimo terzo superiore dell’albero. Praticata la prima potatura di formazione, con la quale si modella la struttura di base, raramente capiterà di dover potare dei rami importanti; tuttavia se fosse necessario, si usi pasta cicatrizzante per evitare fuoriuscite di linfa, ricordando che l’epoca migliore in cui intervenire è la fine dell’inverno. Per quanto riguarda la potatura di mantenimento, è bene tener presente che questa pianta tende a crescere compatta, producendo un’infinità di germogli e foglie secche all’interno: per modificare questo processo naturale, è necessario sfoltire costantemente i rami, separando i palchi di vegetazione, in modo che ogni ramo possa risultare chiaramente delimitato e la luce riesca a raggiungere anche le zone più interne.

Cryptomeria japonica 4
Pinzatura.

La pinzatura è il lavoro più importante per questa specie e si pratica durante tutto il periodo di crescita, all’incirca fino alla fine di settembre. L’obiettivo è quello di ottenere rami sufficientemente folti e distribuiti a palchi. L’intervento deve essere effettuato solo utilizzando le dita, strappando la cima di ciascun germoglio; in nessun caso si utilizzino le cesoie, altrimenti le punte tagliate seccano. Prima di procedere indiscriminatamente con questa operazione, bisogna considerare che con la pinzatura si mantiene una buona silhouette della pianta, ma se ne rallenta lo sviluppo, di conseguenza se è necessario far ingrossare un ramo ci si deve astenere dal pinzarlo.


Avvolgimento.

Si tratta di una tecnica che si applica solo in fase iniziale per correggere il tronco o collocare i rami nella posizione adeguata, tenendo presente che il periodo migliore in cui intervenire va dalla tarda primavera all’autunno. In seguito, poiché i rami diventano molto densi, l’avvolgimento sarà piuttosto difficile da applicare: se fosse assolutamente indispensabile, converrà ricorrere all’impiego di tiranti.

 

Concimazione.

Da aprile all'inizio di luglio, somministrare ogni 15 giorni il Concime Liquido Organico Bonsan insieme al Concime Stimolante Bonsan, oppure, una volta al mese, Bonsan Concime Solido Organico Hanagokoro più il Concime Stimolante Bonsan. Dalla fine di agosto ad ottobre fertilizzare ogni 15 giorni con Concime Liquido Organico Bonsan o con Bonsan Concime Solido Organico Hanagokoro. Due volte all'anno (in autunno e a fine inverno) somministrare Bonsan Concime Solido Organico Hanagokoro; 3-4 volte all'anno è opportuno intervenire anche con la Soluzione Curativa Minerale Bonsan. Per stimolare la radicazione, utilizzare Concime Fluido Organico Minerale con vitamine B Bonsan al posto del Concime Liquido Organico Bonsan.


Patologie.

Le patologie che più frequentemente interessano questa specie sono il ragnetto rosso e la cocciniglia. Per entrambe, la soluzione consiste nell’utilizzo di un acaricida e di un insetticida sistemico, mantenendo l’albero pulito da aghi secchi. Tendenzialmente non subisce attacchi da parte di funghi se il composto è caratterizzato da un drenaggio adeguato e se la collocazione è in un luogo ben ventilato.

Il meglio di Hobby Bonsai nel mese di Aprile 2014: i 10 articoli più cliccati.

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1.- La Portulacaria è una pianta decisamente apprezzabile come elemento di arredo all'interno di un appartamento.

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Appartenente alla famiglia delle Crassulaceae, cresce spontanea in Sud Africa, dove arriva a raggiungere anche i 3 metri di altezza. Si tratta di un sempreverde che alle nostre latitudini è coltivato come pianta da interno di dimensioni contenute. Ha rami spessi e foglie lisce, arrotondate e carnose di un colore verde giada che si tinge di rosso quando la pianta viene coltivata in pieno sole.

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2.- Il Cotognastro è suggestivo in tutte le stagioni ed è una specie adatta alla coltivazione a bonsai.

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Appartenente alla famiglia delle Rosaceae, si presenta come un arbusto a forma espansa, strisciante, con rami orizzontali disposti a spina di pesce. Possiede foglie lucide, piccole, cuoiose, che in autunno assumono un colore rossastro.   Dai fiori piccoli, bianchi o rosati si sviluppano frutti rossi. Questa specie che comprende varietà a portamento prostrato, a cespuglio e ad albero, è spesso

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3.- Il meglio di Hobby Bonsai nel mese di Febbraio 2014: i 10 articoli più cliccati.

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1.- La facile fruttificazione e l’aspetto gradevole fanno supporre che la coltivazione del bonsai di Limone tenderà ad aumentare. Il Limone è una pianta la cui patria non si conosce con esattezza, ma pare che possa coincidere con i Paesi dell’Asia Occidentale. È stato introdotto in Europa intorno al 1200; l’Italia è diventata attualmente uno dei maggiori produttori del frutto di questa pianta.

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4.- La facile fruttificazione e l’aspetto gradevole fanno supporre che la coltivazione del bonsai di Limone tenderà ad aumentare.

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Il Limone è una pianta la cui patria non si conosce con esattezza, ma pare che possa coincidere con i Paesi dell’Asia Occidentale. È stato introdotto in Europa intorno al 1200; l’Italia è diventata attualmente uno dei maggiori produttori del frutto di questa pianta. Questo piccolo albero sempreverde ha lunghe branchie irregolari e brevi spine forti e rigide sui rametti lignificati a portamento

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5.- Il cipresso è una conifera che cresce spontanea in Giappone, dove può raggiungere i 30-40 metri di altezza.

Il cipresso è una conifera che cresce spontanea in Giappone, dove può raggiungere i 30-40 metri di altezza.

Questa conifera che cresce spontanea in Giappone, dove può raggiungere i 30-40 metri di altezza, è stata introdotta in Europa da più di un secolo. Appartenente alla famiglia delle Cupressaceae si sviluppa spontaneo in Giappone e nell’America Settentrionale, è stato introdotto in Europa da circa un secolo. Si tratta di una specie piuttosto longeva, che generalmente vive fino a 350 anni,

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6.- Il Cotogno da fiore è, tra i bonsai a precoce fioritura primaverile, uno dei più belli e facili da coltivare.

Il Cotogno da fiore è, tra i bonsai a precoce fioritura primaverile, uno dei più belli e facili da coltivare.

Appartenente alla famiglia delle Rosaceae, è originario della Cina e del Giappone. Si tratta di un arbusto a foglie caduche, con fiori primaverili di colore rosso o rosa e successivi frutti gialli. Possiede rami contorti e spinosi. Patologie. Questo arbusto a foglia caduca originario della Cina e del Giappone è, tra i bonsai a precoce fioritura primaverile, uno dei più belli e facili da

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1.- Ad eccezione dell’eretto formale, il Carpino può essere educato in qualsiasi stile. Il nome di questo genere appartenente alla famiglia delle Betulaceae, pare derivi dalla parola latina carpentum, un termine che significa carro; il legame con questa specie va ricercato proprio nel tipo di legno utilizzato un tempo nella costruzione dei carri. Anche addentrandosi fra i vocaboli celtici si

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8.- Ad eccezione dell’eretto formale, il Carpino può essere educato in qualsiasi stile.

Ad eccezione dell’eretto formale, il Carpino può essere educato in qualsiasi stile.

Il nome di questo genere appartenente alla famiglia delle Betulaceae, pare derivi dalla parola latina carpentum, un termine che significa carro; il legame con questa specie va ricercato proprio nel tipo di legno utilizzato un tempo nella costruzione dei carri. Anche addentrandosi fra i vocaboli celtici si può trovare un riferimento al Carpino: car che significa legno e pin testa, costituiscono un

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9.- La pianta del tè viene importata dai paesi orientali ed arriva a noi nelle più svariate dimensioni e già in vaso.

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La Carmona appartiene alla famiglia delle Borraginaceae. La si può trovare col nome di Carmona microphylla, di Ehretia microphylla o Ehretia buxifolia. Chiamata anche albero del tè da Fukien, nel nostro Paese non è conosciuta, se non come bonsai. Originaria della Cina meridionale è diffusa anche in altre zone: Taiwan, Vietnam, Corea e Giappone.   È un albero tropicale che può raggiungere i

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10.- L’interesse bonsaistico rivolto alla Camellia è legato soprattutto alla sua spettacolare fioritura.

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Il caco (Diospyros kaki) conserva il fascino di una tradizione millenaria.

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Ancora ai nostri giorni questa specie conserva il fascino di una tradizione millenaria: i suoi frutti, grazie al loro delicato e particolare sapore, furono talmente apprezzati dai popoli antichi al punto che individuarono in essi il "cibo degli dei".

 

La sua patria di origine è la Cina dove viene chiamato "Mela d'Oriente"; da qui si è diffuso anche in Giappone e oggi ricopre un ruolo di primaria importanza nell'alimentazione del popolo nipponico.

 

Nei giardini del nostro Paese questa pianta era già coltivata alla fine del XVIII secolo: la testimonianza ci arriva dagli scritti di Filippo Re e dell'Abate Romani, ma cominciò a diffondersi solo nella seconda metà del secolo successivo, grazie alle fortunate importazioni in Europa dal Giappone delle diverse e migliori qualità che in quel Paese venivano coltivate.

caco Diospyros kaki

Il Diospyros kaki appartiene alla famiglia delle Ebenaceae. In natura appare come una pianta alta una decina di metri, con grandi foglie caduche, alterne, ovali o ellittiche, acuminate, un po' coriacee, glabre e lucide sulla pagina superiore, di colore verde scuro, che diventa rossiccio in autunno, dopo la raccolta del frutto.

 

I suoi fiori sono unisessuali, raramente anche poligami: per questo motivo la pianta si può presentare con fiori a funzione solo femminile oppure a funzione solo maschile. A volte, il Caco porta anche solamente fiori ermafroditi o addirittura su di esso le varie caratteristiche si possono riunire in combinazioni diverse. Il frutto si presenta come una grossa bacca globosa, a quattro lobi, più o meno marcati, a buccia fine, membranosa, gialla o arancione; la polpa è più o meno molle, quasi liquida quando giunge a perfetta maturazione.

 

Essi possono derivare da fecondazione o dal principio di partenocarpia (ossia si sviluppano senza impollinazione): nel primo caso la loro polpa è più dolce e più soda e di colore bruno; se, invece, sono partenocarpici, i frutti in alcune varietà assumono un sapore astringente. Quando raggiunge la maturazione il frutto è molto zuccherino: esso contiene una forte quantità di zuccheri allo stato di glucosio e di proteine.

caco kaki

Può essere consumato fresco, oppure essiccato (ciò avviene soprattutto in Giappone). Il Caco riesce con molta facilità ad abituarsi ai diversi ambienti climatici, anche se il più congeniale per la sua coltivazione è quello temperato; in Italia, quindi, le zone centrali e meridionali sono quelle ideali, ma con qualche accorgimento in più, può svilupparsi anche nelle zone settentrionali.

 

La sua fioritura è piuttosto tardiva: i fiori sono portati dai germogli che si sviluppano in primavera dalle gemme miste. Il Caco risulta estremamente adattabile altresì per quanto riguarda il terreno, poiché tollera e sopravvive anche in quelli ritenuti "difficili".

Sono soprattutto i Cachi selvatici che portano i frutti del tipo astringente ad essere utilizzati per la coltivazione come bonsai, e nel nostro Paese essi sono particolarmente diffusi nei boschi del centro. La sua formazione non è difficile e risulta anche piuttosto semplice da seguire nel suo processo di crescita.

 

Per questi motivi, è particolarmente consigliato ai principianti e ai bonsaisti meno pazienti, poiché, se curato adeguatamente, offre soddisfazioni in brevissimo tempo: si riesce a farlo fruttificare in un anno o due dalla coltivazione in vaso. Per conferirgli, invece, il carattere che solo un bonsai maturo riesce ad esprimere, saranno necessari anni di lavorazione e applicazione delle tecniche. Una delle qualità di questa specie è la possibilità di poterlo coltivare in numerosi stili tra i quali: eretto, cascata, litterati, due tronchi, tronco multiplo, a zattera e a bosco.

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Esposizione.

La posizione ideale per questa specie è quella ventilata e soleggiata. Anche durante l'estate, il Diospyros kaki non ha bisogno di particolare protezione: solo nel caso in cui non si abbia la possibilità di controllare costantemente lo stato della terra è consigliabile ombreggiarlo. Nei mesi invernali, non vanno adottate particolari precauzioni, ad eccezione dei momenti in cui la temperatura scende sotto lo zero: in questo caso è necessario collocare l'albero in un luogo riparato, in modo che la terra non geli.


Annaffiatura.

Il Diospyros kaki necessita, per il proprio sviluppo, di abbondante acqua, soprattutto durante il periodo di fioritura. È bene annaffiare, accertandosi dello stato della terra, poiché va bagnata solo quando risulterà leggermente asciutta al tatto.


Terreno.

Il composto più adatto a questa specie è costituito da: 80% di akadama e 20% di sabbia.

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Rinvaso.

Il periodo migliore per trapiantare questa specie è la primavera, prima del risveglio vegetativo. La frequenza con cui effettuare il trapianto è ogni 2-3 anni; superata la fase di crescita, a causa del rapido sviluppo delle radici, è meglio operare ogni anno.


Potatura.

Per quanto riguarda questa operazione, vanno tenuti presenti gli obiettivi per cui viene applicata: se lo scopo è la formazione dei rami, la potatura dovrà essere effettuata da ottobre a febbraio, successivamente alla caduta delle foglie; nel caso in cui invece l'obiettivo riguarda la fruttificazione, nel mese di giugno, quando i frutti interrompono la loro crescita, si potano i rami, selezionando quelli che si intende lasciare. È sempre meglio intervenire sui rami giovani, poiché quando raggiungo i 15-20 cm di lunghezza, diventano estremamente rigidi.


Pinzatura.

Poiché il Caco, diventa particolarmente affascinante nel momento in cui porta i suoi frutti, l'obiettivo primario della pinzatura è quello di ottenere il maggior numero possibile di gemme da fiore. Il metodo migliore consiste nel pinzare a due gemme il ramo, ogni volta che ne presenta quattro, durante il periodo vegetativo.


Avvolgimento.

Due sono i periodi ideali per applicare il filo sul Caco. Se è necessario curvare grossi rami, il momento migliore è l'autunno, quando le foglie cominciano ad ingiallire. Il filo va applicato, facendo attenzione a non schiacciare nessuna gemma. Si tenga presente che i rami di questa pianta sono piuttosto fragili, quindi è meglio provvedere alla piegatura in due tempi: inizialmente si curva leggermente e dopo due/tre giorni si completa la curvatura. Generalmente, il filo verrà rimosso dopo la fioritura dell'anno successivo. Se invece occorre modellare le nuove vegetazioni, si opera in giugno, prima che si lignifichino: si riuscirà a dare forma ai rami senza sforzo e senza correre rischi di rottura. Non appena il filo inizia ad incidere la corteccia, occorre toglierlo.

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Concimazione.

Alla fine della fioritura, dopo la potatura, somministrare Concime Stimolante Bonsan unito a Concime Organico Liquido Bonsan per 3 volte ad intervalli di 8-10 giorni.

 

Tale concimazione può essere sostituita da una somministrazione di Concime Stimolante Bonsan più Bonsan Concime Solido Organico Hanagokoro per 2 volte ogni 15-20 giorni. Negli altri periodi utilizzare il Concime Organico Liquido Bonsan ogni 15 giorni fino ad ottobre, oppure Bonsan Concime Solido Organico Hanagokoro ogni 15-25 giorni, escludendo il periodo di luglio e agosto.

 

Due volte all'anno (in autunno e a fine inverno) somministrare Bonsan Concime Solido Organico Hanagokoro; 3-4 volte all'anno è opportuno intervenire anche con la Soluzione Curativa Minerale Bonsan. Per stimolare la radicazione, utilizzare Concime Fluido Organico Minerale con vitamine B Bonsan al posto del Concime Liquido Organico Bonsan.

 

Patologie.

Se si esclude la cocciniglia, non è particolarmente soggetto a malattie. In ogni caso, per evitare che, come tutti gli alberi da frutto, venga attaccato da funghi e virus è importante effettuare periodicamente dei trattamenti preventivi.

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L’Eleagnus si trova in particolare in Asia, dove cresce in boschetti e zone asciutte.

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Sono tre i generi che formano le Eleagneacee, piante dicotiledoni, che prendono la loro denominazione dal genere Elaeagnus, un genere che comprende una quarantina di specie e che forma da solo quasi l’intera consistenza della famiglia.

 

Fu il Tournefort a creare ed introdurre poi, nella sistematica delle piante, questa denominazione di genere, riconfermata nel 1735 da Linneo, che attribuì al genere stesso l’Elaeagnus angustifolia (che cresce in Italia allo stato spontaneo), chiamato volgarmente Olivagno oppure Olivo di Boemia.

 

Allo stato naturale lo si trova anche in Francia e in Inghilterra e la sua introduzione viene fatta risalire al 1600. Molto probabilmente l’area di origine dell’Elaeagnus risiede nell’Europa sud-orientale e nell’Asia occidentale e orientale, infatti gli Elaeagni si trovano allo stato spontaneo nella Persia, in Cina e in Giappone.

Eleagnus

Tra le curiosità di questa specie, non si sa per quale ragione l’Elaeagnus angustifolia sia stato denominato Olivo di Boemia, visto che molti scrittori specializzati dell’epoca descrivono come esso crescesse naturalmente in Giappone.

 

Per quanto riguarda le caratteristiche morfologiche sono piante arbustive, talvolta arboree, che possono raggiungere i 7-10 m di altezza, non di rado spinosi sulle branche ramose. Presentano foglie sia caduche, che persistenti, alterne, semplici, brevemente picciolate e con una caratteristica peluria a forma di stella. I fiori sono bianchi o gialli, solitari o a grappoli, apetali. Il perianzio può essere campanulato o tubulare, ma sempre a quattro lobi.

 

La fioritura a seconda della specie si manifesta in primavera o in estate. Il frutto è apparentemente una drupa di forma ovoidale arancione-rossa, che matura in tarda primavera o in autunno. Le specie di Elaeagnus si possono dividere in due gruppi. Nel primo si possono includere le unità a foglie persistenti, nella quali la fioritura è usualmente autunnale; tra queste si trovano l’Elaeagnus macrophylla e pungens di origine giapponese.

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Nel secondo si possono includere le specie a foglia caduca come l’angustifolia, la multiflora e la umbellata, la cui fioriture hanno luogo generalmente a tarda primavera-estate. Sono piante utilizzate soprattutto a scopo ornamentale, ma di alcune specie il frutto è commestibile e viene utilizzato per ricavarne gelatina.

 

L’Eleagno frequentemente coltivato in forma bonsai è popolare non solo come specie da frutto, ma anche per le sue alte potenzialità proprio a livello bonsaistico. Ne esistono diverse specie, che maturano i frutti dalla tarda primavera all’autunno e tutte rappresentano un materiale splendido per la formazione. Tra queste l'Elaeagnus pungens è robusto e facile da formare. Se si considerano le foglie, i frutti, il tronco… tutto lo rende una specie particolarmente adatta per essere trasformata in un bonsai.

 

Generalmente se si domanda ad un amatore come mai non coltivi l’Eleagno, la risposta più frequente fa riferimento alla difficoltà di vederli in frutto. Tuttavia sono alberi con caratteristiche spettacolari, come la corteccia che diventa quasi nera con la maturità, e che se curati adeguatamente danno grandi soddisfazioni anche nella fruttificazione.

 

L’Eleagno si può facilmente acquistare in quasi tutti i vivai e i centri giardinaggio, quindi reperire materiale già pronto da lavorare non è così difficoltoso. In arte bonsai, gli stili a cui maggiormente si adatta sono: eretto informale, inclinato, prostrato e a cascata. Oltre all’Elaeagnus pungens, specie di origine giapponese, le specie più diffuse nel nostro Paese sono l’angustifolia e la multiflora.

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Esposizione.

Se posto in vaso non sopporta i climi rigidi, pertanto in inverno va collocato in un luogo riparato, garantendo una posizione luminosa e fresca, con temperature sopra i 5°C. Dalla primavera fino a settembre andrà collocato all’esterno: la posizione ideale è in pieno sole in un luogo ben ventilato, posizione che permetterà di prevenire anche i facili attacchi di afidi a questa specie.


Annaffiatura.

Durante la stagione vegetativa necessita di abbondanti annaffiature, che verranno diradate in autunno-inverno, facendo però attenzione che il terreno non arrivi mai ad inaridirsi. In caso di mancanza d’acqua le foglie cadono, perdendo di conseguenza anche i frutti che si formano a lato delle foglie stesse. In estate è necessario controllare scrupolosamente le annaffiature, poiché è una specie che necessita di molta acqua.

 

Terreno.

Uno dei composti utilizzabili per questa specie è costituito da: 80% akadama e 20% terriccio universale, ma se lo scopo è quello di far sviluppare più rapidamente le radici, si trapianta ad intervalli di due anni in akadama pura.


Rinvaso.

Si effettua ogni 2/3 anni all’inizio della primavera sulle specie a foglia caduca, a tarda primavera (aprile-maggio) su quelle sempreverdi. Gli alberi di questa famiglia producono, come le leguminose, dei noduli benefici a livello di apparato radicale, che non bisogna potare: sono batteri Azoto-fissatori che vivono in simbiosi con la pianta.

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Potatura.

La sua facilità di formazione è rappresentata dalla possibilità di intervenire tre volte all'anno con la potatura. Nella fase di formazione i rami vanno lasciati crescere liberamente, potandoli solo quando appariranno eccessivamente lunghi. È indispensabile applicare mastice cicatrizzante con ormoni sulle grosse ferite, in modo da non provocare ritiri di linfa ai quali l’Elaeagnus è soggetto. Fiorisce da maggio a settembre a seconda delle specie e porta i frutti fino ai mesi di ottobre-novembre, ma per ottenere la fruttificazione bisogna evitare la potatura nel periodo di riposo invernale, rinviandola alla fine della primavera. Per riuscire ad avere un’abbondante fioritura l’anno successivo, si pota la pianta dopo la fioritura e un’altra volta alla fine dell’estate. Se si coltiva la varietà pungens, è possibile intervenire con la potatura praticamente in qualsiasi momento dell’anno.


Pinzatura.

Le gemme da fiore si formano generalmente sui rami corti, pertanto la coltivazione sarà rivolta all’ottenimento di una grande quantità di questo tipo di rami. In primavera ed in estate si accorciano i nuovi germogli mentre si sviluppano. Generalmente si riduce ad un paio di foglie quando il germoglio presenta otto foglioline nuove. Se defogliato in giugno, non forma i fiori sulle specie a fioritura più tardiva. Quando si desidera presentare il proprio esemplare ad un'esposizione conviene limitarsi perciò alla pinzatura dei germogli.


Avvolgimento.

La pratica dell’avvolgimento su questa pianta può essere eseguita tutto l’anno, in quanto i rami dell’Elaeagnus sono flessibili anche in inverno. Si tratta di una peculiarità che rende quasi nulli i pericoli di rotture durante l’applicazione del filo.


Concimazione.

Si fertilizza in primavera ed in autunno con concime organico a lenta cessione tipo aburukasu della linea Bonsan. Garantirle un nutrimento costante significa riuscire a stimolare efficacemente la fioritura e la fruttificazione. Utilizzare un concime a base di polvere d’osso è un piccolo trucco per ottenere più facilmente i frutti. Durante i mesi più caldi e quelli invernali, momenti in cui l’attività della pianta è ridotta, non si concima.

 

Patologie.

È soggetto soprattutto agli afidi, che compaiono sulle cime tenere dei germogli, alla cocciniglia e alla fumaggine. Si tratta comunque di patologie che si riescono a debellare senza problemi, se si agisce prontamente utilizzando i prodotti specifici.

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L’Evonimo (Evonymus) è una delle specie più belle per coltivare a bonsai.

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L’Evonymusè una pianta talora a foglie decidue, talora sempreverde con aspetto arbustivo, appartenente alla famiglia delle Celastraceae. È un genere rappresentato da più di un centinaio di specie, la cui area di distribuzione nella flora spontanea si estende principalmente nell’India, nell’Himalaya e nell’Asia orientale, mentre sono ancora poche quelle abitatrici del nostro continente e dell’America centrale e boreale.

 

Appartiene essenzialmente all’Emisfero boreale e a climi temperati o temperati-caldi. In Italia sono presenti solo alcune specie: in particolare è diffuso l’Evonymus europaeus, che cresce fra i boschi e le siepi di tutto il territorio peninsulare e insulare, raggiungendo un’altezza variabile da 1 a 4 metri.

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I curiosi nomi volgari dati a questa varietà come “Fusaggine”, si riferiscono allusivamente ad antichi usi del legno dell’Euonymus europaeus, dal quale si ricavava materiale legnoso per realizzare i fusi da filare; il nome invece “Cappello da prete”, che deriva dal dialetto lombardo, si riferisce alla forma e al colore dei frutti.

 

È infatti piuttosto riconoscibile in autunno, momento in cui spiccano i suoi frutti curiosamente conformati in modo da ricordare il tricorno e vivacemente colorati. Il portamento dell’Evonymus è a volte eretto, più raramente strisciante. Le foglie sono opposte, spicciolate, usualmente dentate e di solito glabre. I piccoli fiori a 4 petali, bianco-verdi, compaiono in maggio-giugno a fianco delle foglie dei nuovi rami che si sviluppano dai rametti corti. I frutti a capsula, a tre-cinque lobi, sono rossastri e quando maturano si aprono lasciando visibili i semi rosso-arancio.

 

L’esatta nomenclatura di queste piante risale al XVIII secolo, e da allora sono sempre state oggetto di coltivazione ornamentale, ma nel tempo gli usi non si sono limitati al solo settore decorativo, hanno abbracciato anche lo sfruttamento delle materie in esse contenute e delle rispettive proprietà medicinali. L’Evonymus alatus, ad esempio, fornisce alla medicina popolare del Giappone un mezzo per combattere le affezioni sifilitiche, mentre dall’Evonymus europaeus si ricava un olio che serve per la produzione di saponi.
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Per la coltivazione a bonsai sono consigliate soprattutto le specie a foglia caduca, come l’Evonymus alatus, che forma una delicata cappa sugherosa simile ad ali (da cui il suo nome), e l’Evonymus europaeus, che emette il caratteristico frutto trilobato.

 

La loro principale caratteristica è il meraviglioso colore delle foglie autunnale e l’incantevole aspetto invernale che assumono grazie alla fine ramificazione, che si può osservare soprattutto in questa stagione. Forse uno degli aspetti più negativi dell’Evonymus è che si tratta di una specie dioica, porta cioè fiori maschili e femminili su alberi differenti: se non si possiede nella propria collezione esemplari di entrambi i sessi, non si ottiene la fruttificazione.

 

È comunque una pianta robusta che ben si presta a ogni tipo di coltivazione. Ama terreni assolati e caldi, anche calcarei. Tollerante persino a lunghi periodi di siccità, teme però il gelo prolungato.

 

Esposizione.

Si tratta di una specie robusta, che sopporta tranquillamente il caldo come il freddo. Si consiglia comunque di preservare le radici dai freddi rigidi prolungati e si eviti che il vaso sia esposto alle gelate nel momento in cui si annaffia. Se in estate non è possibile tenere costantemente sotto controllo l’albero, è meglio collocarlo a mezzombra.

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Annaffiatura.

Le annaffiature devono essere sufficientemente frequenti, poiché l’Evonimo soffre la mancanza d'acqua: da aprile e per tutto il periodo estivo si abbia cura di bagnare abbondantemente ogni volta che il terreno risulta asciutto. In inverno le annaffiature vanno diradate. Durante la fioritura è essenziale proteggere gli alberi dalla pioggia ed evitare i colpi di secco: è indispensabile quindi non far mancare mai l’acqua a questa specie, poiché ciò causerebbe la perdita dei fiori. Una buona soluzione è costituita da una tettoia ben esposta alla luce, appoggiando i vasi su vassoi pieni d'acqua (purché non immersi).


Terreno.

Uno fra i composti migliori da utilizzare è formato da: akadama (60%), ghiaia (20%) e humus (20%).


Rinvaso.

Poiché tende a produrre radici fini in abbondanza, satura facilmente e in breve tempo lo spazio disponibile nel vaso. Per questa ragione è necessario applicare trapianti frequenti, all’incirca una volta ogni due anni, a tarda primavera, ai primi caldi, per evitare le gelate tardive che potrebbero compromettere le tenere foglioline.

 

Il sistema migliore per trapiantare consiste nell’eliminazione totale della terra vecchia, applicando una buona potatura dell’apparato radicale anche superiore alla norma, se necessario: si tratta di una specie molto robusta che sopporta tranquillamente le potature drastiche.

 

Si tenga presente che durante l’operazione di trapianto è indispensabile tagliare le grosse radici fittonanti, che spesso si formano e lignificano molto rapidamente. Si raccomanda anche l’uso di vasi capienti al fine di poter aumentare la granulometria del terriccio (akadama), in modo da scongiurare il marciume radicale.


Potatura.

Si pota generalmente in primavera, appena prima del risveglio vegetativo, ma bisognerà fare attenzione a lasciare alcuni dei rami vecchi se si vuole godere la fioritura. L’Evonymus, infatti, fiorisce sui rami lunghi 4-6 nodi, all’estremità della vegetazione dell’anno precedente ed occasionalmente sulle vegetazioni laterali vicine, per cui bisognerà applicare la potatura con criterio altrimenti si potrebbe compromettere la fioritura e quindi la successiva fruttificazione.

 

Si pota poi a fine stagione, dopo aver ammirato l’albero nel suo massimo splendore e cioè carico di frutti, sino al primo nodo. Si tratta di un’operazione indispensabile soprattutto nella zona apicale per controllarne la forte dominanza.

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Pinzatura.

Se si desidera arrestare la crescita di un ramo, si pinzerà con le dita l’ultimo germoglio non appena appare; per ramificare il ramo conviene invece lasciar crescere il germoglio per 6-7 cm, pinzandolo successivamente e lasciando solamente 1-2 cm di crescita nuova. L’Evonymus è una specie che richiede interventi di pinzatura costanti, altrimenti si perde proporzione nella ramificazione.

 

I germogli particolarmente vigorosi vanno pinzati a due foglie o si lasciano addirittura spogli: ciò non crea problemi poiché possiede 3-4 gemme dormienti alla base di ogni ramo, che con la pinzatura vengono risvegliati. La pinzatura si applica principalmente in tarda primavera e in autunno.


Avvolgimento.

Nella fase di formazione della struttura è necessario controllare scrupolosamente il vigore dei nuovi germogli, avvolgendoli da aprile ad ottobre, non appena la corteccia si presenterà in forma legnosa, ma facendo molta attenzione al loro ingrossamento per evitare brutte cicatrici. Se si perde questo momento diventerà difficile ottenere la silhouette desiderata o comunque non sarà possibile applicare la piegatura senza incorrere in rotture.

 

È bene ricordare infatti che l’Evonymus presenta una certa rigidità nei rami. Si consiglia di avvolgere il filo con nastro adesivo prima della sua applicazione, in modo da non segnare la bellissima ed affascinante corteccia. L’applicazione del filo per la modellatura dei rami vecchi risulta praticamente impossibile, essendo essi molto rigidi e legnosi.


Concimazione.

Poiché si tratta di una pianta vigorosa, soggetta per cui a continue germogliazioni, va concimata con regolarità e abbondantemente, preferendo concimi organici a lenta cessione, come l’Hanagokoro della Linea Bonsan oppure il Biogold. È consigliabile concimare una volta al mese in aprile e da agosto ad ottobre.


Patologie.

Si consiglia di effettuare dei controlli scrupolosi della pianta soprattutto durante la primavera e l’estate, quando il pericolo di malattie e attacchi è più alto. Molto importanti per questa pianta, spesso oggetto di interesse da parte di parassiti di diverso genere, quali insetti, acari e cocciniglie, sono i trattamenti preventivi. È perciò fondamentale applicare costantemente interventi curativi-preventivi, in autunno e inverno, con solfuro di calcio (liquido jin) alla caduta delle foglie.

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Il meglio di Hobby Bonsai nel mese di Giugno 2014: i 10 articoli più cliccati.

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1.- L’Evonimo (Evonymus) è una delle specie più belle per coltivare a bonsai.

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L’Evonymus è una pianta talora a foglie decidue, talora sempreverde con aspetto arbustivo, appartenente alla famiglia delle Celastraceae. È un genere rappresentato da più di un centinaio di specie, la cui area di distribuzione nella flora spontanea si estende principalmente nell’India, nell’Himalaya e nell’Asia orientale, mentre sono ancora poche quelle abitatrici del nostro continente e dell’

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2.- L’Eleagnus si trova in particolare in Asia, dove cresce in boschetti e zone asciutte.

L’Eleagnus si trova in particolare in Asia, dove cresce in boschetti e zone asciutte.

Sono tre i generi che formano le Eleagneacee, piante dicotiledoni, che prendono la loro denominazione dal genere Elaeagnus, un genere che comprende una quarantina di specie e che forma da solo quasi l’intera consistenza della famiglia.   Fu il Tournefort a creare ed introdurre poi, nella sistematica delle piante, questa denominazione di genere, riconfermata nel 1735 da Linneo, che attribuì al

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3.- Il caco (Diospyros kaki) conserva il fascino di una tradizione millenaria.

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Ancora ai nostri giorni questa specie conserva il fascino di una tradizione millenaria: i suoi frutti, grazie al loro delicato e particolare sapore, furono talmente apprezzati dai popoli antichi al punto che individuarono in essi il "cibo degli dei".   La sua patria di origine è la Cina dove viene chiamato "Mela d'Oriente"; da qui si è diffuso anche in Giappone e oggi ricopre un ruolo di

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4.- Molto ricercata come specie bonsai è la Cryptomeria japonica dalla chioma fastigiata e dal fogliame compatto.

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In questo genere, ascritto alla famiglia delle Taxodiaceae, s’incontra una delle principali essenze resinose forestali delle regioni centrali del Giappone e della Cina meridionale. Conosciuta anche come Cedro del Giappone, la sua denominazione Cryptomeria è stata coniata alla metà del ’800, e letteralmente tradotta significa “divisione, ripartizione nascosta”.   Proprio in quel periodo la

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5.- Biancospino pianta spinosa ed arbustiva, altamente decorativa.

Biancospino pianta spinosa ed arbustiva, altamente decorativa.

Al genere Crataegus, ascritto alla famiglia delle Rosaceae, appartengono un grandissimo numero di specie distribuite in tutte le regioni temperate dell’emisfero boreale. Nelle macchie di tutta l’Italia peninsulare e della Sicilia, fino ad un’altitudine di 1800 metri, cresce comunemente il Crataegus monogyna.   Si tratta di una pianta spinosa ed arbustiva, altamente decorativa, sia durante il

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6.- La Portulacaria è una pianta decisamente apprezzabile come elemento di arredo all'interno di un appartamento.

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Appartenente alla famiglia delle Crassulaceae, cresce spontanea in Sud Africa, dove arriva a raggiungere anche i 3 metri di altezza. Si tratta di un sempreverde che alle nostre latitudini è coltivato come pianta da interno di dimensioni contenute. Ha rami spessi e foglie lisce, arrotondate e carnose di un colore verde giada che si tinge di rosso quando la pianta viene coltivata in pieno sole.

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7.- Il Cotognastro è suggestivo in tutte le stagioni ed è una specie adatta alla coltivazione a bonsai.

il Cotognastro è suggestivo in tutte le stagioni ed è una specie adatta alla coltivazione a bonsai.

Appartenente alla famiglia delle Rosaceae, si presenta come un arbusto a forma espansa, strisciante, con rami orizzontali disposti a spina di pesce. Possiede foglie lucide, piccole, cuoiose, che in autunno assumono un colore rossastro.   Dai fiori piccoli, bianchi o rosati si sviluppano frutti rossi. Questa specie che comprende varietà a portamento prostrato, a cespuglio e ad albero, è spesso

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8.- La facile fruttificazione e l’aspetto gradevole fanno supporre che la coltivazione del bonsai di Limone tenderà ad aumentare.

La facile fruttificazione e l’aspetto gradevole fanno supporre che la coltivazione del bonsai di Limone tenderà ad aumentare.

Il Limone è una pianta la cui patria non si conosce con esattezza, ma pare che possa coincidere con i Paesi dell’Asia Occidentale. È stato introdotto in Europa intorno al 1200; l’Italia è diventata attualmente uno dei maggiori produttori del frutto di questa pianta. Questo piccolo albero sempreverde ha lunghe branchie irregolari e brevi spine forti e rigide sui rametti lignificati a portamento

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9.- Il cipresso è una conifera che cresce spontanea in Giappone, dove può raggiungere i 30-40 metri di altezza.

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Questa conifera che cresce spontanea in Giappone, dove può raggiungere i 30-40 metri di altezza, è stata introdotta in Europa da più di un secolo. Appartenente alla famiglia delle Cupressaceae si sviluppa spontaneo in Giappone e nell’America Settentrionale, è stato introdotto in Europa da circa un secolo. Si tratta di una specie piuttosto longeva, che generalmente vive fino a 350 anni,

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10.- Il Cotogno da fiore è, tra i bonsai a precoce fioritura primaverile, uno dei più belli e facili da coltivare.

Il Cotogno da fiore è, tra i bonsai a precoce fioritura primaverile, uno dei più belli e facili da coltivare.

Appartenente alla famiglia delle Rosaceae, è originario della Cina e del Giappone. Si tratta di un arbusto a foglie caduche, con fiori primaverili di colore rosso o rosa e successivi frutti gialli. Possiede rami contorti e spinosi. Patologie. Questo arbusto a foglia caduca originario della Cina e del Giappone è, tra i bonsai a precoce fioritura primaverile, uno dei più belli e facili da

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Il meglio di Hobby Bonsai nel mese di Luglio 2014: i 10 articoli più cliccati.

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1.- L’Evonimo (Evonymus) è una delle specie più belle per coltivare a bonsai.

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2.- L’Eleagnus si trova in particolare in Asia, dove cresce in boschetti e zone asciutte.

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Sono tre i generi che formano le Eleagneacee, piante dicotiledoni, che prendono la loro denominazione dal genere Elaeagnus, un genere che comprende una quarantina di specie e che forma da solo quasi l’intera consistenza della famiglia.   Fu il Tournefort a creare ed introdurre poi, nella sistematica delle piante, questa denominazione di genere, riconfermata nel 1735 da Linneo, che attribuì al

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3.- Il caco (Diospyros kaki) conserva il fascino di una tradizione millenaria.

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4.- Molto ricercata come specie bonsai è la Cryptomeria japonica dalla chioma fastigiata e dal fogliame compatto.

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In questo genere, ascritto alla famiglia delle Taxodiaceae, s’incontra una delle principali essenze resinose forestali delle regioni centrali del Giappone e della Cina meridionale. Conosciuta anche come Cedro del Giappone, la sua denominazione Cryptomeria è stata coniata alla metà del ’800, e letteralmente tradotta significa “divisione, ripartizione nascosta”.   Proprio in quel periodo la

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5.- Biancospino pianta spinosa ed arbustiva, altamente decorativa.

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Al genere Crataegus, ascritto alla famiglia delle Rosaceae, appartengono un grandissimo numero di specie distribuite in tutte le regioni temperate dell’emisfero boreale. Nelle macchie di tutta l’Italia peninsulare e della Sicilia, fino ad un’altitudine di 1800 metri, cresce comunemente il Crataegus monogyna.   Si tratta di una pianta spinosa ed arbustiva, altamente decorativa, sia durante il

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Appartenente alla famiglia delle Crassulaceae, cresce spontanea in Sud Africa, dove arriva a raggiungere anche i 3 metri di altezza. Si tratta di un sempreverde che alle nostre latitudini è coltivato come pianta da interno di dimensioni contenute. Ha rami spessi e foglie lisce, arrotondate e carnose di un colore verde giada che si tinge di rosso quando la pianta viene coltivata in pieno sole.

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7.- Il Cotognastro è suggestivo in tutte le stagioni ed è una specie adatta alla coltivazione a bonsai.

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Appartenente alla famiglia delle Rosaceae, si presenta come un arbusto a forma espansa, strisciante, con rami orizzontali disposti a spina di pesce. Possiede foglie lucide, piccole, cuoiose, che in autunno assumono un colore rossastro.   Dai fiori piccoli, bianchi o rosati si sviluppano frutti rossi. Questa specie che comprende varietà a portamento prostrato, a cespuglio e ad albero, è spesso

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8.- La facile fruttificazione e l’aspetto gradevole fanno supporre che la coltivazione del bonsai di Limone tenderà ad aumentare.

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Il Limone è una pianta la cui patria non si conosce con esattezza, ma pare che possa coincidere con i Paesi dell’Asia Occidentale. È stato introdotto in Europa intorno al 1200; l’Italia è diventata attualmente uno dei maggiori produttori del frutto di questa pianta. Questo piccolo albero sempreverde ha lunghe branchie irregolari e brevi spine forti e rigide sui rametti lignificati a portamento

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9.- Il cipresso è una conifera che cresce spontanea in Giappone, dove può raggiungere i 30-40 metri di altezza.

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Questa conifera che cresce spontanea in Giappone, dove può raggiungere i 30-40 metri di altezza, è stata introdotta in Europa da più di un secolo. Appartenente alla famiglia delle Cupressaceae si sviluppa spontaneo in Giappone e nell’America Settentrionale, è stato introdotto in Europa da circa un secolo. Si tratta di una specie piuttosto longeva, che generalmente vive fino a 350 anni,

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10.- L’interesse bonsaistico rivolto alla Camellia è legato soprattutto alla sua spettacolare fioritura.

L’interesse bonsaistico rivolto alla Camellia è legato soprattutto alla sua spettacolare fioritura.

Controversa ed incerta è l’etimologia di questo splendido albero sempreverde appartenente alla famiglia delle Theaceae, che cresce spontaneo in Corea e Giappone. Alcuni sostengono che la parola Camellia sia stata coniata in onore del gesuita italiano Padre Camelli, l’artefice pare della sua introduzione in Europa nella prima metà del XVIII secolo, mentre altri attribuiscono la sua denominazione

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La coltivazione del faggio a bonsai è particolarmente indicata, soprattutto nello stile a bosco.

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Di indubbia grande antichità geologica, il Faggio, appartenente alla famiglia delle Fagaceae, è diffuso con solo una decine di specie nell’emisfero nord, nell'Europa centrale e meridionale-montuosa, nel Caucaso e nell'Asia Occidentale; nell'emisfero sud appare invece in forma diversa, ovvero come Nothofagus.

 

Il rinvenimento di alcuni relitti archeologici ha portato i botanici a formulare l'ipotesi che, le sue poche specie, si siano assoggettate nell'antichità ad una corrente migratoria che, originandosi dall'Inghilterra, si è poi spostata verso il Sud, dove il Faggio avrebbe trovato migliori condizioni ambientali, stabilendosi nelle regioni sud-orientali europee e dando luogo alle Faggete, in un ambiente strettamente montano ad altitudine compresa tra gli 800 e i 1000 metri, appena superato il limite dei Castagneti e dei Querceti.

faggio 

Morfologicamente, si tratta di un albero robusto a chioma arrotondata, quando esemplare singolo, delicato e slanciato quando fa parte di boschi, dove può raggiungere i 30-40 metri di altezza.

 

Presenta foglie isolate, semplici, alterne di forma ovale, con dimensioni dai 4 ai 9 cm, di colore verde chiaro che tendono a scurirsi con la maturazione. In inverno la foglia si secca, ma non cade, rimanendo attaccata ai rami fino alla primavera, quando spunta la nuova vegetazione. Generalmente il tronco presenta una corteccia liscia, mentre il colore che varia a seconda della specie, può essere cenere, marrone o bianco.

 

È una pianta monoica, con fiori unisessuati; i fiori femminili sono appiattiti, raccolti in un involucro a quattro lobi, irto di punte molli e pelose; i fiori maschili sono invece formati da un calice a cinque divisioni ineguali, contenente da dieci a venti stami a filamenti allungati ed un ovario rudimentale. Ciascuno di questi fiori femminili produce un solo frutto detto "faggiola" (raramente due), caratterizzato da due lucide noci, allungate e di forma triangolare i cui semi sono commestibili e molto nutrienti poiché contengono il 43% di sostanze oleose: proprio per questo, il suo nome deriva dal latino "phago" che significa mangiare.

 

La fioritura si manifesta solo sugli alberi di età media in aprile/maggio, maturando i frutti alla fine dell’estate. Nel nostro Paese i Faggi assumono una straordinaria forma e un aspetto particolarmente suggestivo in autunno, quando le fronde si tingono di rosso e di giallo. Il loro habitat ideale corrisponde alle Alpi Orientali, Giulie, e all’altipiano di Tarnova, dove si sviluppano in boschi.

 

Il bonsai.

Un aspetto fondamentale che deve possedere una pianta per poter essere coltivata come bonsai riguarda l'adattabilità che ha il suo apparato radicale alla vita in vaso o su lastra. Il Faggio si adatta perfettamente a questa collocazione, producendo radici anche in poco terreno: per questo motivo, la sua coltivazione a bonsai è particolarmente indicata, soprattutto nello stile a bosco. Possiede un bel tronco e la capacità di produrre una buona ramificazione.

 

Nonostante la sua foglia sia leggermente grande, si può ridurre attraverso una buona esposizione al sole, defogliazioni parziali e concimazioni adeguate. Il Faggio è molto apprezzato per le sue splendide variazioni di colore nelle varie stagioni, che lo rendono interessante in qualsiasi periodo dell'anno. Le specie più utilizzate nella coltivazione a bonsai sono il Fagus crenata e il Fagus sylvatica.

 

Esposizione.

La collocazione di questa specie è all’esterno, prendendo però le dovute precauzioni, in considerazione del fatto che non sopporta eccessi di caldo, freddo e secchezza. È particolarmente sensibile ai geli primaverili tardivi, alle forti insolazioni e alla secchezza dell'aria, specialmente in estate. L'esposizione ideale è a nord, nord-est o nord-ovest. Se proprio non è possibile evitare una collocazione a sud, occorre per lo meno garantire all’albero una buona protezione nelle ore più calde della giornata.

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Annaffiatura.

Si annaffia ogni qualvolta il terreno risulta asciutto al tatto. A partire dalla fine di luglio-inizio di agosto, quando le nuove gemme sono formate, si riduce l'annaffiatura del terreno, assicurando però una costante umidità alle foglie, attraverso la nebulizzazione. In questo modo si riesce a controllare l'eccessiva crescita delle foglie, che altrimenti risulterebbero poco adeguate alla coltivazione a bonsai.

 

Terreno.

Terra composta da: per piante in formazione, 1/3 di akadama, 1/3 di pozzolana, 1/3 di sabbia di fiume; per piante già formate, 2/3 di akadama e 1/3 di sabbia di fiume. Nella formazione dei boschi è consigliabile utilizzare solo akadama.

 

Rinvaso.

L’epoca migliore per effettuare il trapianto è a fine estate o inizio autunno, anche se la pianta ha ancora tutte le foglie verdi, poiché in questo periodo le gemme, essendo già perfettamente formate, garantiscono un'ulteriore crescita delle radici prima del sopraggiungere dell'inverno. Una buona alternativa è l'inizio della primavera, appena prima del risveglio vegetativo.

 

Una qualità molto apprezzata nei Faggi è quella di radicare soprattutto vicino ai tagli di radici grosse, il cui callo favorisce la crescita di numerose radici fini. Bisogna però avere l'accortezza di coprire le ferite con mastice cicatrizzante in modo da evitare marciume e il manifestarsi di altre malattie. Quando si rinvasano bonsai già formati, si mantiene da 1/2 a 2/3 del ceppo originale. La frequenza con cui si consiglia di trapiantare varia a seconda che si tratti di piante giovani, per cui si effettua annualmente o al massimo ogni due anni, oppure di bonsai già formati, per i quali è indicato intervenire ogni due o tre anni.

 

Potatura.

La potatura dei rametti, allo scopo di migliorare la silhouette del bonsai, si può effettuare in autunno o in primavera, prima del risveglio vegetativo. Occorre mantenere una struttura dei rami primari, di poche unità, ma ben distribuita, facendo in modo, col tempo, di aumentarne la qualità: tanti rametti sottili che si dipartono da una struttura ben delineata. Si consiglia di evitare la potatura dei rami di grandi dimensioni, poiché la loro cicatrizzazione dà luogo ad ingrossamenti poco gradevoli. Considerando che questa specie tende a formare nuove gemme vicino al callo dei tagli, vegetando senza problemi anche da legno vecchio, se indispensabile, si possono effettuare potature drastiche. Essendo il Faggio, un albero a foglie alterne, prima di procedere al taglio bisogna decidere dove dirigere il futuro ramo, lasciando come ultima gemma quella che cresce nella direzione desiderata.

 

Pinzatura.

La pinzatura sui germogli del Faggio va effettuata quando risultano ben evidenti sei o quattro foglioline per germoglio, lasciandone solo due o tre. Per la cimatura è meglio utilizzare le dita o le pinze adeguate, poiché la nuova vegetazione è molto tenera. Normalmente i Faggi vegetano una volta sola, in primavera, per questo motivo hanno bisogno di una pinzatura unica durante l'anno, anche se con l'avanzare della stagione ne è necessaria una ulteriore, più leggera, per delineare meglio i palchi e la silhouette della pianta. Alla fine dell’estate, quando tutte le gemme saranno formate, se ne attua una selezione, eliminando tutte quelle che produrrebbero nuovi rami non necessari alla formazione a bonsai. Durante la primavera, allo scopo di equilibrare la forza di crescita, vanno eliminate anche le gemme più grosse all'apice dei rami.

 

Avvolgimento.

Per questa specie non è consigliato: si modella principalmente con le potature.

 

Concimazione.

Da aprile all'inizio di luglio, somministrare ogni 15 giorni il Concime Liquido Organico Bonsan insieme al Concime Stimolante Bonsan, oppure, una volta al mese, Bonsan Concime Solido Organico Hanagokoro più il Concime Stimolante Bonsan. Dalla fine di agosto ad ottobre fertilizzare ogni 15 giorni con Concime Liquido Organico Bonsan o con Bonsan Concime Solido Organico Hanagokoro.

 

Due volte all'anno (in autunno e a fine inverno) somministrare Bonsan Concime Solido Organico Hanagokoro; 3-4 volte all'anno è opportuno intervenire anche con la Soluzione Curativa Minerale Bonsan. Per stimolare la radicazione, utilizzare Concime Fluido Organico Minerale con vitamine B Bonsan al posto del Concime Liquido Organico Bonsan.

 

Patologie.

Questa specie non è particolarmente soggetta a malattie, le quali, nella maggior parte dei casi, sono dovute ad un'inadeguata esposizione o ad un errato mantenimento. In alberi raccolti in natura possono essere presenti parassiti, larve di coleottero, che scavando gallerie nei rami, li fanno seccare. Nella pagina inferiore delle foglie arricciate, si possono trovare dei piccoli bruchi bianchi, che causano l'insorgere di bolle, a forma conica, verde-rossastre. Un buon sistema per evitare il proliferare di questi parassiti è la nebulizzazione con insetticida sistemico, tenendo costantemente sotto controllo i risultati. Se sulle foglie sono invece visibili macchie regolari, probabilmente è in corso un attacco di funghi.

 

Quello più comune è l'oidio, che si manifesta come una polvere biancastra sulla pagina superiore delle foglie e si genera soprattutto a causa di cattiva ventilazione e scarsità di luce. Il modo migliore, quindi, per combattere infezioni e parassiti è garantire un'adeguata esposizione: come succede anche in natura vengono attaccati dalle malattie soprattutto gli alberi che sono già debilitati e le cause oltre all'esposizione, possono essere un terreno inadeguato o un mantenimento sbagliato.

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Il ficus di Formosa è il bonsai da interno per antonomasia.

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Il genere Ficus appartiene alla famiglia delle Moraceae ed era già conosciuto ai tempi degli antichi romani, tanto che la propria denominazione affonda le sue radici etimologiche proprio in quel periodo storico.

 

Si compone di circa 600 specie, con il 90% di esse diffuse nelle regioni tropicali e subtropicali a clima caldo. Sono piante legnose dalle più svariate dimensioni che vanno dagli enormi Ficus benghalensis, alti alcune decine di metri fino ai piccoli rampicanti, quali i Ficus repens. Il Ficus è composto da piante arboree o arbustive, talvolta quasi erbacee, sempre caratterizzate da un comune succo lattiginoso (il lattice) che fuoriesce quando vengono incisi il tronco o le foglie.

ficus di formosa

Le foglie sono di molteplici tipi, alcune profondamente lobate, altre intere o a margini ondulati, altre ancora con pochi denti. Generalmente sono alterne e persistenti, raramente opposte, di consistenza piuttosto variabile, e differenti anche nella nervatura; fatto questo che facilita nella distinzione della specie.

 

I piccoli fiori sono apetali, riuniti in infiorescenze, sul ricettacolo cavo, che possono essere ascellari, solitarie, o disposte in spighe o in grappoli terminali. In ogni ricettacolo si possono trovare fiori unisessuali oppure mascolini o femminili. Il frutto può essere solo una piccola noce, oppure molti, ma minuscoli semi, avvolti dal perigonio carnoso, formando il frutto conosciuto come fico.

 

La corteccia è liscia, di colore beige, a volte attraversata da sottili strisce bianche o marroni. Il suo pregio principale è rappresentato soprattutto dalle radici aeree emesse dai rami che, affondando nel terreno, si ingrossano, formando "pittoreschi pilastri" di sostegno dell'ampia fronda. Si formano così gli enormi tronchi del Ficus benghalensis, conosciuto anche come banyan, che sono, in effetti, sovrapposizioni di vari tronchi (le radici aeree ingrossate) sul tronco iniziale.

 

Il bonsai.

È il bonsai da interno per antonomasia e si adatta a quasi tutte le condizioni ambientali. Grazie alle sue grosse foglie sopporta perfettamente l'aria secca presente nelle abitazioni; tuttavia coltivandolo all’esterno in posizione sempre soleggiata, e questo è possibile solo nelle zone più calde del nostro Paese, le foglie si riducono notevolmente di dimensione, e la crescita si presenta compatta e sana. Un buon segnale, indice di un’adeguata coltivazione è il colore verde scuro delle foglie. Il Ficus formosanum inoltre è molto apprezzato poiché produce il frutto: un piccolo fico.

 

Esposizione.

Se posto all'aria aperta manifesta una crescita compatta. Al centro-nord si può lasciare all'esterno da maggio a settembre, poiché quando la temperatura scende al di sotto dei 10° C è necessario ritirarlo all'interno in una posizione molto luminosa, a meno di 1 metro dalla finestra.

 

Annaffiatura.

Non richiede molta acqua e in genere preferisce terreno asciutto a quello fradicio. Gradisce però l'umidità sulla fronda, è per cui consigliabile vaporizzare quotidianamente le foglie.

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Terreno.

Il composto ideale è costituito da akadama (80%) e terriccio (20%).

 

Rinvaso.

L’epoca più adeguata è aprile-maggio. Poiché le radici crescono rapidamente e si riprendono presto dalle ferite, è possibile potare il ceppo senza timore, lasciandone soltanto un terzo. Dato che i Ficus crescono velocemente, si opera ogni due anni sugli esemplari giovani, ogni tre su quelli adulti. Un’attenzione particolare meritano le radici aeree: bisogna aver cura di non romperle, ripulendo la parte inferiore e superiore del ceppo.

 

Potatura.

In linea di massima, soprattutto nel caso del taglio di grossi rami, i Ficus non sopportano la potatura drastica. Questo non significa che se venisse applicata, si perderebbe la pianta, ma la cicatrice risultante dalla potatura di un ramo più grosso di 1/3 rispetto allo spessore del tronco, nella maggioranza dei casi rimargina con difficoltà. La causa di questa scarsa capacità di chiusura delle ferite è da ricercare nel tipo di legno del Ficus.

 

Quando si tratta invece di rami medi o sottili (inferiori ad 1/3 del diametro del tronco), tutti i Ficus rispondono emettendo nuove ed abbondanti gemme in prossimità della zona del taglio. La vigoria della specie e la pinzatura renderanno necessario lo sfoltimento periodico dei rami secondari e terziari. Se il Ficus cresce sano, due volte all’anno si eliminano i rami che si sviluppano verso il basso, verso l’interno del tronco e che si incrociano con altri. Accorciare la lunghezza di un ramo significa sostituirne l’apice con un germoglio posteriore.

 

Pinzatura.

La pinzatura dei Ficus si pratica nel corso di tutto l’anno poiché, se tenuti all’interno durante l’inverno, la crescita è continua. Essendo molto vigorosi, hanno bisogno di una pinzatura frequente per controllarne la forte dominanza apicale: si lasciano crescere i germogli fino a 5 o 6 foglie e poi si tagliano 2-3 foglie, secondo la vigoria di ogni zona. La pinzatura con le dita, ossia mediante l’asportazione delle ultime due foglioline si può applicare solo ad esemplari adulti; negli esemplari giovani frena troppo la crescita, rallentando così il processo di ramificazione.

 

Avvolgimento.

L’avvolgimento non è che una delle molte tecniche applicabili ai Ficus per conferire forma a tronco e rami, ma è senza alcun dubbio la più pericolosa. I Ficus sono flessibili, quindi modellarli non è compito arduo, ma bisogna fare attenzione alla rapidità di crescita di questa pianta. Se non si presta sufficiente attenzione, il filo può incidere la corteccia in circa trenta giorni. Per questo motivo è meglio evitare l’impiego di filo sottile e comunque la pratica dell’avvolgimento dovrà essere adottata solo se non si può impiegare la modellatura con i tiranti.

 

Concimazione.

Alla ripresa vegetativa (marzo-aprile) concimare ogni 8-10 giorni abbinando il Concime Bonsan ad Azione Stimolante al Concime Liquido Organico Bonsan. Da aprile a settembre concimare ogni 8-10 giorni con Concime Liquido Organico Bonsan oppure ogni 15-20 giorni con Bonsan Concime Solido Organico Aburukasu, evitando i mesi di luglio e agosto. Da settembre a febbraio utilizzare ogni 15-20 giorni il Concime Liquido Organico Bonsan. Per stimolare la radicazione, utilizzare Concime Fluido Organico Minerale con vitamine B Bonsan al posto del Concime Liquido Organico Bonsan.

 

Patologie.

I Ficus possono essere aggrediti da bruchi e, occasionalmente, da tripidi. Più raro, ma possibile, è l’attacco da ragnetto rosso. Molto più frequenti sono gli attacchi di funghi, che si verificano quando si tiene la pianta in posizione calda, con poca luce, scarsa ventilazione e forte umidità. Sulle foglie appaiono macchie di colore nerastro brillante, muffe coperte a volte da un pulviscolo bianco o vesciche giallognole. È necessario quindi collocare la pianta in posizione più aerata, applicando un fungicida.

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Il meglio di Hobby Bonsai nel mese di Agosto 2014: i 10 articoli più cliccati.

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1.- Il ficus di Formosa è il bonsai da interno per antonomasia.

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2.- La coltivazione del faggio a bonsai è particolarmente indicata, soprattutto nello stile a bosco.

La coltivazione del faggio a bonsai è particolarmente indicata, soprattutto nello stile a bosco.

Di indubbia grande antichità geologica, il Faggio, appartenente alla famiglia delle Fagaceae, è diffuso con solo una decine di specie nell’emisfero nord, nell'Europa centrale e meridionale-montuosa, nel Caucaso e nell'Asia Occidentale; nell'emisfero sud appare invece in forma diversa, ovvero come Nothofagus.   Il rinvenimento di alcuni relitti archeologici ha portato i botanici a formulare

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3.- L’Evonimo (Evonymus) è una delle specie più belle per coltivare a bonsai.

L’Evonimo (Evonymus) è una delle specie più belle per coltivare a bonsai.

L’Evonymus è una pianta talora a foglie decidue, talora sempreverde con aspetto arbustivo, appartenente alla famiglia delle Celastraceae. È un genere rappresentato da più di un centinaio di specie, la cui area di distribuzione nella flora spontanea si estende principalmente nell’India, nell’Himalaya e nell’Asia orientale, mentre sono ancora poche quelle abitatrici del nostro continente e dell’

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4.- L’Eleagnus si trova in particolare in Asia, dove cresce in boschetti e zone asciutte.

L’Eleagnus si trova in particolare in Asia, dove cresce in boschetti e zone asciutte.

Sono tre i generi che formano le Eleagneacee, piante dicotiledoni, che prendono la loro denominazione dal genere Elaeagnus, un genere che comprende una quarantina di specie e che forma da solo quasi l’intera consistenza della famiglia.   Fu il Tournefort a creare ed introdurre poi, nella sistematica delle piante, questa denominazione di genere, riconfermata nel 1735 da Linneo, che attribuì al

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5.- Il caco (Diospyros kaki) conserva il fascino di una tradizione millenaria.

Il caco (Diospyros kaki) conserva il fascino di una tradizione millenaria.

Ancora ai nostri giorni questa specie conserva il fascino di una tradizione millenaria: i suoi frutti, grazie al loro delicato e particolare sapore, furono talmente apprezzati dai popoli antichi al punto che individuarono in essi il "cibo degli dei".   La sua patria di origine è la Cina dove viene chiamato "Mela d'Oriente"; da qui si è diffuso anche in Giappone e oggi ricopre un ruolo di

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6.- Molto ricercata come specie bonsai è la Cryptomeria japonica dalla chioma fastigiata e dal fogliame compatto.

Molto ricercata come specie bonsai è la Cryptomeria japonica dalla chioma fastigiata e dal fogliame compatto.

In questo genere, ascritto alla famiglia delle Taxodiaceae, s’incontra una delle principali essenze resinose forestali delle regioni centrali del Giappone e della Cina meridionale. Conosciuta anche come Cedro del Giappone, la sua denominazione Cryptomeria è stata coniata alla metà del ’800, e letteralmente tradotta significa “divisione, ripartizione nascosta”.   Proprio in quel periodo la

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7.- Biancospino pianta spinosa ed arbustiva, altamente decorativa.

Biancospino pianta spinosa ed arbustiva, altamente decorativa.

Al genere Crataegus, ascritto alla famiglia delle Rosaceae, appartengono un grandissimo numero di specie distribuite in tutte le regioni temperate dell’emisfero boreale. Nelle macchie di tutta l’Italia peninsulare e della Sicilia, fino ad un’altitudine di 1800 metri, cresce comunemente il Crataegus monogyna.   Si tratta di una pianta spinosa ed arbustiva, altamente decorativa, sia durante il

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8.- La Portulacaria è una pianta decisamente apprezzabile come elemento di arredo all'interno di un appartamento.

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Appartenente alla famiglia delle Crassulaceae, cresce spontanea in Sud Africa, dove arriva a raggiungere anche i 3 metri di altezza. Si tratta di un sempreverde che alle nostre latitudini è coltivato come pianta da interno di dimensioni contenute. Ha rami spessi e foglie lisce, arrotondate e carnose di un colore verde giada che si tinge di rosso quando la pianta viene coltivata in pieno sole.

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9.- Il Cotognastro è suggestivo in tutte le stagioni ed è una specie adatta alla coltivazione a bonsai.

il Cotognastro è suggestivo in tutte le stagioni ed è una specie adatta alla coltivazione a bonsai.

Appartenente alla famiglia delle Rosaceae, si presenta come un arbusto a forma espansa, strisciante, con rami orizzontali disposti a spina di pesce. Possiede foglie lucide, piccole, cuoiose, che in autunno assumono un colore rossastro.   Dai fiori piccoli, bianchi o rosati si sviluppano frutti rossi. Questa specie che comprende varietà a portamento prostrato, a cespuglio e ad albero, è spesso

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10.- La facile fruttificazione e l’aspetto gradevole fanno supporre che la coltivazione del bonsai di Limone tenderà ad aumentare.

La facile fruttificazione e l’aspetto gradevole fanno supporre che la coltivazione del bonsai di Limone tenderà ad aumentare.

Il Limone è una pianta la cui patria non si conosce con esattezza, ma pare che possa coincidere con i Paesi dell’Asia Occidentale. È stato introdotto in Europa intorno al 1200; l’Italia è diventata attualmente uno dei maggiori produttori del frutto di questa pianta. Questo piccolo albero sempreverde ha lunghe branchie irregolari e brevi spine forti e rigide sui rametti lignificati a portamento

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